Santo del giorno

Santo del giorno 6 dicembre: oggi si venera Sant’Ambrogio, vescovo eĀ dottore della Chiesa

Sant'Ambrogio: biografia, vescovato, incarichi, nomine e rapporto con l'Impero

Oggi, 7 dicembre, si venera San Aurelio Ambrogio (meglio conosciuto come Sant’Ambrogio). Sant’Ambrogio nato ad Augusta Treverorum (incerto 339-340) e morto a Milano il 4 aprile del 397, ĆØ stato un funzionario, vescovo, teologo eĀ Santo romano, una delle personalitĆ  piĆ¹ importanti nella Chiesa del IV secolo.

Sant’Ambrogio, uno dei quattro massimi dottori della Chiesa d’Occidente

La Chiesa cattolicaĀ lo annovera tra i quattro massimiĀ dottori della Chiesa d’Occidente, insieme a San Girolamo, Sant’Agostino e San Gregorio I Papa.

Conosciuto anche comeĀ Ambrogio di Treviri, per il luogo di nascita, o piĆ¹ comunemente comeĀ Ambrogio di Milano, la cittĆ  di cui assieme a San Carlo Borromeo e San Galdino ĆØ patrono e della quale fu vescovo dal 374 fino alla morte, nella quale ĆØ presente la basilica a lui dedicata che ne conserva le spoglie.

GioventĆ¹

Aurelio Ambrogio nacque adĀ Augusta TreverorumĀ (l’odiernaĀ Treviri, nellaĀ Renania-Palatinato, inĀ Germania), nellaĀ Gallia Belgica, dove il padre esercitava la carica diĀ prefetto del pretorioĀ delleĀ GallieĀ intorno alĀ 339Ā circa da un’illustre famigliaĀ romanaĀ di rangoĀ senatoriale, laĀ gens Aurelia, cui la famiglia materna apparteneva inoltre al ramo deiĀ SimmaciĀ (era dunque un cugino dell’oratoreĀ Quinto Aurelio Simmaco).

La famiglia di Ambrogio risultava convertita alĀ cristianesimoĀ giĆ  da alcune generazioni (egli stesso soleva citare con orgoglio la sua parenteĀ Santa Sotere, martire cristiana che “ai consolati e alle prefetture dei parenti preferƬ la fede”Ā e stesso una sua sorella ed un suo fratello,Ā MarcellinaĀ (consacratasi a Dio nelle mani diĀ papa LiberioĀ nelĀ 353) eĀ Satiro di Milano, vennero poi venerati comeĀ santi.

Destinato alla carriera amministrativa sulle orme del padre, dopo la sua prematura morte frequentĆ² le migliori scuole diĀ Roma, dove compƬ i tradizionali studi delĀ triviumĀ e delĀ quadriviumĀ (imparĆ² ilĀ grecoĀ e studiĆ²Ā diritto,Ā letteraturaĀ eĀ retorica), partecipando poi attivamente alla vita pubblica dell’Urbe.

Incarichi pubblici e nomina a vescovo di Milano

Dopo cinque anni di avvocatura aĀ Sirmio, nelĀ 370Ā fu incaricato quale governatore dell’Italia AnnonariaĀ per la provincia romanaĀ Aemilia et Liguria, con sede aĀ Milano, dove divenne una figura di rilievo nella corte dell’imperatoreĀ Valentiniano I.

La sua abilitĆ  di funzionario nel dirimere pacificamente i forti contrasti traĀ arianiĀ eĀ cattoliciĀ gli valse un largo apprezzamento da parte delle due fazioni.

NelĀ 374, alla morte del vescovo arianoĀ Aussenzio di Milano, il delicato equilibrio tra le due fazioni sembrĆ² precipitare. Il biografo Paolino racconta che Ambrogio, preoccupato di sedare il popolo in rivolta per la designazione del nuovo vescovo, si recĆ² in chiesa, dove all’improvviso si sarebbe sentita la voce di un bambino urlareAmbrogio vescovo!, a cui si unƬ quella unanime della folla radunata nella chiesa. I milanesi volevano un cattolico come nuovo vescovo.

Ambrogio perĆ² rifiutĆ² decisamente l’incarico, sentendosi impreparato: come era in uso presso alcune famiglie cristiane all’epoca, egli non aveva ancora ricevuto il battesimo, nĆ© aveva affrontato studi di teologia.

PaolinoĀ racconta che, al fine di dissuadere il popolo di Milano dal farlo nominare vescovo, Ambrogio provĆ² anche a macchiare la buona fama che lo circondava, ordinando laĀ torturaĀ di alcuni imputati e invitando in casa sua alcune prostitute; ma, dal momento che il popolo non recedeva nella sua scelta, egli tentĆ² addirittura la fuga.

Quando venne ritrovato, il popolo decise di risolvere la questione appellandosi all’autoritĆ  dell’imperatoreĀ Flavio Valentiniano, cui Ambrogio era alle dipendenze.

Fu allora che accettĆ² l’incarico, considerando che fosse questa la volontĆ  diĀ DioĀ nei suoi confronti, e decise di farsi battezzare: nel giro di sette giorni ricevette ilĀ battesimoĀ e, il 7 dicembreĀ 374, venneĀ ordinato vescovo.Ā Riferendosi alla sua elezione, egli scriverĆ  poco prima della morte:

“Quale resistenza opposi per non essere ordinato! Alla fine, poichĆ© ero costretto, chiesi almeno che l’ordinazione fosse ritardata. Ma non valse sollevare eccezioni, prevalse la violenza fattami”.

Nonostante, come scrisse piĆ¹ tardi, si sentisse “rapito a forza dai tribunali e dalle insegne dell’amministrazione al sacerdozio”, dopo la nomina a vescovo, Ambrogio prese molto sul serio il suo incarico e si dedicĆ² ad approfonditi studiĀ bibliciĀ e teologici.


Sant-Ambrogio
Sant’Ambrogio con in mano il flagello contro i nemici di Milano, in un bassorilievo quattrocentesco.

Gli impegni pastorali

Quando divenne vescovo, adottĆ² uno stile di vita ascetico, elargƬ i suoi beni ai poveri, donando i suoi possedimenti terrieri (eccetto il necessario per la sorellaĀ Marcellina).

Uomo di grande caritĆ , tenne la sua porta sempre aperta, prodigandosi senza tregua per il bene dei cittadini affidati alle sue cure. Ad esempio, Sant’Ambrogio non esitĆ² a spezzare i Vasi Sacri e ad usare il ricavo dalla vendita per il riscatto di prigionieri. Di fronte alle critiche mosse dagli ariani per il suo gesto, egli rispose:

“ĆØ molto meglio per il Signore salvare delle anime che dell’oro. Egli infatti mandĆ² gli apostoli senza oro e senza oro fondĆ² le Chiese. […] I sacramenti non richiedono oro, nĆ© acquisisce valore per via dell’oro ciĆ² che non si compra con l’oro”.

-De officiis, II, 28, 136-138

La sua sapienza nella predicazione e il suo prestigio furono determinanti per la conversione nel 386 al cristianesimo di Sant’Agostino, di fede manichea, che era venuto a Milano per insegnare retorica.

Ambrogio fece costruire varieĀ basiliche, di cui quattro ai lati della cittĆ , quasi a formare un quadrato protettivo, probabilmente pensando alla forma di una croce.

Esse corrispondono alle attuali basiliche diĀ San NazaroĀ (sulĀ decumano, presso la Porta Romana, allora era laĀ Basilica Apostolorum), diĀ San Simpliciano, dettaĀ basilica virginum, ossia basilica delle vergini (sulla parte opposta), diĀ Sant’AmbrogioĀ (collocata a sud-ovest, era chiamata originariamenteĀ Basilica MartyrumĀ in quanto ospitava i corpi dei santi martiriĀ Gervasio e ProtasioĀ rinvenuti da Ambrogio stesso; accoglie oggi le spoglie del santo) e diĀ San Dionigi.

Il ritrovamento dei corpi dei Santi martiri Gervasio e Protasio ĆØ narrato dallo stesso Ambrogio, che ne attribuisce il merito ad un presagio, per il quale egli fece scavare la terra davanti ai cancelli della basilica (oggi distrutta) dei Santi Nabore e Felice.

Al ritrovamento dei corpi seguƬ la loro traslazione (secondo un rito importato dalla Chiesa orientale) nella Basilica Martyrum; durante la traslazione, si racconta (ĆØ lo stesso Ambrogio a riportarlo) che un cieco di nome Severo riacquistĆ² la vista. Il ritrovamento del corpo dei martiri da parte del vescovo di Milano diede grande contributo alla causa dei cattolici nei confronti degli ariani, che costituivano a Milano un gruppo nutrito e attivo, e negavano la validitĆ  dell’operato di Ambrogio, di fede cattolica.

