No Green pass, primario Trieste: “Reparti al limite, 90% ricoverati senza vaccino”
"Stiamo tornando ai periodi più bui della pandemia"
Covid a Trieste, con l’impennata dei contagi “stiamo tornando ai periodi più bui della pandemia, reparti al limite, spostamento di risorse, doppi turni. E con l’amarezza di assistere all’atteggiamento scellerato di chi non si vaccina credendo alla fantascienza“. Ad affermarlo è Umberto Lucangelo, primario della Terapia intensiva dell’ospedale Cattinara di Trieste intervistato dal Corriere della Sera.
Covid, situazione critica a Trieste: “Stiamo tornando ai periodi più bui della pandemia”
“Succede – spiega il primario – che la crescita veloce e importante dei casi si sta riversando sui reparti mettendoci in difficoltà . Abbiamo la terapia semi intensiva piena, gente in pronto soccorso in attesa di essere collocata e l’intensiva con 11 posti occupati. Se si superano i 18 bisogna ridurre gli interventi programmati. Siamo tornati allo schieramento di forze della seconda ondata con l’aggravante che non c’è il lockdown perché la città lavora, la vita scorre com’ è giusto che sia e la gente si fa male, ci sono gli infarti, gli ictus, gli incidenti“.
Chi sono i pazienti ricoverati per Covid
I nuovi pazienti Covid, afferma il medico, “hanno un’età media di 60 anni ma ce ne sono anche di 30. Il 90% non ha fatto il vaccino, naturalmente fra di loro c’è anche chi non poteva farlo. Esiste un sistema di tracciamento e nessun paziente ha riferito di aver partecipato alla Barcolana. Sono comunque visibili a tutti le differenze: i manifestanti sfilavano a migliaia cantando e ballando senza mascherine uno accanto all’altro. Fra i pazienti no vax – aggiunge – alcuni si pentono. Mi è capitato di assistere a scene emblematiche, come una videochiamata ai figli di un paziente appena estubato: diceva che il Covid è una cosa seria e consigliava il vaccino. Altri sono invece negazionisti irriducibili ed escono dal reparto ancora convinti che il Covid non esista. C’è chi dice che noi iniettiamo dei microchip e che siamo tutti pagati da big pharma. È gente che sta mettendo un peso enorme sulla nostra società “.
La vicinanza con la Slovenia
Un altro fattore di rischio può essere la vicina Slovenia, secondo Lucangelo: “Trieste ha un’importante attività transfrontaliera con Paesi a basso tasso di vaccinazione come la Slovenia. E infatti alcuni di questi si trovano in una situazione difficile. Così come è difficile rispondere al perché nel capoluogo ci si vaccina meno che nel resto d’Italia: forse c’è una quota di triestini convinta di essere meno vulnerabile per il fatto che conduce una vita sportiva e salutistica. Da noi esiste un po’ la credenza mitica dell’invincibilità . Io ho fatto anche la terza dose perché credo nella scienza e non nello sciamanesimo di quattro scalmanati. La situazione peggiorerà . Siamo come surfisti sulla cresta di una grande onda inseguita dagli squali. Bisogna stare attentissimi all’equilibrio perché se cadiamo si fa dura“.