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Van Gogh, genio e sregolatezza a 130 anni dalla sua morte

130 anni senza Vincent Van Gogh: oggi ricorre l’anniversario della morte del celebre pittore olandese, nato a Zundert il 30 marzo 1853 e scomparso il 29 luglio 1890 nel Comune francese di Auvers-sur-Oise.

130 anni dalla morte di Van Gogh

Nella giornata di oggi ricorre l’anniversario della morte di Vincent Van Gogh, uno dei più importanti e geniali pittori impressionisti dell’800.
Molti conoscono l’arte e la vita tormentata del pittore, ma forse in pochi sanno che Van Gogh scrisse anche molte lettere, soprattutto a suo fratello Theo.

Una di queste è quella che gli fu trovata in tasca il giorno in cui si suicidò e che è, dunque, l’ultima lettera dell’artista.

Dall’agosto 1872 fino al 27 luglio 1890, infatti, il pittore scrisse circa 900 lettere a suo fratello che poi sono state raccolte in un libro che si intitola Lettere a Theo.

Nelle sue lettere il pittore esprimeva le sue emozioni, le sue fragilità e le sue riflessioni, che aiutano a capire sia la sua arte che la sua psiche molto tormentata.

Non è facile intuire quali pensieri affollavano la testa dell’artista prima che si sparasse con una rivoltella, ma l’ultima lettera aiuta a comprendere parte della sua angoscia e delle motivazioni che l’hanno spinto a compiere il gesto.

Van Gogh: la vita tormentata del pittore olandese

L’esistenza di Van Gogh si muove tra genio e follia e la sua arte è stata per lui tanto una ragione di vita, quanto di morte.

Il pittore, un precursore per i suoi tempi, ha vissuto una vita difficile, in solitudine e povertà, soprattutto a causa del fatto che le persone della sua epoca non riuscivano a capire il suo genio e la sua personalità fuori dalla norma.

Dopo la sua morte, oltre ai suoi quadri, sono stati ritrovati anche tantissimi scritti contenenti schizzi ed idee per le sue opere.

Una delle testimonianze più interessanti della sua vita, oltre alla sua arte, sono le moltissime lettere che spedì a suo fratello, a cui era legato da un rapporto di grande affetto.

La sua opera epistolare descrive tutta la sua sensibilità e fragilità emotiva che lo portarono ad essere un artista geniale, ma che furono anche il motivo per cui decise di torgliersi la vita.

Una delle lettere indirizzate al fratello gli fu trovata in tasca il giorno del ritrovamento del suo corpo senza vita e dalle parole dell’artista si capiva anche il rapporto tormentato che aveva con la sua arte e con la vita.

L’ultima lettere di Vincent Van Gogh a Theo

Theo Van Gogh lavorava in una famosa galleria d’arte, nella quale poi assunse anche un ruolo di responsabile, ma non espose mai le opere del fratello, pur tenendole appese nella sua casa.

Questo perché temeva che l’arte di Vincent non venisse capita e apprezzata e non voleva arrecare dolore al fratello.

Purtroppo, però, la mancanza di successo della sua arte e la sua povertà furono tra i motivi che spinsero l’artista all’insano gesto. Ecco cosa scrisse nella sua ultima lettera.

Mio caro fratello,
grazie della buona lettera e dei 50 franchi. La cosa più importante è che tutto vada bene; perché allora insistere sui dettagli di minore importanza?; del resto, c’è tempo prima che ci si presenti la possibilità di parlare d’affari a mente calma.
Gli altri pittori, di qualsiasi opinione siano, si tengono istintivamente lontani dalle discussioni sul commercio attuale. E infatti non possiamo far parlare che i nostri quadri. Pure, caro fratello, c’è qualcosa che ti ho sempre detto e ti ripeto ancora una volta con tutta la gravità che possono dare gli sforzi di una preoccupazione constante a fare più bene possibile − ti ripeto ancora: io ti considero ben altra cosa da un semplice venditore di Corot; per conto mio, tu hai la tua parte nella stessa produzione di certe tele, che anche nello sfacelo conservano la loro calma.
Siamo infatti a questo punto ed è la cosa migliore che posso dirti in un momento di relativa crisi. In un momento in cui i rapporti tra negozianti di quadri di artisti morti e di artisti viventi, sono molto tesi. Ebbene: per il mio lavoro rischio ogni giorno la vita, e vi ho perduto metà della mia ragione – va bene – ma tu non sei tra i mercanti d’uomini per quanto sappia io, e puoi assumere una tua posizione, agendo realmente con umanità. Ma che cosa vuoi tu infine?

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