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Covid, Omicron 2 è la variante più contagiosa di sempre | Sintomi e quali sono le differenze

La variante Omicron 2 del Covid è la più contagiosa di sempre. Ma quali sono i sintomi? Come riconoscerla? Tutte le differenze

La variante Omicron 2 del Covid è la più contagiosa di sempre. Ma quali sono i sintomi? Come riconoscerla? Vediamo insieme quali sono le differenze con le altre varianti del Coronavirus. Le sue origini non sono ancora chiare. Sappiamo che è la “sorella” di Omicron, individuata per la prima volta in Sud Africa e che ora è maggioritaria in Italia. Secondo alcuni ricercatori, sarebbe nata in India lo scorso dicembre per poi diffondersi in Cina, Israele, Danimarca, Australia, Canada e Singapore. Ed ora anche in Europa, Italia compresa.

Variante Omicron 2, sintomi e quali sono le differenze

Gli esperti stimano che, qualora dovesse esserci una nuova ondata di Omicron (come sembra stia già avvenendo in diversi Paesi europei tra cui l’Italia), sarà data in prevalenza dalla variante 2 che in questo momento, a livello mondiale, è ormai al 60 per cento, come riferito dall’immunologo americano Anthony Fauci.

Omicron 2 sembra colpire di frequente l’intestino. I 6 nuovi sintomi sono nausea, diarrea, vomito, dolore addominale, bruciore di stomaco e gonfiore. Fino a questo momento eravamo abituati a sintomi come febbre, tosse, respiro affannato, stanchezza, dolori muscolari, mal di testa, possibile perdita di olfatto o sapori, mal di gola o voce rauca, congestione nasale.

Gli esperti concordano che vaccini attualmente in uso sono efficaci contro la sottovariante BA.2. Riescono a proteggere chi la contrae contro la malattia grave, in particolare i soggetti che hanno ricevuto una dose di richiamo. I soggetti che vengono contagiati difficilmente rischiano di essere ricoverati in strutture ospedaliere.

Aumentano i contagi, Omicron 2 è già al 50%

A gennaio c’erano state le prime tracce della sotto variante Omicron 2. Dei casi isolati, in Toscana appena uno o due ogni cento campioni. L’impressione quasi di un fuoco di paglia, anche se all’estero già c’erano livelli importanti di diffusione. Nel giro di un mese e mezzo i dati si sono moltiplicati a dismisura. Al punto che oggi in buona parte della Toscana Omicron 2 causa già il 50% delle infezioni. Come accaduto in passato le nuove forme del virus si rivelano più contagiose.

L’Istituto Superiore di Sanità assieme al ministero della Salute hanno dato incarico di condurre un’indagine in tutte le regioni per capire la reale presenza della mutazione sul territorio. Nei centri di analisi sono così scattati decine di sequenziamenti. Nei laboratori di microbiologia e virologia di Careggi a Firenze circa la metà dei tamponi esaminati ha reagito a Omicron 2. Un balzo importante, visto che il 31 gennaio, quando era stata effettuata la precedente osservazione, era emerso appena 1 caso tra i 47 controllati. “L’impressione è che diventi dominante – dicono dal laboratorio di Careggi – prima lo aveva fatto la variante Inglese, poi la Delta, in seguito Omicron. Adesso questa. Le nuove varianti tendono a prevalere sulle precedenti”.
Stessi livelli di diffusione registrati nell’Asl Sud Est e poco più bassi nella Nord Ovest. “I geni da noi sequenziati presentano tutti Omicron e circa il 40% Omicron 2 – spiega Mauro Pistello, professore in microbiologia e direttore di Virologia all’ospedale di Pisa – . Questo rappresenta un deciso salto in avanti rispetto a un’indagine di gennaio quando avevamo trovato 2 casi su circa 80”.

Tra due-tre settimane verrà fatta una nuova fotografia regionale e nazionale per capire l’andamento. “Probabilmente aumenterà ancora, è una variante più contagiosa di Omicron 1 – prosegue Pistello – . Da un punto di vista di sintomi invece non ci sono differenze di rilievo: la maggior parte dei pazienti non presenta problemi importanti. È chiaro però che questa maggiore contagiosità, unità a un minor uso delle mascherine, può creare una base più ampia di infezioni e di conseguenza potrebbero aumentare le ospedalizzazioni. Lo capiremo tra 7-10 giorni”.


 

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