Cronaca

Quali sono i sintomi della trombosi associata al vaccino Covid di Johnson & Johnson

Covid, vaccino Johnson & Johnson e trombosi: i sintomi pericolosi. Resta comunque positivo il parere dell'Ema sul vaccino Johnson&Johnson.

È stato confermato il nesso tra il vaccino Covid Johnson & Johnson e i rischi di trombosi seppur in casi rari. Conferma arrivata nel corso della conferenza stampa sulla sicurezza del vaccino tenutasi oggi, martedì 20 aprile. Ma quali sono i sintomi da tenere d’occhio?

È stato infatti richiesto l’aggiornamento del “bugiardino” – con l’inclusione tra gli effetti collaterali del remoto rischio tromboembolico – ma non ha raccomandato limitazioni nella somministrazione del farmaco come riportato da Fanpage.

Vaccino Covid Johnson & Johnson e trombosi, i sintomi da tenere d’occhio

Ecco quali sono i sintomi indicati dall’EMA che possono suggerire l’emersione di un evento tromboembolico in seguito alla vaccinazione.

  • Fiato corto
  • Dolore al petto
  • Gonfiore alle gambe
  • Persistente dolore addominale
  • Sintomi neurologici, inclusi mal di testa grave e persistente o visione offuscata
  • Minuscole macchie di sangue sotto la pelle (petecchie) oltre il sito dell’iniezione

Nel caso in cui si dovessero palesare questi sintomi, l’EMA raccomanda a chi è stato vaccinato di contattare immediatamente l’assistenza sanitaria. “Riconoscendo i segni di coaguli di sangue e piastrine basse e trattandoli precocemente, gli operatori sanitari possono aiutare le persone colpite nel loro recupero ed evitare complicazioni. La trombosi in combinazione con la trombocitopenia richiede una gestione clinica specializzata. Gli operatori sanitari dovrebbero consultare la guida applicabile e / o consultare specialisti (p. Es., Ematologi, specialisti in coagulazione) per diagnosticare e trattare questa condizione”, si legge nel comunicato stampa dell’EMA.

Covid, nesso tra vaccino Johnson & Johnson e trombosi cerebrale

Resta comunque positivo il parere dell’Ema sul vaccino Johnson&Johnson. Dunque l’Italia e altri 26 Stati europei già dalle prossime ore potranno avviare le inoculazioni con l’antidoto monodose accelerando le campagne di vaccinazione come riportato da Fanpage. Per quanto concerne l’Italia, il commissario straordinario Figliuolo ha già fatto sapere che le 184mila dosi di vaccini J&J arrivate all’hub della Difesa a Pratica di Mare saranno assegnate già da domani alle regioni.


 


Come funziona il vaccino di Johnson&Johnson

J&J: per soggetti dai 18 anni in su. Come AstraZeneca è un vaccino a vettore virale. Ha il grande vantaggio di essere monodose e dunque non necessita di un richiamo. Può essere conservato in frigo senza congelamento.

Si tratta di un vaccino che utilizza un adenovirus, cioè un virus “del raffreddore” delle scimmie, inattivato, che serve per trasportare nell’organismo le informazioni genetiche utili a sviluppare la difesa contro le spike, ossia le “coroncine” che il virus utilizza per attaccare le cellule.

Lo scorso gennaio sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine i dati dello studio di fase 1/2a che hanno mostrato che, dopo una singola vaccinazione, gli anticorpi neutralizzanti contro COVID-19 sono stati rilevati in oltre il 90% dei partecipanti allo studio al 29 giorno e nel 100% dei partecipanti di età compresa tra i 18 e i 55 anni al 57 giorno.

Lo studio clinico

Per quanto riguarda lo studio clinico di Fase 3 ENSEMBLE, disegnato per valutare l’efficacia e la sicurezza del candidato vaccino nel fornire protezione nelle forme da moderate a gravi già a 14 e 28 giorni dalla vaccinazione, è stata osservata l’insorgenza della protezione al quattordicesimo giorno.

Dove viene prodotto

Il siero della Johnson & Johnson è prodotto in diversi Paesi: parte dal New Jersey e arriva in Belgio, passando dall’Olanda e dall’Italia. Il quartier generale della multinazionale farmaceutica è a New Brunswick, nella piana industriale dello Stato del New Jersey, a meno di 80 chilometri da New York, ma è tra Massachusetts e Europa che il vaccino è nato. Tre sono i luoghi chiave: il centro di ricerca Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, dove i ricercatori hanno lavorato in sinergia con quelli del centro vaccini Janssen Pharmaceutical di Beerse, in Belgio, e del Centro biologico Janssen di Leiden, in Olanda, a cinquanta chilometri da Amsterdam.

In questo triangolo si sono concentrate le tre fasi obbligatorie di sperimentazioni del vaccino sui volontari. Ma la seconda fase, quella operativa, ha visto l’allargamento della rete di produzione. Per aumentare la produzione l’azienda americana ha stretto dal 2020 una partnership con la Catalent, che ha sede in New Jersey.


 

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