Cronaca

Camorra in Campania: ecco le famiglie piĆ¹ potenti della regione, la relazione della Dia

Ecco la relazione del secondo semestre (luglio-dicembre 2018) da parte della Dia: si tratta di una mappa completa della camorra nella regione Campania. Quali sono i clan attivi? Quali sono i clan piĆ¹ potenti della Regione? Quali sono le famiglie camorristiche? Ci sono stati cambi di vertice o le solite conferme? Ecco le risposte.

Pubblicata la prima relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia, relativi da dicembre-luglio 2018.

Ecco la mappa delle famiglie piĆ¹ potenti della camorra in Campania: la relazione della Dia

Analisi del fenomeno e profili evolutivi

Le dinamiche criminali della camorra continuano ad essere particolarmente complesse. Coesistono, spesso nella stessa zona, gruppi diversi per struttura e scelte operative: accanto a sodalizi minori, prevalentemente dediti al controllo di attivitĆ  illecite sul territorio di rispettiva influenza, operano storiche e strutturate organizzazioni (come i Mazzarella, i Licciardi e i Contini, presenti nel capoluogo partenopeo; i Mallardo, i Moccia, i Nuvoletta, i POLVERINO e gli ORLANDO, nella provincia; i CASALESI nel casertano), sempre piĆ¹ proiettate ad estendere il loro raggio dā€™azione in altre regioni e allā€™estero.

Se per i primi la violenza ĆØ uno strumento necessario di affermazione criminale, i secondi tendono a rifuggire azioni eclatanti e appaiono sempre piĆ¹ orientati a controllare i mercati legali, stringendo rapporti con il mondo imprenditoriale, le pubbliche amministrazioni ed esponenti politici.

Lā€™assenza di una struttura verticistica sovraordinata rappresenta, al contrario di quanto si potrebbe immaginare, uno dei punti di forza delle organizzazioni camorristiche piĆ¹ strutturate, poichĆ© ĆØ proprio la loro flessibilitĆ  a renderle maggiormente capaci di adattarsi ai mutamenti economici e sociali.

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Inoltre, lo stato di disagio sociale e di illegalitƠ diffusa che caratterizza ampie zone del territorio campano, la stessa convivenza tra organizzazioni camorristiche vere e proprie, gruppi di gangsterismo urbano e bande di giovani delinquenti fa sƬ che le prime possano, in ogni momento, contare su eserciti di centinaia di persone, costituiti anche da minori impiegati come vedette, trasportatori di armi, corrieri a domicilio per la consegna di sostanze stupefacenti, fino addirittura alla commissione di omicidi.

Questa connotazione della camorra era giĆ  stata tratteggiata nella Relazione della ā€œCommissione parlamentare dā€™inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similariā€, approvata nel mese di dicembre 1993410, in cui si legge che ā€œil carattere metropolitano e lā€™antica storia la rendono fisiologicamente disponibile ai commerci, ad avere rapporti con chi esercita funzioni politiche e istituzionali, le fanno acquisire la negoziazione come forma delle relazioni socialiā€.

CiĆ² in ragione del fatto che, allora come oggi, di quel sistema sono parte integrante sia gruppi che si compongono e scompongono con grande facilitĆ , sia vere e proprie holding criminali che hanno costituito imperi economici e una rete di relazioni affaristiche in grado di condizionare i mercati e la vita politica e istituzionale.

PiĆ¹ di recente, quelle considerazioni sono state riprese nella Relazione conclusiva della Commissione Parlamentare Antimafia della XVII legislatura, nella quale si fa riferimento a indagini recenti che smentiscono la rappresentazione di unā€™organizzazione scompaginata dalle inchieste giudiziarie, identificabile in una serie di gruppuscoli che si contrappongono tra loro, dando vita a cruente faide. Il ā€œsistema camorraā€ deve essere considerato come un insieme di ā€œsottosistemiā€, molto diversi tra loro.

Uno di questi ā€œsottosistemiā€ ĆØ costituito da sodalizi che, nella continua ricerca di nuovi metodi di controllo dei mercati illegali, evitano di contrapporsi allo Stato, tramandandosi, da generazioni, il potere criminale. La loro vocazione imprenditoriale affonda le radici nel passato e coniuga la finalitĆ  di riciclaggio dei capitali illeciti alla produzione di ulteriori profitti.

Se nellā€™Ottocento i precursori dei moderni imprenditori camorristi si erano assicurati il monopolio nella distribuzione del fieno per le carrozze, adesso si puĆ² affermare, perchĆ© conclamato da atti giudiziari definitivi, che non vi ĆØ alcun settore lecito produttivo di ricchezza che non sia stato oggetto di attenzione da parte dei clan. I sodalizi si infiltrano nellā€™economia legale o attraverso la partecipazione in imprese sane o operando direttamente con proprie ditte di riferimento, caratterizzate da una continua modificazione di assetti e sedi sociali, in modo da rendere piĆ¹ complesso risalire alla reale proprietĆ .

In alcuni casi si tratta di reti di imprese, attraverso le quali controllano lā€™intera filiera delle attivitĆ  connesse ad un determinato settore economico: nel settore dei giochi, ad esempio, sono risultate tra loro collegate imprese che si occupavano dellā€™installazione e manutenzione di slot machine e videolottery, nonchĆ© della gestione delle sale e dei servizi di ristorazione.

I variegati rapporti che legano il mondo imprenditoriale alla criminalitĆ  organizzata trovano recente conferma in un provvedimento cautelare, emesso il 2 ottobre 2018, a conclusione di unā€™indagine in cui ĆØ stato coinvolto un imprenditore contiguo ai CASALESI, grazie ai quali si sarebbe aggiudicato diversi appalti pubblici, in cambio del sistematico versamento nelle casse dellā€™organizzazione di una quota degli importi, della monetizzazione di assegni di provenienza illecita e dellā€™appoggio ai latitanti.

I provvedimenti interdittivi antimafia delle Prefetture campane – che nel periodo di riferimento hanno riguardato i clan napoletani LO RUSSO, NUVOLETTA-POLVERINO, CESARANO e MALLARDO ā€“ rappresentano lā€™ulteriore conferma della capacitĆ  delle imprese riconducibili alla camorra di infiltrarsi nella realizzazione di lavori edili, nei servizi di onoranze funebri, di vigilanza e custodia, di trasporto e di scorta valori.

Alcune di queste societĆ  sono riuscite ad aggiudicarsi gare di appalto fuori regione, come emerso nel caso di unā€™impresa, espressione del clan napoletano LO RUSSO, che aveva avuto in affidamento servizi di pulizia e sanificazione da gestire non solo in Campania ma anche in Veneto e Sicilia.

La spiccata vocazione imprenditoriale ĆØ uno dei punto di forza del cartello dei CASALESI, per il quale lā€™esecuzione, senza soluzione di continuitĆ , di provvedimenti cautelari in carcere e la collaborazione con lā€™A.G. di elementi di primo piano, non sembra avere provocato radicali modifiche dei precedenti assetti.

La creazione di un vero e proprio impero economico ha consentito al sodalizio non solo di assicurarsi ulteriori profitti, ma anche di godere del consenso sociale, per le opportunitĆ  di impiego che ĆØ in grado di offrire.

Con le ricchezze accumulate lā€™organizzazione ha, inoltre, garantito a gregari e fiancheggiatori detenuti, di usufruire di assistenza economica per il mantenimento in carcere, per le spese di giustizia, per il sostentamento delle rispettive famiglie, fortificando in questo modo il senso di appartenenza al gruppo.

Al descritto sistema criminale si affianca una realtĆ  composta da sodalizi interessati da un ricambio generazionale, conseguenza della scomparsa dei capi storici, che ha portato trasformazioni strutturali ed operative, come accaduto per la famiglia GIULIANO di Forcella.

Non sempre gli eredi sono riusciti a mantenere salda la leadership contribuendo, cosƬ, il piĆ¹ delle volte, ad una lenta disgregazione dei clan. Gli spazi lasciati vuoti sono stati immediatamente occupati da nuove famiglie, cresciute allā€™ombra delle prime (quindi con un background criminale giĆ  consolidato, ma prive della necessaria autorevolezza), che hanno privilegiato modalitĆ  di affermazione violente per la supremazia sul territorio e lā€™esclusiva gestione degli affari illeciti.

In alcuni casi, questi gruppi sono stati strumentalizzati da sodalizi piĆ¹ strutturati per espandere il loro dominio in altri territori (tale strategia ĆØ stata in passato adottata dai LO RUSSO, oggi dai MAZZARELLA e dai CONTINI). I quartieri del centro storico continuano a suscitare forti interessi per la gestione del mercato degli stupefacenti, la vendita di merce contraffatta e le estorsioni, determinando aspre conflittualitĆ  tra i gruppi criminali che si contendono il controllo del territorio. La scarcerazione di affiliati di rango e, contestualmente, lā€™esecuzione di numerosi provvedimenti cautelari hanno contribuito ad alterare gli equilibri giĆ  precari.

Nel secondo semestre del 2018, tra settembre e dicembre, sono deceduti, per cause naturali, alcuni pregiudicati che hanno rivestito un ruolo di rilievo nellā€™ambito dei sodalizi di appartenenza. Due di questi erano al vertice del clan MAZZARELLA di San Giovanni a Teduccio; il terzo era ritenuto a capo del gruppo LEPRE, originario della zona del Cavone; altri due erano, rispettivamente, il primo uno storico elemento del sodalizio CONTINI e il secondo capo del gruppo SARNO di Ponticelli, prima di diventare collaboratore di giustizia.

Il clima di violenza che caratterizza numerosi quartieri di Napoli (Forcella, SanitĆ , quartieri Spagnoli, Scampia, Secondigliano, San Giovanni a Teduccio, Barra, Ponticelli, Pianura, Rione Traiano), si ritrova anche in altre zone della Campania, dove pregiudicati non esitano a sparare colpi di arma da fuoco allā€™interno di esercizi commerciali, incuranti della possibilitĆ  di attingere persone innocenti.

Le ā€œsteseā€ sono conseguenza di questa magmatica situazione con gravi conseguenze per la sicurezza pubblica. Il notevole impegno profuso da Forze di polizia e Magistratura ed i positivi risultati raggiunti nellā€™assicurare alla giustizia i responsabili e i capi di questi gruppi non hanno, finora, fermato questa deriva violenta, di certo favorita dalla rapiditĆ  dei cambi di vertice, spesso occupato da pregiudicati anagraficamente molto giovani.

Altro fenomeno che non sembra arrestarsi ĆØ quello della devianza giovanile, che si manifesta attraverso aggressioni immotivate o scontri tra bande, delle quali fanno parte, a volte, rampolli di famiglie criminali, provenienti da contesti familiari e metropolitani degradati.

ƈ chiaramente percepibile, infatti, un rapporto causa – effetto tra il degrado sociale e familiare e la devianza giovanile. Il fenomeno della criminalitĆ  minorile ĆØ stato oggetto anche della seduta plenaria del Consiglio Superiore della Magistratura, tenutosi a Napoli lā€™11 settembre 2018, nel corso della quale ĆØ stato evidenziato che ā€œla delinquenza minorile non ĆØ unā€™emergenza ma un problema incancrenito con il quale ci si misura da tempo (…).

Accanto a fenomeni delinquenziali tradizionali (reati di tipo predatorio, offesa alle persone, partecipazione a sodalizi malavitosi organizzati) sono emersi inedite forme di devianza minorile come il bullismo e il cyberbullismoā€¦ nel contesto partenopeo quei fenomeni si manifestano con particolare virulenza, sia per la loro diffusivitĆ  favorita dal disagio sociale, e dalle difficoltĆ  economiche che affliggono ampi settori della popolazione, sia dalle gravi carenze educative genitoriali che favoriscono il diffondersi della sottocultura dellā€™illegalitĆ , fattori che si innestano su un territorio caratterizzato dallā€™endemica e capillare presenza di organizzazioni camorristicheā€.

Le soluzioni proposte in quella sede, che trovano concordi anche gli operatori sociali, contemplano ā€œalleanze istituzionali tramite protocolli dā€™intesa, con il coinvolgimento di tutte le Istituzioni (scuola, magistratura, uffici di Polizia, associazioni) per un approccio multidisciplinare, superando unā€™impostazione parcellizzata nellā€™affrontare il problemaā€.

