Cronaca

Centrali a carbone in Italia: ecco dove sono

Quante centrali a carbone ci sono in Italia e dove si trovano | Sono esattamente sette, due delle quali sono state riattivate a dicembre

Dove si trovano le centrali a carbone in Italia? E quante ce ne sono? Nelle scorse ore il premier Mario Draghi ha aperto all’ipotesi di un ripristino degli stabilimenti energetici a carbone per ovviare alla carenza di gas causata dalla guerra tra Russia e Ucraina. Il premier punta a diversificare le fonti approvvigionamento energetico e fare nuovamente ricorso al carbone come fonte per sopperire alla mancanza di gas proveniente dalla Russia.

Centrali a carbone in Italia, quante ce ne sono e dove si trovano

Sono esattamente sette, due delle quali – che erano già state avviate alla riconversione – sono state riattivate lo scorso dicembre proprio in seguito alle prime avvisaglie della crisi ucraina. Gli impianti si trovano a La Spezia, Fiume Santo e Portoscuso (Sardegna), Brindisi, Torrevaldaliga (Roma), Fusina (Venezia) e Monfalcone (Gorizia). La loro produzione lo scorso gennaio, copriva il 4,9% del fabbisogno energetico italiano. Cinque di questi impianti sono posseduti da Enel, uno della multiservizi del comune di Milano A2A (quello di Monfalcone) come riportato dal Corriere della Sera.


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Crisi gas, in Italia riapriranno le centrali energetiche a carbone

In Italia riapriranno le centrali energetiche a carbone. Lo ha annunciato il premier Mario Draghi, spiegando che:Il Governo è pronto a intervenire per calmierare ulteriormente il prezzo dell’energia, ove questo fosse necessario”. Una decisione scaturita dall’inevitabile difficoltà nel reperire ed importare gas vista la crisi tra Russia e Ucraina.

“Dobbiamo aumentare la produzione nazionale di gas, perché il gas prodotto nel proprio paese è più gestibile e meno caro. Le misure di emergenza includono una maggiore flessibilità dei consumi di gas, sospensioni nel settore industriale, e regole sui consumi di gas nel settore termoelettrico, dove pure esistono misure di riduzione del carico. Impatto su nostra economia preoccupa energia” ha spiegato Mario Draghi nella mattinata di venerdì 25 febbraio.

Perché in Italia si torna a produrre energia elettrica con carbone

Il carbone si conferma nel mondo il combustibile principale per la produzione elettrica, con una quota che nel 2020 si attesta al 38%, seguito a grande distanza da nucleare e gas: in particolare, la domanda di carbone si è spostata verso il Sud-est asiatico, area in cui le economie emergenti lo utilizzano per il proprio sviluppo economico e industriale in percentuali molto elevate.


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Il mix di produzione di energia elettrica italiano è il meno diversificato: rispetto ai Paesi del G8, che presentano, in media, una quota pari al 38% circa generata da un mix variabile di carbone e nucleare, in Italia nel 2020 la produzione di energia elettrica proviene per circa l’80% da rinnovabili e gas.

Nel 2020, l’Italia ha registrato una diminuzione sia delle importazioni di carbone da vapore, a quota 5,3 milioni di tonnellate (-29% rispetto ai 7,5 milioni di tonnellate del 2019), sia delle importazioni di carbone metallurgico e PCI, che hanno raggiunto un volume di 2,35 milioni di tonnellate, con una diminuzione del 22% rispetto ai 3 milioni del 2019.

Sono purtroppo ben note le conseguenze di queste disparità sulle utenze industriali: secondo l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA), le imprese italiane, infatti, sono costantemente costrette a fronteggiare prezzi dell’elettricità del 30% al di sopra della media europea, con pesanti ripercussioni sulla competitività, soprattutto nei settori caratterizzati da forti consumi energetici.

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