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Autonomia differenziata, il Senato approva il ddl Calderoli: ecco cosa cambia ora

Il ddl Calderoli sull’Autonomia differenziata nella giornata di ieri, 23 gennaio, è stato approvato in Senato: ora passerà al vaglio alla Camera. Il disegno di legge apre la strada a una maggiore libertà di azione per le singole Regioni. Ecco cosa prevede la bozza e cosa cambia.

Autonomia differenziata, il Senato ha approvato il ddl

L’Aula ha approvato con 110 voti favorevoli, 64 contrari e 3 astenuti, il ddl per l’attuazione dell’autonomia differenziata. Il testo passa alla Camera per la seconda lettura. Sono ben 20 le materie oggi di legislazione concorrente (cioè, di comune competenza di Stato centrale e Regioni) che in base al progetto di legge potranno passare integralmente a carico gli enti regionali. Altre tre materie oggi di competenza solo centrale – l’organizzazione della giustizia di pace, le norme generali sull’istruzione, la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali- potrebbero essere decentrate se la riforma arriverà alla meta.

Cosa prevede il ddl sull’Autonomia Differenziata

La legge messa a punto dal ministro Roberto Calderoli vuole dare una svolta alle regioni a statuto ordinario con forme e condizioni particolari di autonomia destritte in 23 materie. Si va dalla Salute all’Istruzione, dallo Sport all’Ambiente, passando per Energia, Trasporti, Cultura e Commercio Estero.

Il disegno di legge sull’Autonomia differenziata prevede che vengano stabiliti dei cosiddetti Livelli essenziali di prestazione (Lep), cioè le soglie minime di servizi garantiti a tutti i cittadini sul territorio nazionale. Questo passaggio dovrebbe avvenire entro un anno dall’entrata in vigore della legge dell’autonomia, grazie al lavoro di un’apposita cabina di regia.

Il provvedimento prevede che le singole Regioni possano chiedere più autonomia su determinate materie e inizi un negoziato a livello nazionale. Questo iter, che prevede diversi passaggi e coinvolge più soggetti, dovrebbe durare almeno cinque mesi mentre l’intesa raggiunta avrà una durata di 10 anni. La riforma prevede, tuttavia, che possa essere rinnovata o terminata prima del tempo con alcuni mesi di preavviso.

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