Pertanto, se ĆØ importante assicurare un controllo capillare del territorio anche nellā€™ottica di una mappatura delle zone dove ĆØ piĆ¹ alto il disagio giovanile, non meno importante sarĆ  coinvolgere in iniziative culturali, sportive e formative i giovani che abitano in zone a rischio.

In molti casi – rilevano inoltre i componenti del plenum – puĆ² rivelarsi efficace, a tutela dei minori provenienti da famiglie inserite in contesti camorristici, in presenza di condotte gravemente pregiudizievoli per il loro sviluppo (replicando lā€™esperienza di altre aree ā€œa rischioā€ come quella reggina) la decadenza dalla potestĆ  genitoriale o lā€™allontanamento dalla residenza familiare. La spregiudicatezza delle organizzazioni criminali, quando sono in gioco i loro interessi, ĆØ evidenziata anche da una serie di azioni minacciose nei confronti dei pentiti.

Emblematico il caso registrato a Castellammare di Stabia nel mese di dicembre, quando, durante la manifestazione religiosa/popolare dei fuochi accesi nel giorno dellā€™Immacolata nel quartiere Aranciata Faito ĆØ stato collocato un manichino, con uno striscione riportante la scritta ā€œpentiti bruciateā€.

In un contesto cosƬ magmatico, la perdurante vitalitĆ  della camorra ĆØ garantita non solo da unā€™asfissiante infiltrazione sociale, ma anche dalle connivenze con i cd. colletti bianchi, ai quali ĆØ demandato anche il compito di occultare i tesori dei clan. Tesori accumulati innanzitutto attraverso i traffici di stupefacenti, esercitati oggi con modalitĆ  diverse rispetto al passato, dal momento che vengono affidati ad esperti broker, in grado di importare la droga dai Paesi stranieri, di stoccare la merce e di distribuirla ai grossisti.

Indicativa in proposito ĆØ lā€™operazione ā€œSnakeā€, conclusa nel mese di dicembre 2018 dalla DIA di Napoli e dalla Guardia di finanza420, che ha fatto luce su unā€™organizzazione, capeggiata da un imprenditore nolano e dal figlio, dedita allā€™importazione di ingenti quantitativi di droga per conto di organizzazioni criminali campane.

Le sostanze stupefacenti, importate dalla Colombia e fatte transitare per Spagna e Olanda, erano destinate a rifornire unā€™area ricompresa tra i territori di Napoli (quartieri di Secondigliano e San Giovanni a Teduccio e comuni di Acerra, Santā€™Antimo, Roccarainola), Caserta (Marcianise e Maddaloni) e Avellino (comune di Sperone)422, con proiezioni anche in alcune zone di Roma.

Unā€™altra importante fonte di profitto emersa nellā€™operazione ĆØ stata il controllo del gioco dā€™azzardo, avvalendosi anche in questo caso di bookmaker e soggetti esperti, in grado di modificare le applicazioni informatiche presenti nella Rete per i giochi on-line e di controllare le piattaforme digitali riservate a sistemi di scommesse virtuali. Lā€™attivitĆ , oltre a generare enormi profitti, ha contribuito ad estendere il controllo dellā€™organizzazione su bar, tabaccherie e, ovviamente, sulle sale gioco, anche fuori regione.

Da decenni, infatti, la camorra ha esportato i suoi sistemi criminali oltre la Campania e allā€™estero, dove la comunanza di interessi illeciti rappresenta, spesso, il collante tra organizzazioni di diversa estrazione territoriale. Per ragioni di vicinanza geografica, una delle aree dove si rileva la maggiore migrazione di clan camorristici ĆØ il Lazio.

Un esempio di tali rapporti di ā€œcollaborazione funzionaleā€ ĆØ emerso nellā€™ambito delle indagini riferite al Mercato Ortofrutticolo di Fondi (M.O.F.). Un interesse che ha polarizzato soggetti legati ad organizzazioni campane, affiliati alla mafia siciliana e pregiudicati del posto e che ha trovato recente riscontro anche nellā€™operazione ā€œAleppoā€423.

