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Sanremo 2022, cover Giovanni Truppi con Vinicio Capossela: Nella mia ora di libertà

Scopriamo il testo ed il significato della canzone

Stasera, durante la quarta serata del Festival di Sanremo 2022 in onda venerdì 4 febbraio, vedremo cover e duetti dei 25 artisti in gara: tra questi troviamo Giovanni Truppi con Vinicio Capossela che canteranno il brano di Fabrizio De Andrè Nella mia ora di libertà, scopriamo il testo ed il significato.

Sanremo 2022 cover e duetti, Giovanni Truppi con Vinicio Capossela

La quarta serata del Festival di Sanremo 2022 in onda venerdì 4 febbraio sarà dedicata alle cover e duetti dei 25 artisti in gara: tra questi troviamo Giovanni Truppi con Vinicio Capossela che canteranno il brano di Fabrizio De Andrè Nella mia ora di libertà, scopriamo il testo ed il significato.

Nella mia ora di libertà, testo

Di respirare la stessa aria
D’un secondino non mi va
Perciò ho deciso di rinunciare
Alla mia ora di libertà
Se c’è qualcosa da spartire
Tra un prigioniero e il suo piantone
Che non sia l’aria di quel cortile
Voglio soltanto che sia prigione
Che non sia l’aria di quel cortile
Voglio soltanto che sia prigione
È cominciata un’ora prima
E un’ora dopo era già finita
Ho visto gente venire sola
E poi insieme verso l’uscita
Non mi aspettavo un vostro errore
Uomini e donne di tribunale
Se fossi stato al vostro posto
Ma al vostro posto non ci so stare
Se fossi stato al vostro posto
Ma al vostro posto non ci so stare
Fuori dell’aula sulla strada
Ma in mezzo al fuori anche fuori di là
Ho chiesto al meglio della mia faccia
Una polemica di dignità
Tante le grinte, le ghigne, i musi
Vagli a spiegare che è primavera
E poi lo sanno, ma preferiscono
Vederla togliere a chi va in galera
E poi lo sanno, ma preferiscono
Vederla togliere a chi va in galera
Tante le grinte, le ghigne, i musi
Poche le facce, tra loro lei
Si sta chiedendo tutto in un giorno
Si suggerisce, ci giurerei
Quel che dirà di me alla gente
Quel che dirà ve lo dico io
Da un po’ di tempo era un po’ cambiato
Ma non nel dirmi amore mio
Da un po’ di tempo era un po’ cambiato
Ma non nel dirmi amore mio
Certo bisogna farne di strada
Da una ginnastica d’obbedienza
Fino ad un gesto molto più umano
Che ti dia il senso della violenza
Però bisogna farne altrettanta
Per diventare così coglioni
Da non riuscire più a capire
Che non ci sono poteri buoni
Da non riuscire più a capire
Che non ci sono poteri buoni
E adesso imparo un sacco di cose
In mezzo agli altri vestiti uguali
Tranne qual è il crimine giusto
Per non passare da criminali
Ci hanno insegnato la meraviglia
Verso la gente che ruba il pane
Ora sappiamo che è un delitto
Il non rubare quando si ha fame
Ora sappiamo che è un delitto
Il non rubare quando si ha fame
Di respirare la stessa aria
Dei secondini non ci va
E abbiam deciso di imprigionarli
Durante l’ora di libertà
Venite adesso alla prigione
State a sentire sulla porta
La nostra ultima canzone
Che vi ripete un’altra volta
Per quanto voi vi crediate assolti
Siete per sempre coinvolti
Per quanto voi vi crediate assolti
Siete per sempre coinvolti

Nella mia ora di libertà, significato

Per capirne il senso, bisogna considerare che è il brano finale dell’album “Storia di un impiegato” del 1973.
Un concept che De André non amava affatto, perché oscuro nel linguaggio e troppo politico rispetto alla prospettiva, più intimamente esistenzialista, che lui avrebbe voluto seguire. Si racconta la vicenda umana di un impiegato, ritroso, individualista e ribelle, durante gli anni delle rivolte studentesche del 1968.

Sanremo 2022, esibizione

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