Ambrogio fu autore di diversi inni per la preghiera, compiendo fondamentali riforme nel culto e nel canto sacro, che per primo introdusse nella liturgia cristiana, e ancor oggi a Milano vi ĆØ una scuola che tramanda nei millenni questo antico canto.


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Rilievo gotico raffigurante Ambrogio. Tra gli attributi del santo c’ĆØ il miele, simbolo della dolcezza delle prediche e degli scritti.

Politica ecclesiastica

L’importanza della sede occupata da Ambrogio, teatro di numerosi contrasti religiosi e politici, e la sua personale attitudine di uomo politico lo portarono a svolgere una forte attivitĆ  di politica ecclesiastica.

Egli scrisse infatti opere di morale e teologia in cui combattĆ© a fondo gli errori dottrinali del suo tempo; fu inoltre sostenitore del primato d’onore del vescovo di Roma, contro altri vescovi (tra i quali Palladio) che lo ritenevano pari a loro.

Si mostrĆ² in prima linea nella lotta all’arianesimo, che aveva trovato numerosi seguaci a Milano e nella corte imperiale. Si scontrĆ² per questo motivo con l’imperatrice Giustina, di fede ariana e probabilmente influƬ sulla politica religiosa dell’imperatoreĀ GrazianoĀ che, nelĀ 380, inasprƬ le sanzioni per gli eretici e, con l’editto di Tessalonica, dichiarĆ² il cristianesimoĀ religione di Stato.

Il momento di massima tensione si ebbe nelĀ 385-386Ā quando, dopo la morte di Graziano, gli ariani chiesero insistentemente con l’appoggio della corte imperiale una basilica per praticare il loro culto. L’opposizione di Ambrogio fu energica tanto che rimase famoso l’episodio in cui, assieme ai fedeli cattolici, “occupĆ²” la basilica destinata agli ariani finchĆ© l’altra parte fu costretta a cedere.

Fu in questa occasione, si racconta, che Ambrogio introdusse l’usanza del cantoĀ antifonaleĀ e della preghiera cantata in forma diĀ inno, con lo scopo di non fare addormentare i fedeli che occupavano la basilica. Fu inoltre determinante per la vittoria di Ambrogio nella controversia con gli ariani il ritrovamento dei corpi dei Santi Gervasio e Protaso, che avvenne proprio nel 386 sotto la guida del vescovo di Milano, il quale guadagnĆ² in questo modo il consenso di gran parte dei fedeli della cittĆ .

Fu infine forte avversario delĀ paganesimoĀ “ufficialeromano, che dimostrava in quegli anni gli ultimi segni di vitalitĆ ; per questo motivo si scontrĆ² con il suo stesso cugino, il senatoreĀ Quinto Aurelio Simmaco, che chiedeva il ripristino dell’altareĀ e della statua dellaĀ dea VittoriaĀ rimossi dallaĀ Curia romana, sede del Senato, in seguito a un editto di Graziano nelĀ 382.

Rapporti con la corte imperiale

Il potere politico e quello religioso al tempo erano strettamente legati: in particolare l’imperatore, a cominciare daĀ Costantino, possedeva una certa autoritĆ  all’interno dellaĀ Chiesa, nella quale il primatoĀ petrinoĀ non era pienamente assodato e riconosciuto. A questo si aggiunsero la posizione di Ambrogio, vescovo della cittĆ  di residenza della corte imperiale, e la sua precedente carriera come avvocato, amministratore e politico, che lo portarono piĆ¹ volte a intervenire incisivamente nelle vicende politiche, ad avere stretti rapporti con gli ambienti della corte e dell’aristocrazia romana, e talvolta a ricoprire specifici incarichi diplomatici per conto degli imperatori.

In particolare, nonostante il convinto lealismo verso l’impero RomanoĀ e l’influenza nella vita politica dell’impero, i suoi rapporti con le istituzioni non furono sempre pacifici, soprattutto quando si trattĆ² di difendere la causa della Chiesa e dell’ortodossia religiosa. Gli storici bizantini gli accreditarono questo atteggiamento comeĀ parrhesiaĀ (Ļ€Ī±ĻĻĪ·ĻƒĪÆĪ±), schiettezza e veritĆ  di fronte ai potenti e al potere politico, che traspare a partire dal suo rapporto epistolare con l’imperatoreĀ Teodosio.

