Scienza e Tecnologia

Il buco dell’ozono torna a livelli preoccupanti: gli esperti “raggiunta la sua massima estensione”

Il buco dell’ozono ha raggiunto la sua massima estensione, e, più in generale, è tornato ad assumere grandi dimensioni sia in termini di profondità che di ampiezza. Lo afferma il Copernicus climate change service, finanziato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio raggio da parte della commissione Europea secondo il quale “è stato osservato che le concentrazioni di ozono stratosferico si sono ridotte a valori prossimi allo zero in Antartide intorno ai 20-25 chilometri di altitudine, con la profondità dello strato appena inferiore a 100 unità Dobson (ovvero circa un terzo del valore medio)“.

Il buco dell’ozono torna a livelli preoccupanti

Gli scienziati hanno spiegato che il fenomeno è stato causato da un vortice polare particolarmente forte, stabile e freddo nella zona. “Le sostanze contenenti cloro e bromo si accumulano all’interno del vortice polare, dove rimangono chimicamente inattive al buio. Le temperature nel vortice possono scendere a -78 gradi centigradi e si possono formare cristalli di ghiaccio nelle nubi stratosferiche polari.

Quando il sole sorge sopra il Polo, la sua energia rilascia atomi di cloro e bromo chimicamente attivi nel vortice, i quali distruggono rapidamente le molecole di ozono portando alla formazione del buco“.

Applicare il protocollo di Montreal alla lettera

Con i raggi del sole che sono tornati verso il Polo Sud nelle ultime settimane, abbiamo assistito a una continua riduzione dell’ozono nell’area. Dopo il buco insolitamente piccolo e di breve durata nel 2019, favorito da condizioni meteorologiche speciali, ne stiamo dunque registrando uno piuttosto grande anche quest’anno. Il che conferma che dobbiamo continuare ad applicare il protocollo di Montreal che vieta le emissioni di sostanze chimiche che riducono lo strato di ozono” prosegue l’esperto.

I dati sono stati ottenuti tramite modelli computerizzati dell’atmosfera combinati con misurazioni satellitari e in loco, per monitorare da vicino l’evoluzione del fenomeno. “Poiché lo strato di ozono stratosferico funge da scudo, proteggendo dalle radiazioni ultraviolette potenzialmente dannose – sottolinea il servizio Copernicus – è di massima importanza monitorarne i cambiamenti”.

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