Politica

Crisi di governo: il punto della situazione ad oggi, 21 gennaio

Il confronto al Parlamento, la crisi di governo e le discussioni: le ultime notizie di oggi sulla politica italiana

Gli ultimi giorni caotici hanno visto svariati accadimenti nel mondo politico, legati alla crisi di governo. Ecco il punto della situazione e le ultime notizie di oggi, 21 gennaio.

Gli interventi in Parlamento, le discussioni sulle possibilità di governare per “questa maggioranza“, gli incontri con il Presidente della Repubblica, le interviste del Centrodestra e le parole di Luigi Di Maio, Nicola Zingaretti e Matteo Renzi accompagnano la crisi di governo: il punto della situazione.


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Il punto della situazione oggi: confronto al Parlamento

Il confronto al Parlamento spalmato in due giornate consecutive, ha determinato molteplici riflessioni, soprattutto critiche.  La crisi di governo, ufficializzata alla Camera dei Deputati, con il discorso del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, comincia ad intravedere una via d’uscita.

Il 18 gennaio, l’intervento del Premier alla Camera ha fruttato oltre 321 “si alla fiducia“, malgrado 27 astenuti e 259 contrari. La vera sfida, però, è stata al Senato. Il 19 gennaio, con un paio d’ore d’anticipo rispetto all’intervento alla Camera dei Deputati del giorno precedente, le Parole del Premier hanno riempito l’aula.

Al Senato si è presentato uno spettacolo ancor più indegno, rispetto a quello presentato nella precedente giornata alla Camera, da parte di alcune forze politiche. Dopo infelici citazioni, urla e momenti concitati, è arrivato un voto particolarmente significante. Tralasciando la vicenda dei senatori Ciampolillo e Nencini, riammessi al voto soltanto dopo la consultazione al “Var”, arriva un angusta e traballante maggioranza (relativa) anche al Senato.

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Le intenzioni di Italia Viva

Insomma, non era necessario intavolare una crisi di governo per mostrare ancor più fragile l’intero Paese. D’altronde, anche alla nascita del Conte-bis era nota una certa situazione di instabilità politica. Al governo c’erano due forze che si erano tanto odiate, a causa di Matteo Renzi, all’ora ancora leader del Pd.

Sul senatore Nencini, invece, occorre un’accurata riflessione. Lungi dal voler commentare la scelta politica e quindi il voto favorevole alla fiducia del Presidente del Consiglio dei Ministri, però, è necessario ricordare che è stato il fautore della nascita del partito  “Italia Viva”.

Un renziano Doc, perché ha votato la fiducia al governo, dopo che il suo leader politico aveva “invitato” i suoi ministri alle dimissioni, causando l’inesorabile crisi di governo?  In generale, perché dopo aver causato questa irresponsabile crisi Italia Viva si è astenuta, declinando ogni responsabilità? Quali sono le intenzioni di Renzi? Proverà a giocare al rialzo, oppure si schiererà all’opposizione?

Tutto questo potrà essere commentato soltanto nei prossimi giorni, considerando gli sviluppi ed il destino del governo Conte-bis.


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Il punto della situazione al 21 gennaio: ci sono le condizioni per governare con questa maggioranza?

La maggioranza relativa raggiunta risulterà sicuramente molto precaria. Questa crisi di governo ha solo aumentato la risonanza dei problemi della maggioranza. O meglio, Matteo Renzi ha cercato di monopolizzare l’attenzione attraverso un’ambigua mossa politica, mettendo in cattiva luce anche gli accordi sul Recovery Plan.

Questo governo riversa chiaramente tratti di instabilità, risalenti a correnti e posizioni ben differenziate. Ora, però, appare chiaro un disegno politico instaurato sulla responsabilità anche di ogni singolo componente della maggioranza, chiamato ad intervenire ed a dare il meglio di sé, per tirare dalle sabbie mobili questo Paese, dilaniato da una forte recessione economica e dalla crisi pandemica.

I discorsi del Premier in Parlamento mostrano anche un approccio diverso del Movimento 5 Stelle. Non bisogna dimenticare che agli albori della conquista “di un posto in maggioranza”, il M5S ostentava caratteri di impulso sovranista, mentre oggi si mostra sempre più aperto ad impostazioni “europeiste, socialiste e popolari”.

Certo, il governo gialloverde denotava caratteri molteplici, risalenti ad una corrente denominata “populismo“, comprensiva anche degli aspetti più spiccioli della politica. In questi giorni, invece, il Premier ha accentuato il carattere nobile della politica, il necessario raggiungimento degli interessi collettivi, l’imprescindibile contatto tra istituzioni e cittadini.

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Questo deciso cambio di rotta rimarca un ripensamento ed un adattamento sicuramente positivo del proprio modus operandi. 

