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Campania, i 10 criminali più pericolosi della camorra: ecco chi sono

[titolo_paragrafo]Menzioni speciali[/titolo_paragrafo]

  • Francesco Matrone (Scafati, 15 luglio 1947) è un criminale italiano. Matrone era sulla “lista dei più ricercati d’Italia” fino al suo arresto avvenuto il 17 agosto 2012 ad Acerno. Aveva ricevuto due ergastoli per un duplice omicidio. Matrone è a capo del clan Loreto-Matrone della camorra, insieme a Pasquale Loreto. Il clan è considerato in declino, soprattutto rispetto al 1990, quando era predominante in Scafati e dintorni.

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  • Michele Zagaria (San Cipriano d’Aversa, 21 maggio 1958) è un mafioso italiano, boss dell’organizzazione camorristica del clan dei casalesi, e soprannominato Capastorta. Cresce tra le strade di San Cipriano d’Aversa dove entra in giovane età a far parte della Camorra locale e più tardi diverrà luogotenente della zona compresa tra San Cipriano d’Aversa e Casapesenna. Siccome fu il primo boss a controllare il territorio Casapennese, molte volte all’interno delle Serie TV e delle Fiction a lui ispirate, viene definito Padrino di Casapesenna. Il 26 luglio 2010 la polizia scientifica ha diffuso il suo identikit realizzato sulla base delle descrizioni di collaboratori di giustizia. Ricercato dal 1995, dopo due anni di indagini, il 7 dicembre 2011, gli uomini della III Sezione della Squadra Mobile di Napoli arrestarono Michele Zagaria, scovato all’interno di un bunker di cemento armato, costruito sotto un’abitazione di Casapesenna.Il blitz, scattato all’alba, terminò verso mezzogiorno quando il latitante, ormai senza più vie di fuga e senza elettricità, si arrese. All’operazione partecipò, inoltre, personale del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, della Squadra Mobile di Caserta e del Nucleo Prevenzione Crimine Campania. Le indagini erano coordinate da un pool di magistrati della DDA di Napoli. Le prime parole verso il procuratore, della ex primula rossa, dopo la cattura, furono: «avete gridato voi lo Stato ha vinto? lo avete detto voi? Lo Stato vince sempre, lo so.»

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  • Francesco Schiavone Soprannominato Sandokan per una leggera somiglianza somatica con l’attore Kabir Bedi, divenne famoso per le lotte di potere avvenute nella sua cittadina natale soprattutto negli anni settanta e ottanta, ed è attualmente ritenuto il boss più importante del clan dei Casalesi.Ha iniziato la sua carriera criminale come autista e guardia del corpo di Umberto Ammaturo; venne arrestato per la prima volta nel 1972, all’età di 18 anni appena, per possesso illegale di armi da fuoco. Schiavone è stato coinvolto in alcune guerre fra diversi clan camorristici, guerre nelle quali negli ultimi decenni hanno perso la vita centinaia di persone nella zona di Caserta.Si schierò con Antonio Bardellino e Mario Iovine, leader di spicco della Nuova Famiglia, contro la Nuova Camorra Organizzata (NCO) di Raffaele Cutolo. Quando il boss della NCO fu sconfitto, una faida interna scoppiò tra i Bardellino e gli Iovine. Dopo una nuova faida scoppiata tra gli Schiavone ed i De Falco, Vincenzo De Falco fu ucciso il 2 febbraio 1991, a Casal di Principe. Per rappresaglia, Mario Iovine fu ucciso il 6 marzo 1991 in Portogallo. Schiavone è stato arrestato l’11 luglio 1998. Mentre era in custodia, la fazione De Falco è stata sconfitta. Dopo l’omicidio di Iovine divenne il capo principale del clan dei Casalesi, divenendone il boss assoluto.

    Arrestato prima il 13 dicembre 1990 e poi l’11 luglio 1998 in un bunker del suo paese natale grazie alle indagini condotte da Sergio Sellitto, è stato condannato all’ergastolo per associazione di tipo mafioso.

    Attualmente, per i reati di camorra da lui commessi, è sottoposto al regime carcerario speciale previsto dall’art. 41 bis della legge sull’ordinamento penitenziario. In casa di Schiavone, all’atto dell’arresto, furono rinvenuti dipinti di sua realizzazione e moltissimi libri, fra cui diverse opere su Napoleone Bonaparte. Il 16 giugno 2008, durante le fasi finali dell’appello del processo Spartacus che si svolgeva presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Schiavone compare in videoconferenza dal carcere de L’Aquila dove era detenuto, dichiarando di non voler comparire in video perché non voleva essere considerato come una fiera in gabbia.

    Il 19 giugno 2008, con la conclusione del processo, viene condannato definitivamente alla pena dell’ergastolo, insieme ad altri componenti del clan dei Casalesi. All’udienza finale, in aula era presente anche lo scrittore Roberto Saviano. Successivamente alla condanna, il 28 giugno 2008, viene trasferito nel carcere di Opera, dove rimane sotto il regime del 41 bis, ossia il carcere duro. Nonostante ciò, nel gennaio 2010 Schiavone riuscì a incontrare il boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano durante l’ora d’aria, creando grande allarme tra i magistrati napoletani.

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