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Stanley Kubrick, la vita e la carriera del magnetico regista statunitense

La sua vita è stata costellata da così tanti fatti e misteri che hanno contribuito a renderlo una figura leggendaria. Ancora oggi, riesce difficile comprende quale sia la verità o la finzione del suo personaggio

Stanley Kubrick, è stato uno dei più grandi registi del XX secolo. È stato un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense naturalizzato britannico. La sua vita è stata costellata da così tanti fatti e misteri che hanno contribuito a renderlo una figura leggendaria. Ancora oggi, riesce difficile comprende quale sia la verità o la finzione del suo personaggio.

Quindi ci riesce spontaneo chiederci, quanto può aver influito il cinema nella sua esistenza? E quanta essenza del cineasta vi è nascosta nelle sue pellicole?

Stanley Kubrick: la vita del genio maledetto e tormentato

Stanley Kubrick nacque a New York il 26 luglio del 1928, primogenito di Jacob Leonard Kubrick, medico statunitense nato da una famiglia ebraica di origini austriache, polacche e rumene, e di Sadie Gertrude Perveler, casalinga statunitense, anche lei di origine ebraica.

Già a partire della sua infanzia, mostrò un grande interesse per i miti dell’antica Grecia e le fiabe nordiche, ma soprattutto gli scacchi, la musica jazz. All’età di tredici anni riceve in regalo dal padre una macchina fotografica.

Nella sua vita accademica, Stanley Kubrick non brillò come studente modello, anzi fu l’esatto opposto. Saltava continuamente le lezioni e i suoi voti non erano brillanti; tuttavia, era un ragazzo estremamente intelligente: tanto da riuscire a trasformare il suo interesse per la fotografia in un vero e proprio lavoro alla sola età di 16 anni.

La sua carriera parte con una foto, venduta alla rivista Look, di un edicolante rattristato della notizia della morte del presidente Roosevelt. Negli stessi oltre agli studi scolastici seguirà anche studi artistici di fotografia; dopo essersi diplomato, comincia a lavorare per la rivista Look come fotografo.


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Un giovane Stanley Kubrick nel 1949

A 19 anni trascorreva il suo tempo nella sala di proiezione del Museum of Modern Art di New York, a guardare vecchi film e dopo 4 anni di studio all’accademia di arte cinematografica, pagati grazie allo stipendio da giornalista locale, decide di dedicarsi attivamente al cinema.

Stanley Kubrick: i primi passi nel cinema

Il salto al cinema avvenne all’inizio degli anni ’50, quando dirige il suo primo cortometraggio-documentario intitolato Day of the Fight (1951); autoprodotto con soli 3.900 dollari, grazie al contributo di amici e parenti, e rivenduto alla RKO per 4.000 dollari. Successivamente, decise di lasciare il lavoro di fotografo per dedicarsi appieno al suo primo lungometraggio, Paura e Desiderio (1953). Tuttavia, il film fu un vero insuccesso tanto che lo stesso Kubrick decise di far ritirare tutte le copie distribuite.

Nel 1955 dopo aver girato Il bacio dell’assassino (1955), firma un contratto con la United Artists. Nel 1956 Kubrick fonda una piccola società con il produttore James B. Harris. Il primo film con il nuovo marchio è Rapina a mano armata (1956).

L’anno seguente, dopo aver letto il libro Orizzonti di gloria (1957) decide di realizzarne la trasposizione cinematografica grazie anche all’aiuto finanziario di Kirk Douglas, che ne è anche protagonista; il film conquistò la critica e il grande pubblico.

Stanley Kubrick: i successi

Nel 1959 si vede un’altra collaborazione con Kirk Douglas che gli offre la regia del film colossal Spartacus (1960). L’esperienza per il regista non si rivelò molto positiva; sia a causa del rapporto poco serena con il protagonista e produttore Kirk Douglas e sia perché Kubrick non si trova a suo agio senza avere il completo controllo di tutte le fasi di produzione. Il film resterà comunque impresso nella storia: ottenendo grande successo da parte del pubblico e 4 premi Oscar.

Fin dai suoi primi passi come regista, la figura di Kubrick fu associata alla perfezione e all’assoluto controllo dei minimi dettagli dei suoi film. Il regista controllava tutti gli aspetti: la produzione, la regia, la distribuzione.


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Spartacus (1960)

Dopo il malessere subito durante il film Spartacus decise di trasferirsi definitivamente in Inghilterra, dedicandosi soltanto a progetti di cui aveva il completo controllo.

Lolita

Nel 1962 diresse il film Lolita ma la sceneggiatura prenderà solo qualche dialogo dall’omonimo libro scritto da Vladimir Nabokov.

La trama del film è incentrata su un uomo che si innamora di una ragazzina molto più giovane di lui, Lolita, interpretata da una 14enne Sue Lyon; la pellicola fu soggetta a numerosi tagli e vennero girate scene alternative per la visione in sala.


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Lolita (1962)

Nel film recita inoltre Peter Sellers, che lavorerà con il regista anche nel 1963 con il film: Il dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba; una commedia satirica che gli vale tre candidature all’Oscar (miglior regia, miglior film e miglior sceneggiatura).


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Il dottor Stranamore (1963)

2001: Odissea nello spazio

Dopo quattro anni di lavorazione e una spesa di 10 milioni di dollari, di cui 6 milioni e mezzo solo per gli effetti speciali, nel 1968 esce finalmente 2001: Odissea nello spazio. Il film fa una profonda riflessione filosofica sulla natura dell’uomo, sulla sua evoluzione e sul suo futuro in rapporto con l’universo; riceverà svariate candidature agli Oscar, ma vince solo quello per gli effetti speciali.


