Economia

Il possibile impatto del vaccino contro il Coronavirus sull’economia non lascerebbe gioire

L'impatto del vaccino contro il Coronavirus potrebbe avere ripercussioni negative sui titoli di stato nonostante l'umore positivo degli investitori

Il vaccino contro il Covid-19 in corso di sperimentazione di Pfizer-BioNTech risulterebbe efficace nel 90% dei casi. L’annuncio del 9 novembre della casa farmaceutica tedesca ha già avuto un forte impatto sui mercati finanziari, con il boom di borse e petrolio e il tracollo dell’oro e dei bond. Non tutti possono gioire per la notizia certamente positiva, giacché il vaccino avrebbe anche effetti collaterali sulla finanza.

Nella seduta di ieri, il rendimento a 10 anni dei BTp è crollato al nuovo minimo storico dello 0,58%, salvo risalire oggi sopra lo 0,70%. Lo spread BTp-Bund è scivolato nei pressi dei 120 punti base, mentre il Bund decennale tedesco adesso offre poco più del -0,50%, ai massimi da un mese.

L’impatto del vaccino contro il Coronavirus sull’economia: le prospettive

Come fa notare investireoggi.com, le prospettive economiche più favorevoli per l’economia globale per il caso di fine della pandemia con la commercializzazione di un vaccino anti-Covid sin dai prossimi mesi non può che fare, in generale, bene agli assets finanziari.

Tuttavia, la contropartita la pagherebbero quelli che hanno beneficiato in questi mesi dell’avversione al rischio degli investitori. Tra questi rientrano i titoli di stato italiani, non in quanto veri “safe assets”, bensì per lo spegnimento del rischio sovrano percepito da chi investe, grazie all’estremo sostegno offerto dalla BCE.


mercati finanziari


Cosa potrebbe succedere?

1) Propensione al rischio

Gli investitori tornerebbero ad acquistare azioni e a vendere le obbligazioni percepite come sicure, vale a dire quelle con rating medio-alti e/o emesse dagli stati. Questo perché la BCE ha (nei fatti) quasi spento il rischio sovrano italiano con il varo del PEPP e segnalando la volontà di sostenere i BTp finanche nel caso di declassamento a “junk”: il rally di questi mesi andrebbe alla fine.

Da ieri gli acquisti stanno riguardando perlopiù proprio le obbligazioni “junk”, il cui andamento sui mercati si mostra simile a quello azionario, riflettendo quello dell’economia.

2) Reflazione

Il 9 novembre, data in cui Pfizer-BioNTechil ha lanciato l’annuncio del vaccino, il prezzo del petrolio è aumentato del 10%. Tale fenomeno dovrebbe destare qualche allarme. La fine della pandemia rivitalizzerebbe l’economia più velocemente delle previsioni e questo scenario sarebbe compatibile con la reflazione. Questo comporterebbe il ritorno dell’inflazione: i rendimenti obbligazionari pretesi dal mercato non farebbero che salire.

Una cosa sarebbe, infatti, acquistare un BTp a 10 anni allo 0,70% con un’inflazione italiana negativa, un’altra farlo con un’inflazione positiva e magari tendente al target della BCE “vicino, ma di poco inferiore al 2%”.

3) Stimoli BCE

La tavola del Consiglio dei governatori ha rinviato a dicembre la decisione sugli stimoli monetari, contemplando anche la tempistica sul vaccino anti-Covid.

Sicuramente, Francoforte varerà nuovi stimoli, ma se per allora dovesse avvertire che il rischio di una pandemia prolungata sia venuto sostanzialmente meno, è probabile che subirà le pressioni dei “falchi” guidati dalla Bundesbank per potenziare moderatamente gli acquisti del PEPP e magari limitarli al prossimo 30 giugno (scadenza già fissata nell’estate scorsa).


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L’altra faccia della medaglia

La fine dell’emergenza Covid farebbe venire meno l’eccezionalità della politica fiscale ultra-espansiva perseguita e sostenuta dalla Commissione europea. Essa ridurrebbe persino le pressioni sui governi per il varo effettivo di quel Recovery Fund, che sui mercati è stato accolto come l’avvio di una forma di condivisione dei debiti sovrani.

Certo, per contro si ridurrebbero anche le emissioni di debiti necessari per contrastare i contraccolpi economici provocati dalla pandemia, ma i riflettori si riaccenderebbero sugli stati fiscalmente più a rischio come l’Italia.

 

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