Curiosità

La raccolta del tartufo è patrimonio Uncesco

La raccolta del tartufo nel patrimonio culturale immateriale dell'Unesco. In Italia è sempre possibile raccogliere tartufi

La raccolta del tartufo entra a far parte del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. In particolar modo, i termini tecnici “cerca e cavatura” sono stati inseriti nei beni Unesco, come comunicato nelle scorse ore al Comune di San Miniato in seguito al pronunciamento del comitato intergovernativo Unesco.

Unesco, la raccolta del tartufo nel patrimonio culturale immateriale

La candidatura è, ovviamente, di carattere nazionale e non solo sanminiatese e ha visto il coordinamento tecnico scientifico istituzionale del servizio ufficio Unesco del segretariato generale del ministero della Cultura e seguito dall’Associazione nazionale del tartufo.

La raccolta dei tartufi in Italia

In Italia è sempre possibile raccogliere tartufi, salvo durante il periodo di fine aprile. Tradizionalmente la raccolta era compiuta impiegando un maialino. Il problema di tale metodo è che il maiale è ghiotto di tartufi, ed occorre trattenerlo per impedirgli di mangiare il ritrovato. Inoltre è vietato dalla legge poiché nella ricerca causa danni ambientali. Invece in alcune regioni della Francia, in particolare nel Lot e nel Périgord, si usa ancor oggi andare in cerca di tartufi con maiali perfettamente addestrati.

Al giorno d’oggi, in Italia si impiegano esclusivamente cani debitamente addestrati. Non si impiegano razze particolari (a parte il lagotto romagnolo), al contrario in genere si sceglie un meticcio di piccola taglia. Nonostante l’associazione dell’immagine del cinghiale al tartufo, la raccolta con cinghiale non è stata mai utilizzata, a causa dell’evidente difficoltà di controllare un animale selvatico e non addomesticabile.

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