Essendo Ambrogio precettore dell’imperatoreĀ Graziano, lo educĆ² secondo i principi del Cristianesimo. Egli predicava all’imperatore di rendere grazie a Dio per le vittorie dell’esercito e lo appoggiĆ² nella disputa contro il senatore Simmaco, che chiedeva il ripristino dell’altare allaĀ dea VittoriaĀ fatto rimuovere dallaĀ Curia romana

Chiese poi a Graziano di indire ilĀ concilio di AquileiaĀ nel settembre delĀ 381Ā per condannare due vescovi eretici, secondo i dettami dei vari concili ecumenici ed anche secondo l’opinione del Papa e dei vescovi ortodossi.Ā In questo concilio Ambrogio si pronunciĆ² contro l’arianesimo.

Ambrogio influƬ anche sulla politica religiosa diĀ Teodosio I. NelĀ 388, dopo che un gruppo di cristiani aveva incendiato laĀ sinagogaĀ della cittĆ  diĀ Callinico, l’imperatore decise di punire i responsabili e di obbligare il vescovo, accusato di aver istigato i distruttori, a ricostruire il tempio a suo spese. Ambrogio, informato della vicenda, si scagliĆ² contro questo provvedimento, minacciando di sospendere l’attivitĆ  religiosa, tanto da indurre l’imperatore a revocare le misure.

Il massacro di Teodosio e i suoi decreti anti-paganesimo

NelĀ 390Ā criticĆ² aspramente l’imperatore, che aveva ordinato un massacro tra la popolazione diĀ Tessalonica, rea di aver linciato il capo del presidio romano della cittĆ : in tre ore di carneficina erano state assassinate migliaia di persone, attirate nell’arena con il pretesto di una corsa di cavalli.

Ambrogio, venuto a conoscenza dell’accaduto, evitĆ² diplomaticamente una contrapposizione aperta con il potereĀ imperiale (con il pretesto di una malattia evitĆ² l’incontro pubblico con Teodosio) ma, per via epistolare, chiese in modo riservato ma deciso una “penitenza pubblica” all’imperatore, che si era macchiato di un grave delitto pur dichiarandosi cristiano, pena il rifiuto di celebrare i sacri riti in sua presenza: “Non oso offrire il sacrificio, se tu vorrai assistervi” – Lettera 11. Teodosio ammise pubblicamente l’eccesso e nella notte Natale di quell’anno, venne riammesso ai sacramenti.

Dopo questo episodio la politica religiosa dell’imperatore si irrigidƬ notevolmente. Tra il 391 e il 392 furono emanati una serie di decreti (noti come decreti teodosiani) che attuavano in pieno l’editto di Tessalonica.

Venne interdetto l‘accesso ai templi pagani e ribadita la proibizione di qualsiasi forma di culto, compresa l’adorazione delle statue; furono inoltre inasprite le pene amministrative per i cristiani che si riconvertissero nuovamente al paganesimoĀ e nel decreto emanato nelĀ 392Ā daĀ Costantinopoli, l’immolazione di vittime nei sacrifici e la consultazione delle viscere erano equiparati al delitto diĀ lesa maestĆ , punibile con la condanna a morte.

NelĀ 393Ā Milano fu coinvolta nella lotta per il potere tra l’imperatoreĀ Teodosio IĀ e l’usurpatoreĀ Flavio Eugenio.

In aprile Eugenio varcĆ² le Alpi e puntĆ² alla conquista della cittĆ , in quanto capitale d’Occidente. Ambrogio partƬ e andĆ² ritirarsi a Bologna. Durante un soggiorno temporaneo a Faenza scrisse una lettera ad Eugenio. Poi accettĆ² l’invito della comunitĆ  di Firenze, ove rimase per circa un anno. La guerra per il controllo dell’impero fu vinta da Teodosio. Nell’autunno del 394 Ambrogio fece ritorno a Milano.

Alla sua morte, per sua stessa volontĆ , fu sepolto all’interno dellaĀ basilicaĀ che tuttora porta il suo nome, fra le spogli deiĀ martiri Gervasio e Protasio. Le sue spoglie, rinvenute sotto l’altare nel 1864, furono trasferite in un’urna di argento e cristallo posta nella cripta della basilica.


Sant-Ambrogio-e-Teodosio
Sant’Ambrogio rifiuta l’ingresso in chiesa all’imperatore, nel dipinto di Van Dyck. Molto probabilmente questo episodio non avvenne mai: Ambrogio preferƬ non arrivare allo scontro pubblico con l’imperatore, ma lo redarguƬ in privato.

 

 

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