Intanto, proprio nella giornata di ieri, è stato approvato lo scostamento di bilancio al Parlamento, urgente per poter concretizzare il decreto Ristori. Tutte le forze politiche hanno votato a favore del provvedimento per permettere a tutte le attività ed ai professionisti di rifiatare, dopo le perdite subite a causa delle ultime misure restrittive.


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Il confronto con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Il Presidente del Consiglio dei Ministri ha ultimato le fasi della crisi di governo con l’ultimo confronto, forse quello formalmente più incisivo, al Quirinale con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

L’incontro è durato circa 50 minuti, determinando un ultimo sforzo per il Presidente del Consiglio dei Ministri, costretto a rinforzare la maggioranza nelle prossime due settimane. D’altronde, per Giuseppe Conte questo “compromesso” era pronosticabile già prima di conoscere l’esito delle votazioni al Parlamento.

La consapevolezza di non ottenere l’ambita maggioranza assoluta, instaura la consapevolezza di ulteriori situazioni pericolose. Il rischio che si possa verificare un ennesimo passo falso del governo, dunque, è concreto e tangibile.

Inoltre, Renzi, nonostante il suo risicato consenso elettorale, rappresenterà da qui all’eventuale scadenza naturale della legislatura, l’ago della bilancia. Per questo, l’astensione al voto di Italia Viva appare inspiegabile e significativo al tempo stesso.

In merito a questa instabilità, si è espressa anche la presidente della Commissione europea, Ursula von Der Leyen, affermando che bisogna lavorare al massimo per oltrepassare la pandemia. Le sue parole, sicuramente dure, esortano alla coesione per ritrovare stabilità e ricordano il particolare momento storico, caratterizzato dalla crisi pandemica.

Le critiche del Centrodestra

Le acque non riescono a calmarsi ed il Centrodestra è sul piede di guerra. Nel pomeriggio, è atteso l’incontro tra i leader dei partiti di Centrodestra ed il Presidente del Consiglio della Repubblica Sergio Mattarella, al Quirinale.

Giorgia Meloni, nel corso di un’intervista al Corriere della Sera, auspica un ruolo maggiormente attivo del capo dello Stato, aggiungendo: ” Chiederemo se l’esecutivo possa andare avanti in queste condizioni o se non sia più saggio risolvere la crisi politica dando all’Italia un governo degno di questo nome”.

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Sulla questione, appare compatto e consolidante anche il punto di vista di Matteo Salvini. Anch’egli, infatti, in occasione dell’incontro odierno al Quirinale, chiederà le elezioni anticipate.

In merito, però, è necessaria una considerazione. Dopo i discorsi della Lega e di FdI al Parlamento, soprattutto attraverso i “leader”, sono emersi numeri discutibili sui decessi e sull’inefficienza del contrasto alla pandemia. Cosa sarebbe successo se avessero “manovrato loro”?

Considerando le diverse uscite a vuoto ed i discorsi contraddittori, in merito all’effettivo potenziale del virus e talvolta negando anche l’esistenza e la portata stessa, cosa “volevano” dimostrare?

É opportuna una solida e concreta opposizione, ma è stato “giusto” l’operato del Centrodestra, finora?


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Le parole di Renzi, Di Maio e Zingaretti

L’appello alla responsabilità ed all’unità è stato accolto, ovviamente, dal M5S e dal Pd. In tutti gli interventi al Parlamento, degli attuali appartenenti della maggioranza, è emersa la necessità di proseguire il cammino intrapreso, in nome di “una programmazione politica” ispirata ai bisogni dei cittadini.

Luigi Di Maio, leader del M5S, ha dichiarato fiducia in merito all’espressione della maggioranza assoluta alla Camera e relativa al Senato, aggiungendo: “il tentativo di spallata ha avvantaggiato il Centrodestra, non Renzi”. Quindi, incredulo e sbigottito per il comportamento del leder di Italia Viva, Di Maio auspica un consolidamento della maggioranza proprio in vista del Recovery Plan, per rispondere agli appelli di unità provenienti dall’Europa e dal Presidente del Consiglio dei Ministri.


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Anche Nicola Zingaretti e l’intero Partito Democratico si schierano di fianco al Presidente del Consiglio dei Ministri. Proprio Zingaretti si dichiara convinto di sostenere la costruzione della maggioranza, anche senza Italia Viva.

Italia Viva, invece, attraverso Elena Maria Boschi, Teresa Bellanova e Matteo Renzi dichiarano la massima apertura al dialogo. Le parole di Matteo Renzi, però, risultano particolarmente velenose.

Proprio dopo aver causato questo caos, il leader di Italia Viva continua ad attaccare il Presidente del Consiglio dei Ministri e gli altri componenti della maggioranza, dopo l’astensione al Parlamento.

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