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La storia della musica leggera napoletana: Roberto Murolo, vita e carriera

Roberto Murolo è stato un importante cantautore e chitarrista italiano, la sua voce ha lasciato un segno importante nella musica classica napoletana.

I suoi ritornelli, hanno accompagnato intere generazioni napoletane e non solo. A lui si deve, infatti, il successo di questo genere, contribuendo a far diventare la musica napoletana famosa in tutto il mondo.

Roberto Murolo: vita, esordio e carriera

Roberto Murolo nasce a Napoli il 19 gennaio del 1912, i genitori erano Lia Cavani  ed Ernesto Murolo, poeta, giornalista e scrittore teatrale.

Penultimo di sette fratelli (Maria, Luisa, Vincenzo, Marco, Rita e Massimo) condusse una vita molto agiata e questo perché il padre proveniva da una ricca famiglia borghese. Roberto, frequentò il ginnasio e l’istituto commerciale ma prendeva anche lezioni private di sassofono, fisarmonica e chitarra. Ma era anche un appassionato di sport, si distinse nel nuoto, vincendo anche diversi campionati nazionali ed universitari.

Roberto trascorre la sua infanzia in un salotto frequentato da Salvatore Di Giacomo, Ferdinando Russo, Libero Bovio e Raffaele Viviani.

Grazie alle amicizie e all’influenza paterna, si avvicina fin da subito alla musica, infatti dopo aver lavorato per tre anni come impiegato del gas, costituì un gruppo musicale, ispirato ai Mills Brothers americani: il Mida Quartet con Enzo Diacova, Alberto Arcamone ed Amilcare Imperatrice. Il loro genere musicale, di avanspettacolo e cabaret, riscosse un discreto successo anche a livello internazionale, numerosi, infatti, furono i luoghi in cui si esibirono: Germania, Bulgaria, Grecia, Ungheria e Spagna.

Le origini della famiglia paterna

La famiglia paterna era una famiglia di artisti, molti sono stati i dubbi sulle sue origini, ufficialmente il poeta era il figlio del ricco commerciante Vincenzo Murolo e Maria Palumbo ma molte voci dell’epoca confermarono che in realtà Ernesto era nato da una relazione extraconiugale di Eduardo Scarpetta, attore e commediografo, con Anna De Filippo, sorellastra della moglie. Secondo tutte queste ipotesi, quindi, Ernesto Murolo era il fratellastro del celebre Edoardo De Filippo.

Ernesto, non fu mai benevole con quel padre che l’aveva abbandonato, tale risentimento si evince in tutta la sua carriera teatrale. Ernesto preferì occuparsi di un genere drammatico, completamente differente da quella della famiglia Scarpetta, tesa alla comicità.

Roberto Murolo: la carriera musicale e cinematografica

Dal 1940, dopo il debutto con il Mida Quartet, Roberto Murolo, inizia la sua carriera da solista, riprendendo quel genere che era tanto caro a suo padre, ovvero, la musica tradizionale napoletana.

Famose sono le sue interpretazioni e riadattamenti di canzoni napoletane classiche come: Reginella (del 1917), ‘A tazza ‘e cafè (1918), Dicitencello vuje (del 1930) e Malafemmena (scritta da Totò nel 1951).



Tra gli anni ’50 ed inizio anni ’60 recita anche in alcuni film, tra i quali, ricordiamo: Catene, Paolo e Francesca e Tormento di Raffaello Matarazzo; I falsari di Franco Rossi; Saluti e baci di Giorgio Simonelli; Questi pazzi, pazzi italiani di Tullio Piacentini.
A partire dal 1956 studia a fondo il repertorio partenopeo dal 1200 ai giorni nostri, con il contributo del chitarrista Eduardo Caliendo, pubblicando poi Napoletana. Antologia cronologica della canzone partenopea (1963). Ma scrive anche canzoni sue, come: ‘O ciucciariello (1951), accompagnato dal musicista Nino Oliviero, Torna a vucà (1958) con il musicista Renato Forlani, Sarrà… chisà! (1959), vincitrice del Festival di Napoli, eseguita da Fausto Cigliano e Teddy Reno, e infine, Scriveme (1966).
Dal 1969 pubblica quattro album monografici, intitolati I grandi della canzone napoletana.

Negli anni ’90, ritorna alla ribalta con la pubblicazione dell’album Na voce e na chitarra, dove reinterpreta grandi successi, quali: Spassiunatamente di Paolo Conte, Lazzari felici di Pino Daniele, Senza fine di Gino Paoli. Raccolti in questo album sono anche i duetti: Caruso con  Lucio Dalla al pianoforte, Ammore scumbinato con l’amico Renzo Arbore, Sta musica con Consiglia Licciardi e L’ammore ca’ nun vene, questi ultimi due testi firmati da Enzo Gragnaniello.

Nel 1992, in occasione del suo 80° compleanno, pubblica Ottanta voglia di cantare, nel quale sono inseriti due celebri brani: Cu’mme, testo di Enzo Gragnaniello, accompagnato dalla voce di Mia Martini; Don Rafaè, noto duetto con Fabrizio De André; Cercanno ‘nzuonno, ancora con Gragnaniello; Na tazzulella ‘e cafè con Renzo Arbore e Basta ‘na notte con Peppino Di Capri.


Ah, comme se fà, a dà turmiento a ll’anema ca vo’ vula’? Si tu nun scinne ‘nfunno, nun ‘o può sapé!


Nel 1993, Murolo, sempre insieme a Mia Martini e Gragnaniello incidono l’album L’italia è bbella, titolo della canzone di Carlo Faiello con cui Murolo si esibisce quell’anno al Festival di Sanremo.

Sempre in quell’anno, Murolo si esibisce con Fabrizio De André al concertone del 1° maggio 1993 in piazza San Giovanni, a Roma.

Nel 1994 pubblica un album-tributo a Domenico Modugno, intitolato Tu si na cosa grande.

Il suo ultimo album pubblicato è Ho sognato di cantare, nel quale il cantante reinterpreta brani di autori più moderni, del calibro di Pino Daniele, Peppe Lanzetta ed altri.

Roberto Murolo: l’ultima comparsa e la morte

In occasione del suo 90° compleanno, Renzo Arbore cura la realizzazione dello special Roberto Murolo Day – Ho sognato di cantare, al quale l’artista interverrà soltanto a distanza, a causa delle sue già deboli condizioni di salute.

Roberto Murolo muore, all’età di 92 anni, il 13 marzo 2003 nella sua casa di Via Cimarosa 25, Vomero (Napoli). Il suo corpo verrà poi seppellito nel cimitero di Poggioreale a Napoli.

Attualmente, la sua abitazione ospita la sede della Fondazione Roberto Murolo.

Roberto Murolo: curiosità e vita privata

A causa della grande riservatezza dell’artista e della sua famiglia, non si hanno molte notizie riguardanti la sfera privata. Pare che Roberto Murolo non sia stato sposato e non abbia avuto figli. Ragion per cui, alla morte del cantant, l’eredità è stata suddivisa tra i nipoti del cantante.

Nel 1954 fu coinvolto in un’accusa di abuso nei confronti di un minore, rivelatasi poi infondata. Tuttavia, tale circostanza contribuì a macchiare la reputazione dell’artista, tanto da indurlo a contemplare l’idea di abbandonare la scena musicale.

Al Festival di Sanremo del 2002, Roberto Murolo riceve il premio alla carriera.

 

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