Santo del giorno

Santo del giorno 11 dicembre: oggi si venera San Leucio di Alessandria

Ecco il percorso dello storico primo vescovo di Brindisi nato ad Alessandria d'Egitto

San Leucio di Alessandria, nato ad Alessandria d’Egitto nel IV secolo e morto a Brindisi nel V secolo, è stato il primo vescovo di Brindisi ed è venerato come Santo dalla Chiesa cattolica in data 11 gennaio, da quella  ortodossa il 3 luglio e per San Salvatore Telesino (BN) anche l’ultima domenica di luglio, è anche patrono di San Leucio del Sannio).

San Leucio di Alessandria, il vescovo di Brindisi

Di Leucio non si hanno notizie certe, né si sa con precisione l’epoca in cui egli visse: le leggende agiografiche lo pongono alla fine del II secolo durante l’Impero di Commodo, o nei primi anni del IV secolo sotto Diocleziano; più probabilmente visse sotto Teodosio I (fine del IV secolo) o sotto Teodosio II (inizi del V secolo).

Le uniche fonti agiografiche che lo riguardano sono una Vita Sancti Leucii, redatta in area beneventana-longobarda già nel IX secolo e una nuova versione, nota come Vita Leucii, scritta nel XIII secolo dall’arcivescovo di Brindisi, Pellegrino d’Asti.

Le informazioni che esse ci forniscono possono essere confrontate con le vicende relative alla fondazione delle prime sedi vescovili in Italia.

Vita

Leucio sarebbe nato in Alessandria d’Egitto da Eudecius ed Euphrodisia che gli avrebbero imposto il nome di Eupressius (o Eupreskios).

La prima formazione di Leucio, seguita la morte della madre, avvenne in una comunità monacale egiziana nel cui titolo è espresso collegamento alla presenza o alla memoria di Sant’Ermete che si sa martirizzato con Efrem dagli ariani in un periodo di poco posteriore all’esilio atanasiano del 356 e vissuto in un monastero dell’alto Egitto.

È evidente dunque come il titolo stesso del monastero, successivo ovviamente rispetto alla morte del santo dedicatario, offra un primo importante referente cronologico.

Unico, possibile riferimento diretto a Leucio potrebbe, in questo periodo, intendersi la partecipazione di un diacono omonimo, e con cui potrebbe identificarsi, partecipante al sinodo di Mariut e difensore anche lui dell’ortodossia nicena che poté pienamente trionfare solo con l’editto di Tessalonica del 380.

Una visione celeste, ricorrendo la festa dell’Assunzione della Vergine, avrebbe fatto mutare nome ad Eupressius, ora Leucius. Secondo la leggenda, Euprescio cambiò il suo nome in Leukios, in greco “bianco“, “candido”, latinizzato in Leucio in seguito ad una visione che gli avrebbe indicato che con quel nome sarebbe divenuto vescovo e avrebbe portato avanti la missione di diffondere il Vangelo e sconfiggere l’idolatria.


San-Leucio
Dipinto di San Leucio d’Alessandria – Atessa.

A Brindisi

Sempre una visione, già ordinato vescovo, lo avrebbe mosso verso Brindisi per il suo apostolato missionario; voleva restituire la città all’ortodossia liberandola da errate interpretazioni cristologiche; qui non vi era, verosimilmente, la stessa tensione presente in Alessandria d’Egitto ove, ancora in età teodosiana, erano molto forti i contrasti tra cristiani e pagani.

Salpato da Alessandria, si fermò ad Adrianopoli, quindi ad Otranto per giungere infine, grazie ad una nave dalmata, a Brindisi. Atanasio di Alessandria era morto nel 373 ed è difficile pensare a una possibilità di trasferimento di Leucio da Alessandria in connessione a iniziative appunto di Atanasio per assenza di riferimenti nella letteratura coeva e appena posteriore.

Leucio, monaco, probabilmente vicino alle esperienze di Sant’Ermete ed Efrem, difensore dell’ortodossia a Mariut, potrebbe essere giunto nel Salento più tardi, forse ai primi del V secolo, profugo o visitatore dei confratelli.

Questo è comune negli scritti che narrano le vicende del santo: Egitto e Alessandria appaiono in preda al caos. Le forze del bene e del male si fronteggiano ovunque e Leucio deve offrire continue conferme a un popolo che segue facilmente le vie dell’errore.

Conferme era costretto ad offrire anche alla popolazione di Brindisi; sbarcato nel seno di ponente, non longe ab urbe, si rese presto conto dell’esistenza di un forte partito pagano, capeggiato da Antioco, che aveva come essenziali riferimenti cultuali il Sole e la Luna. Fu Antioco a chiedere e ottenere, per la conversione, un segno ossia la pioggia che non cadeva da due anni.

