Camorra, ecco quali sono famiglie e clan più potenti in Campania nel 2021

Camorra, ecco quali sono famiglie e clan più potenti in Campania nel 2021 | Napoli | Salerno | Caserta | Benevento | Avellino

Quali sono famiglie clan di camorra più potenti in Campania? Risponde la Direzione Investigativa Antimafia che ha pubblicato la Relazione semestrale relativa al periodo tra gennaio e giugno del 2021. La lettura degli eventi che nel 2021 hanno riguardato la Campania restituisce il quadro di un fenomeno mafioso caratterizzato da stabili equilibri criminali consolidatisi nel tempo anche in ragione dei contesti sociali interessati. Il complesso sistema criminale della camorra ammette la polarizzazione di gruppi criminali minori che, tuttavia, operano sempre in una condizione di coordinata coabitazione con i principali grandi cartelli.

Al riguardo appare opportuno richiamare le recenti dichiarazioni del Procuratore della Repubblica di Napoli, Giovanni Melillo, che hanno evidenziato le connotazioni strutturali della camorra. L’alto Magistrato ha sottolineato come sia “sempre stato un grave errore dell’azione di contrasto della criminalità camorristica aver sottovalutato la capacità di coordinazione gestionale che le organizzazioni camorristiche hanno attorno agli obiettivi comuni. Ecco la situazione in Campania e nelle singole province di Napoli, Caserta, Salerno, Avellino e Benevento. 

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Questa sottovalutazione ha a lungo impedito di scorgere quale dimensione avessero raggiunto i cartelli criminali che per oltre un ventennio hanno controllato larga parte dell’area nolana, vesuviana e salernitana, o che addirittura letteralmente dominavano nell’area casertana”. In particolare, una lettura a largo spettro delle risultanze investigative consente di inquadrare l’operatività delle “strutture di vertice dei principali cartelli criminali dell’area metropolitana e le loro principali proiezioni delittuose che sono accomunate da queste caratteristiche: capacità di generare grandi profitti e insieme un più ridotto rischio giudiziario, grandi truffe
assicurative telematiche, controllo delle aste giudiziarie, controllo di settori imprenditoriali delicatissimi per la stessa sicurezza pubblica e privata, controllo della logistica, delle Global Service a supporto delle reti del commercio internazionale originate dalla tradizionale attività dei magliari, appoggi dalla contraffazione dal contrabbando.

Ancora, ma soprattutto, frodi fiscali di enormi dimensioni, controllo del ciclo dei rifiuti, controllo di gran parte degli appalti strumentali alla gestione della sanità pubblica e privata, regia di gigantesche speculazioni immobiliari, in particolare di quelle legate alle grandi infrastrutture produttive e di distribuzione commerciale. Tutte cose che hanno poco a che fare con la «camorra dei vicoli e delle stese» o con quella camorra la cui immagine è stata anche recentemente scritta come una mafia sgangherata”.



In particolare, lo scenario partenopeo cittadino ancora una volta dimostrerebbe che al di là delle singole vicende riguardanti i diversi gruppi sul territorio gli equilibri criminali costituiscono sempre espressione di un più ampio progetto riconducibile a due sole organizzazioni criminali. Si tratta dell’Alleanza di Secondigliano e del clan Mazzarella che dettano le linee guida alle associazioni aderenti le quali, pur essendo dotate della piena autonomia nella gestione degli affari interni, non possono sottrarsi all’influenza dei due cartelli egemoni.

Nella confederazione dell’Alleanza di Secondigliano i clan Contini, Licciardi e Mallardo costituirebbero oggi significative realtà imprenditoriali controllando catene di ristorazione e attività commerciali in gran parte del territorio cittadino. Ciò malgrado il duro colpo al clan Licciardi è stato inflitto dalle forze di polizia con l’arresto della reggente del sodalizio avvenuto a Roma nel mese di agosto 2021. Di contro il clan Mazzarella con una politica di espansione attraverso una rete di alleanze anche nella provincia napoletana contaminerebbe quelle porzioni di territorio rimaste orfane degli storici clan collassati a causa dei numerosi arresti subiti.



I due grandi cartelli potrebbero riuscire ad influenzare le dinamiche di tutta la città e della periferia di Napoli spingendosi verso gli immediati paesi vesuviani mentre il clan Amato-Pagano confermerebbe di detenere un ruolo di assoluta centralità nel settore dell’approvvigionamento delle sostanze stupefacenti avendo ristabilito gli equilibri con le altre compagini grazie anche al potere derivante dalla gestione di importanti canali del narcotraffico.

Con riferimento alla provincia casertana spicca senza dubbio l’operatività delle storiche famiglie casalesi degli Schiavone, Bidognetti e Zagaria forti non solo del vincolo di sangue ma anche di un solido appoggio di complicità e connivenze assicurate da imprenditori vicini. Determinante per la sopravvivenza delle consorterie Casalesi è la comprovata evidenza, avvalorata dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e dimostrata dalle indagini condotte dalla DDA, che i leader fondatori e promotori delle storiche organizzazioni camorristiche.

La provincia di Salerno non avrebbe fatto registrare nel semestre significativi cambiamenti sotto il profilo degli equilibri e dei principali interessi delittuosi dei sodalizi d’area, mantenendo collegamenti con consorterie originarie del napoletano e del casertano. In quella avellinese si sottolinea la presenza di un gruppo criminale composto da ex appartenenti del clan Genovese, che opererebbe principalmente ad Avellino. Infine nel beneventano la presenza di organizzazioni criminali avrebbe nel corso degli anni subito un notevole ridimensionamento grazie alle attività investigative svolte nel tempo.

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