Lā€™indagine, conclusa dai Carabinieri il 13 settembre 2018, sotto la direzione della Procura Distrettuale di Roma, ha portato allā€™arresto, tra Fondi, Terracina (LT) e Mondragone (CE), di 6 soggetti e al sequestro di una societĆ  di trasporto di derrate alimentari, operante allā€™interno del citato mercato ortofrutticolo. Nellā€™indagine ĆØ stata coinvolta la famiglia Dā€™ALTERIO, originaria del Sud Pontino, contigua a clan camorristici casertani, che aveva creato un monopolio di fatto sui trasporti ā€œda e perā€ il MOF, imponendo, altresƬ, una vera e propria tassa sui movimenti effettuati dalle altre ditte di trasporto.

Oltre che nel Sud Pontino, dove ĆØ prevalente lā€™insediamento di sodalizi di origine casertana, anche nella Capitale e nella sua provincia si sono stanziati diversi clan. La loro risalente presenza e lā€™affiliazione sistematica di pregiudicati locali fa sƬ che, a livello giudiziario, vengano ormai considerati sodalizi ā€œautoctoniā€, con un modus operandi adattato ai nuovi contesti ed una maggiore tendenza ad allearsi con altri gruppi sia di origine campana sia locali. Non a caso, per alcuni di loro – SENESE e PAGNOZZI, presenti nel quadrante Sud Est di Roma – ĆØ stata coniata lā€™espressione ā€œi napoletani del Tuscolanoā€425.

Le ragioni che hanno determinato questa migrazione sono state, in alcuni casi, legate a conflitti nati nelle zone dā€™origine, che hanno spinto uno dei contendenti a trasferire altrove il suo raggio dā€™azione. ƈ quanto accaduto, ad esempio, al gruppo napoletano ESPOSITO, i cui vertici, per contrasti con lā€™ex alleato clan LICCIARDI, si sarebbero trasferiti, alla fine degli anni ā€™90, a Nettuno (RM)426, per poi spostarsi, tra il 2005 ed il 2006, a Roma.

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Il sodalizio ĆØ stato coinvolto nellā€™operazione ā€œGallardoā€427 del marzo 2018, che ha condotto, nel successivo mese di dicembre, allā€™emissione di un provvedimento di sequestro di beni, disposto dalla Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Roma. In altri casi, le proiezioni sono state determinate dalla necessitĆ  di trovare nuovi mercati dove investire capitali e altri sbocchi per i traffici illeciti (traffico di stupefacenti, di rifiuti, vendita di capi contraffatti, acquisizione di appalti pubblici).

Il 3 luglio 2018, la Guardia di finanza ha eseguito unā€™ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 9 appartenenti ad unā€™associazione per delinquere, con base a Roma, dedita allā€™usura, allā€™estorsione, allā€™esercizio abusivo dellā€™attivitĆ  finanziaria, nonchĆ© alla truffa aggravata ai danni dello Stato, allā€™autoriciclaggio e al trasferimento fraudolento di beni. Lā€™operazione ĆØ stata denominata ā€œTerza etĆ ā€429, in quanto uno dei settori di reinvestimento dei proventi illeciti dellā€™organizzazione era rappresentato dalle c.d. ā€œstrutture protette per anzianiā€.

Al vertice del sodalizio figuravano due pregiudicati napoletani, padre e figlio, trasferitisi a San Cesareo (RM). Il primo ha sempre gravitato attorno a contesti di criminalitĆ  organizzata e, di recente, ne sono state documentate cointeressenze con un affiliato al clan MAZZARELLA.

I predetti erano anche dediti al traffico di cocaina, mutuando le modalitĆ  operative da una loro congiunta, detenuta presso la Casa circondariale romana di Rebibbia, anche lei giĆ  a capo di un autonomo gruppo criminale di Portici (NA), federato al clan VOLLARO, egemone in quel comune.

Ci si trova cosƬ di fronte ad uno scenario che induce a ritenere che la camorra abbia assunto essenzialmente i caratteri di unā€™impresa, di unā€™organizzazione affaristica con ramificazioni oltreregione e allā€™estero, al cui interno ĆØ presente unā€™area grigia sempre piĆ¹ estesa e sempre piĆ¹ in grado di offrire supporto nella gestione di sofisticate operazioni commerciali e finanziarie. I grafici che seguono evidenziano i reati sintomatici di criminalitĆ  organizzata registrati in Campania nellā€™ultimo quinquennio.

Ecco la relazione provincia per provincia

 

 

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