Si tratta di un topos ricorrente; la conversione è, in molte vite di santi, legata al prodigio. Leucio, che sino a quel momento aveva predicato poco fuori la porta occidentale della città, presso l’anfiteatro, poté promuovere l’edificazione in media civitate di una chiesa dedicata alla Vergine e a San Giovanni Battista.

Secondo una tradizione morì martire, secondo un’altra di polmonite o di malaria. Seguita la sua morte sarebbe stato sepolto nel cuore della necropoli pagana di Brindisi, attuale quartiere Cappuccini, ubi sanctus primo appedavit, et de navi descendit. Sarebbe morto l’11 gennaio o sotto l’imperatore Teodosio I (379-395) o, molto più verosimilmente, sotto Teodosio II (408-450).


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Oronzo Tiso, Predicazione di san Leucio, Cattedrale di Brindisi.

Le difficoltà in terra pugliese

Leucio avrebbe operato in una Brindisi in cui il cristianesimo, se doveva pur essere conosciuto, è possibile non fosse largamente condiviso.

Diffusi, viceversa, appaiono ancora culti astrali, riferibili al Sole e alla Luna; più precisamente, si può pensare al culto del dio Mitra, il Sol Invictus, i cui misteri, celebrati in ipogei, prevedevano una complessa iniziazione che, al pari di quella gnostica, si articolava in sette gradi.

Commistioni, somiglianze e analogie fra cristianesimo e mitraismo, anche sul piano cultuale, furono per tempo rilevate da Giustino, ciò che, di fatto, potrebbe aver reso maggior efficacia all’azione evangelizzatrice di Leucio dalla cattedra brindisina.

Alla Chiesa locale dovette il santo conferire una strutturazione forse prima sconosciuta e che i documenti del V secolo lasciano intravedere; da qui la seriore convinzione che Leucio avesse fondato la sede episcopale di Brindisi, sposata all’altra, che a lui si dovesse la prima massiva evangelizzazione del Salento: tale convinzione era anche in Paolo Diacono, il quale scriveva nel suo De Episcopis Mettensibus che l’apostolo “Petrus cum Romam pervenisset“ (a. 42-43) …“tunc denique Apollinarem Ravennam, Leucium Brundusium, Anatolium Mediolanum misit“.


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Nicola da Guardiagrele, Il busto d’argento di San Leucio, Cattedrale di San Leucio ad Atessa.

Miracoli ed Esorcismi

La vita di San Leucio d’Alessandria è contrassegnata dai miracoli: il primo di essi è la guarigione di Melanzia, una nobile donna alessandrina affetta da idropisia.

Il primo vero miracolo è la storia di un esorcismo: la vicenda di un etiope da poco convertitosi alla fede cristiana. Il demonio è annidato nel suo corpo e tenta in tutti i modi di strapparlo dalla luce divina fino ad indurlo a comportamenti nefandi e miserevoli. San Leucio si adopera per liberare l’etiope dal maligno.

Il Codice Cassinese parla del miracolo riportando perfino le parole pronunziate da San Leucio; esse hanno il tono grave e solenne d’una pagina degli esorcismi del battesimo, il cui incipit ha più o meno questa impostazione:

“Taci, o spirito diabolico, ed allontanati da questa creatura di Dio, né osare più oltre di abitare in essa, ma costretto ed umiliato esci da questa creatura entro la quale sei entrato, portato dalla tua invidia e, per questo, fino ad ora lo hai tenuto legato con le tue pessime catene…”.

Ma il demonio, non volendosi arrendere, subisce una serie di trasformazioni. Prima assume le sembianze di un serpente e uccide chiunque incontra lungo il suo cammino e provoca tempeste, alluvioni e terremoti. In un secondo momento assume le sembianze di un dragone e ha placato la sua ira solo nel momento in cui si è gettato nei fondali marini.

San Leucio scorgendo lungo i bordi delle strade centinaia di corpi senza vita invita i fedeli a raccogliere dell’acqua e, dopo averla benedetta, la cosparge sui corpi senza vita e invoca il Padre Celeste. Così restituisce la vita ai poveri sfortunati. Con questo miracolo ha sorpreso molti, tanto che quel giorno vennero battezzati più di tremila uomini.

Molto importante è il prodigio della pioggia miracolosa in terra Salentina. Il prefetto Antioco per mettere alla prova il beato Leucio gli promette che, se avesse avuto una prova della potenza del suo Dio, si sarebbe convertito alla nuova religione. In quegli anni la terra di Puglia era arida, e la terra è sofferente da più di due anni di siccità.

Lui avrebbe fatto tutto per vedere il sorriso sui volti degli abitanti di quel luogo, e quindi, si sarebbe anche convertito alla religione del Beato. Leucio si pone in orazione con i suoi compagni e, finita la preghiera, si avvicinano delle nuvole che si fanno sempre più minacciose; dopo alcuni minuti scoppia un violento temporale. Antioco e il suo popolo chiedono subito di ricevere il battesimo, e quindi di convertirsi alla nuova religione.

 

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