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2001: Odissea nello spazio (1968)

Kubrick sapeva benissimo cosa voleva e come dovevano essere i suoi film, per questo si scontrò con la censura per Arancia meccanica (1971), e spazzò via tutti gli schemi della regia, dirigendo un film con la sola luce naturale delle candele, come in Barry Lyndon (1975); tratto dal romanzo Le memorie di Barry Lyndon di Thackeray che non ha un grande successo di pubblico ma gli procura altre sette candidature ai premi Oscar.

Le riprese di Arancia meccanica non furono semplici per l’attore protagonista, Malcom McDowell, che arrivò a fratturarsi alcune costole e subì una lesione della cornea.


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Arancia meccanica (1971)

Malcolm McDowell e Stanley in Arancia meccanica (1971)

Scene di Arancia meccanica (1971)

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Durante le riprese di Barry Lyndon (1975)

Gli ultimi capolavori: Shining e Full metal jacket

Nel 1980, il genio del cinema ci terrorizzò con Shining, il film ispirato all’omonimo romanzo di Stephen King e con protagonista Jack Nicholson. La storia si svolge interamente all’interno di un grande albergo isolato: il film è una profonda analisi di una famiglia americana, immersa in un contesto onirico e inquietante.

Anche qui le riprese non furono facili e la polemica con l’attrice protagonista, Shelley Duvall, contribuì ancora di più a creare quell’immagine di regista intransigente e freddo; avvolgendola sempre di più in un alone di mistero.


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Shelley Duvall e Kubrick, Shining (1980)

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Jack Nicholson e Kubrick, Shining (1980)

Dopo gli anni ’80 la produttività iniziò a diminuire. Dopo 7 anni, dirige il suo terzo e ultimo film sulla guerra: Full metal jacket (1987).

Il rapporto con Spielberg

Dopo questo film era interessato a creare un film sulla Shoah ma non venne mai portato a termine per paura che il suo progetto potesse assomigliare a quello già iniziato da Steven Spielberg con il celebre Schindler’s List – La lista di Schindler (1993).

Per tali motivi diresse la sua attenzione ad un’ altra pellicola: A.I. – Intelligenza Artificiale, basato su un racconto di Brian Aldiss. Kubrick decise di chiedere a Spielberg di dirigerlo, mentre lui si sarebbe occupato della produzione. I due registi discussero per molto tempo sul film, ma il progetto, secondo le parole di Spielberg, venne rinviato per motivi tecnici:

“La tecnologia digitale stava per esplodere e Kubrick pensò che avrebbe avuto enormi benefici aspettando qualche anno.”

Per quanto riguarda il rapporto tra i due registi, Spielberg rispose così:

“Io sono un regista veloce, mentre Stanley era molto lento e metodico. Era uno che pensava a lungo alle cose. Ogni tanto mi diceva “ti farò sapere”, e poi non lo sentivo per una settimana. Quando mi telefonava, una settimana dopo, ci aveva davvero pensato su per sette giorni, e mi teneva al telefono per tre ore per discuterne nei minimi dettagli.”

L’ultimo film che Kubrick non riuscì a vedere programmato nelle sale, fu Eyes Wide Shut (1999), tratto dal romanzo Doppio sogno di Arthur Schnitzle.

Il testo di Schnitzler, Kubrick lo scoprì agli inizi degli anni ’50, l’aveva profondamente affascinato al punto di trasformarlo nel suo prossimo progetto cinematografico, dopo 2001: Odissea nello spazio. Il film fu girato dalla coppia  Tom Cruise e Nicole Kidman prima di lasciarsi; esplora l’ambivalenza sessuale di un matrimonio felice e cerca di equiparare l’importanza dei sogni e degli ipotetici rapporti sessuali con la realtà.


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Tom Cruise e Nicole Kidman in Eyes Wide Shut (1999)

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Tom Cruise, Nicole Kidman e Kubrick in Eyes Wide Shut (1999)

Vita privata e la morte

Stanley si è sposato 3 volte: la prima volta sposò la fidanzata del liceo Toba Metz (1948-1951), nel 1955 sposò la ballerina Ruth Sobotka, comparsa nel film Il bacio dell’assassino, il matrimonio durò fino al 1958; sul set del film Orizzonti di gloria (1957) conobbe la sua ultima moglie: l’attrice Christiane Harlan, che ha sposato nel 1958 e con la quale ha avuto tre figlie: Katharina (1953), Anya (nata nel 1959 e morta di cancro nel 2009) e Vivian (1960).

La figlia Katharina comparve come cameo nei film: Arancia meccanica, Barry Lyndon e Eyes Wide Shut, oltre ad aver fatto del location scouting per Shining.

La figlia Vivian è quella che più collaborò con il padre; oltre ai camei in 2001: Odissea nello spazio, Barry Lyndon, Shining e Full Metal Jacket, compose la colonna sonora di Full Metal Jacket. Girò inoltre due documentari: Making ‘The Shining’ (1980) e Shooting ‘Full Metal Jacket’ (1986), dove si vedeva il padre operare dietro le quinte.


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Kubrick morì nella sua casa il 7 marzo 1999. La causa della morte fu un infarto del miocardio, che mise fine alla vita del regista a 70 anni. Fu sepolto, senza rito religioso, nel giardino della sua villa Childwickbury, nell’Hertfordshire, vicino al suo albero preferito, in un funerale privato.

Candidato per tredici volte al Premio Oscar, non riuscirà mai a vincerlo per la regia ma solo uno per gli effetti speciali nel 1969, con 2001: Odissea nello spazio. Nel 1997 gli è stato però assegnato il Leone d’oro alla carriera al Festival del cinema di Venezia.

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