Cronaca
Tendenza

Covid, dal Cts il protocollo per le cure domiciliari: si al cortisone dopo 72 ore, no ad eparina e integratori

Finalmente linee guida uniche per le cure da fare a casa, in caso di positività al covid

Covid, dal Cts il protocollo per le cure in casa: si al cortisone dopo 72 ore, no ad eparina e integratori. Molti dei pazienti covid ricoverati in ospedale, stando a quanto riferito dai medici nelle scorse settimane, si sarebbero potuti curare a casa, se ci fosse stato un protocollo unico e riconosciuto.

Finalmente, e con estremo ritardo, questo protocollo è stato elaborato, nella speranza che le cure domiciliari decongestionino i reparti degli ospedali.

Covid, il protocollo per le cure in casa del Cts

Nelle scorse settimane ad affollare Pronto Soccorso degli ospedali c’erano i pazienti che presentavano sintomi e che, in assenza di indicazioni precise, sceglievano di andare in ospedale per curarsi. Adesso, finalmente, il Comitato Tecnico Scientifico ha dato una serie di indicazioni generali, che certamente aiuteranno i medici negli ospedali.

L’ultima parola ai medici di famiglia

Si alle indicazioni del Cts, ma resta la discrezionalità da parte dei medici di famiglia, perchè la malattia si sviluppa in modalità differenti e sta alla sensibilità del medico capire quando cominciare con la somministrazione dei farmaci.

No all’eparina

Il cortisone, secondo le nuove indicazioni, va somministrato non prima di 72 ore dalla comparsa dei sintomi della malattia, nel caso in cui ci sia un peggioramento della saturazione del sangue. Il Cts dice no all’eparina, che andrebbe utilizzata solo se il paziente è costretto a lungo a letto a causa del coronavirus, in assenza di prove che ne dimostrino i benefici su pazienti non ospedalizzati o immobilizzati. Vitamine e Integratori sono initili per contrastare il Covid, stando al documento del Cts.

L’importanza del saturimetro

L’utilizzo diffuso di questo strumento potrebbe ridurre gli accessi potenzialmente inappropriati ai pronto soccorso. Il limite di saturazione accettabile, tenuto anche conto del margine di errore degli strumenti da casa, è del 92%. Quando il medico assiste a domicilio persone con pbochi sintomi deve appunto far misurare l’ossigenazione di frequente, trattare la febbre con il paracetamolo e assicurarsi che il paziente si idrati e mangi.

Gli antibiotici

Poi ci sono gli antibiotici, che vanno dati solo se c’è febbre per oltre 72 ore e il quadro clinico fa sospettare che sul problema virale si sia innestata una infezione batterica. L’idrossiclorochina non va usata, dicono gli esperti, e non vanno somministrati farmaci con l’aerosol se ci sono conviventi non colpiti dal virus, visto che quel sistema è molto contagioso.

 

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio