Cronaca

Parla Aurelia, la vittima di Alberto Genovese: “Ricordo il sangue sulle lenzuola”

"Non ho niente di cui vergognarmi, non ho niente da nascondere. Non devo avere paura di raccontare. Io sto raccontando la verità, solo la verità"

Una delle due ragazze che hanno denunciato per stupro Alberto Genovese ci mette la faccia in diretta e racconta l’incubo vissuto quella sera. Intanto l’ex re delle start up è stato condannato a 8 anni e 4 mesi a processo con rito abbreviato per violenza sessuale, detenzione e cessione di stupefacenti per i 2 episodi di abusi commessi ai danni di una modella 18enne, nell’attico Terrazza Sentimento (ottobre 2020), e di una 23enne, a Villa Lolita a Ibiza (luglio 2020). Entrambe le giovani sarebbero state stordite con un mix di stupefacenti.

Alberto Genovese, una delle vittime racconta l’incubo vissuto

A rimanere impressi nella memoria solo pochi flashback: “brevi, scollegati, sconnessi”. Ma più di tutti: “Ricordo il dolore. E il sangue sulle lenzuola”. Il letto in questione è quello di Alberto Genovese, accusato di aver drogato e violentato due ragazze.

Una delle vittime ha deciso di uscire allo scoperto. Aurelia, questo il suo nome, ha raccontato davanti alle telecamere di La7 nel programma Non è L’Arena l’incubo vissuto quella sera.

Il racconto

A raccontare, con voce spezzata dal pianto, sono le ore di violenze sessuali subite. Non ricorda molto, visto che in questi istanti era sotto l’effetto di droga, “completamente alterata”, “allucinata”. Questo perché il noto imprenditore avrebbe dato alle due giovani delle sostante per poter stordirle e abusare di loro per l’intero giorno. L’episodio è venuto a galla durante delle indagini, tra le riprese delle camere installate dentro il super attico nel centro di Milano e varie testimonianze raccolte.

Le manette ai polsi e le suppliche

Sconvolgenti le dichiarazioni sulla notte dell’ottobre 2020, la ragazza si era recata a casa dell’uomo per una festa. Ma riesce a scappare solo dopo una giornata di prigionia. Per strada, disperata, riuscirà solo dopo a fermare gli agenti di polizia, purtroppo però l’incubo lo aveva già vissuto.

“Ricordo di essere stata ammanettata. Le manette erano strette ai polsi, mi facevano male. E ricordo di aver supplicato: ti prego, slegami”. Alberto replicherà così a quelle parole: “Mi sono reso conto che la ragazza non era d’accordo al sesso estremo solo una volta che è scemato l’effetto delle droghe, e ho visionato i filmati agli atti dell’inchiesta”.

La decisione di mostrarsi in volto

Ma perché uscire solo ora allo scoperto? All’indomani della condanna dell’ex re delle start up. “Non ho niente di cui vergognarmi, non ho niente da nascondere. Non devo avere paura di raccontare. Io sto raccontando la verità, solo la verità”.

Violenza sessuale e droga, condannato Alberto Genovese a 8 anni

La procura chiedeva una condanna a 8 anni di reclusione, mentre la difesa del 45enne l’assoluzione per l’episodio nei confronti della 23enne e una “pena lieve” per l’altro tenendo conto del vizio parziale di mente. All’ex fidanzata dell’imprenditore, Sarah Borruso, a processo solo per l’episodio di Ibiza, è stata inflitta una pena di 2 anni e 5 mesi.

Lo stupro della modella 18enne

Alberto Genovese viene arrestato il 7 novembre del 2020 con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di una modella 18enne resa incosciente dall’uso di droga. L’episodio risale alla notte tra il 19 e il 20 ottobre ottobre del 2020. La ragazza partecipa a un festino a “Terrazza Sentimento”, l’attico di Piazza Santa Maria Beltrade (Milano) di proprietà dell’imprenditore (ora è in vendita). I due si appartano in camera da letto attorno alle 22.30 e vi restano fino alla tarda mattinata del giorno successivo.

A quanto è emerso dai video delle telecamere di sorveglianza interne all’abitazione, e dalle intercettazioni ambientali, la 18enne viene ripetutamente abusata da Genovese e costretta ad assumere stupefacenti. La giovane lascia l’appartamento 23 ore dopo esservi entrata, ferma una volante della polizia e racconta di essere stata stuprata. I medici del centro antiviolenza della clinica “Mangiagalli” le riscontrano ferite compatibili con gli abusi.

La violenza sessuale a Ibiza

Il secondo episodio risale al 10 luglio del 2020, durante una vacanza a “Villa Lolita”, la residenza estiva di Genovese sull’isola di Ibiza (Spagna). Ad accusare l’imprenditore è una modella di 23 anni. La giovane racconta di essere stata abusata dal “mago delle startup” durante un festino in cui giravano droga e alcol a gogo. Nello specifico, si sarebbe trattato di un ménage à trois a cui avrebbe partecipato anche l’ex fidanzata di Genovese, Sarah Borruso. Secondo l’accusa, la giovane sarebbe stata drogata con una sostanza che l’aveva resa inconsciente – le carte dell’inchiesta parlano di “stupro feroce” – riuscendo a lasciare la villa dell’imprenditore solo il giorno successivo.

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