Cronaca

Crollo sulla Marmolada, racconto da brividi di un vigile del fuoco: “Calpestavo il ghiaccio e pensavo a cosa poteva esserci sotto”

Il vigile del fuoco che ha partecipato alle ricerche

Il racconto da brividi dell’esperto vigile del fuoco Moreno Trogni di Bretonico che ha partecipato alle ricerche del crollo: “Calpestavo il ghiaccio della Marmolada e pensavo a cosa potesse esserci sotto”. Sono dieci le vittime, un disperso e sette i feriti nel crollo del ghiacciaio sulla Marmolada, avvenuto domenica 3 luglio: è il tragico bilancio ufficiale. Queste le ultime notizie di oggi, 7 luglio 2022. Attesi per venerdì mattina i risultati dal Ris di Parma mentre continua la ricerca dei dispersi.

Crollo sulla Marmolada, il racconto di un vigile del fuoco

Le ricerche sono finite e tutto è andato come doveva andare: nessuno è rimasto ferito e i rischi di un nuovo crollo, all’inizio presagiti, non si sono verificati. Il freddo non si sentiva molto sulla pelle ma dall’alba alle dieci del mattino la coltre di ghiaccio è rimasta dura, nonostante un sole che ha iniziato a farsi sentire. Nell’operazione una nuova vittima si è trovata.

“Pensavo a cosa potesse esserci sotto”

Eppure l’esperto vigile del fuoco Moreno Trogni che la Marmolada la conosce bene un po’ per lavoro e un po’ perché ci è nato accanto, ha avuto un sussulto quando l’ha attraversata.

“Era da qualche tempo che non ci andavo e, sì, l’ho trovata cambiata. C’era questa lingua colata dura, intrisa di acqua e ghiaccio. Il ghiaccio era ricoperto dal pietrisco. Quando l’ho calpestato e ho pensato che lì sotto poteva esserci qualcosa, mi ha fatto una certa impressione”

L’operazione

Moreno Trogni è uno dei dodici che ha preso parte all’operazione pericolosa con i due cani. Un elicottero li ha accompagnati in quota con più persone a bordo pronte a intervenire per salvare lui e gli altri nell’intervallo di qualche decina di secondi.

“All’inizio abbiamo fatto una ricerca veloce e a tappeto coi cani per vedere se trovavamo qualcosa. C’erano due operatori ‘sentinelle’ posizionate più in alto pronte a dare l’allarme con segnali acustici e degli strumenti in grado di farci capire se c’era un pericolo. Il sistema ha funzionato e siamo riusciti a percorrere un’area abbastanza ampia del tracciato in breve tempo”.

La paura

“Non è stato faticoso e non dovevamo correre, la paura che la ‘Regina’, come viene soprannominata la Marmolada, avesse altri cedimenti c’era ma neanche troppa. La paura c’è sempre e per fortuna perché ti fa tenere alta l’attenzione ma le condizioni ambientali erano abbastanza buone. Domani si torna su, e così sarà fino a domenica”.

Crollo sulla Marmolada: per ora 10 vittime identificate

Un grosso seracco di ghiaccio è crollato lungo un itinerario in salita per raggiungere la vetta di uno dei giganti alpini nella giornata di domenica 3 luglio. Il crollo si è verificato tra Pian dei Fiacconi e Punta Penia intorno all’ora di pranzo. Gli alpinisti coinvolti erano divisi in più cordate. Le operazioni sulla cima stanno procedendo con difficoltà a causa di possibili ulteriori distacchi.

Le ricerche all’alba di oggi

Alle 5 di questa mattina è partita la “missione impossibile”, cioè la ricerca dei dispersi con elicotteri con visori e sensori speciali sulla Marmolada. Nel corso della ricognizione sono stati ritrovati, seppur non in numero elevato, anche resti di escursionisti. Attesi per domani mattina, i primi risultati dal Ris di Parma, che dovrebbe ricondurre tutti i reperti sia organici che tecnici alle vittime. La fase successiva sarà confrontare il Dna ai parenti per dare un nome ai corpi non identificati.

Questa mattina è stata ritrovata altra attrezzatura, riconducibile a persone date per disperse nella valanga, dal team dei soccorritori.

Come funziona la “missione impossibile”

La missione impossibile è un’operazione abbastanza pericolosa: è cominciata all’alba e comporta i rischi di nuovi distacchi del ghiacciaio.

Sono impegnati nell’operazione 14 militari, comprese due unità cinofile: il loro compito è quello di perlustrare ogni singola parte della valanga per cercare di ritrovare i dispersi. La missione è complessa: il piano operativo divide il percorso della cascata di ghiaccio e roccia, lungo circa 2,5-3 chilometri, con oltre 600 metri di dislivello, in tre parti. In caso di un nuovo crollo, per i militari il tempo di salvarsi sarà di 20, 40 o 60 secondi.

L’allerta pericolo

In caso di allerta, il pilota dell’elicottero dovrà riprendere immediatamente quota e sollevare gli operatori per metterli in salvo. Il contorno sarà decisivo: ci saranno uomini sentinella piazzati in zone sicure della montagna che supervisioneranno l’operazione. Tutte le persone di guardia saranno collegate via radio con i piloti.

Drone individua altri resti: l’ipotesi del recupero con il verricello

Nella tarda mattinata, intorno alle 11, l’operazione con il drone ha individuato altri resti umani. Il super-team degli specialisti ha pianificato un nuovo intervento previsto già nel primo pomeriggio. Un’operazione molto rischiosa: questo perché il caldo rende instabili le condizioni del ghiacciaio, riproponendo così lo stesso scenario di domenica. L’idea sarebbe quella di calare un operatore dall’elicottero tramite un verricello ed effettuare il recupero dei corpi.

Sono stati recuperati intorno alle 14 i resti umani identificati a metà mattinata. Come anticipato non è stata facile l’operazione di recupero a causa del caldo. Si è quindi preferito evitare di usare il verricello assicurando invece lo specialista con un’imbracatura agganciata ai pattini dell’elicottero. L’uomo si è abbassato sino a sfiorare la superfice, riuscendo a recuperare i corpi senza vita. Il bilancio sale quindi a 10 vittime e ancora un disperso.

La vittima è una donna

I resti recuperati nella tarda mattinata apparterrebbero ad una donna. È quanto si apprende dalle prime indagini effettuate.

Sei le vittime identificate: riconosciuti due cittadini cechi

Intorno all’ora di pranzo sono saliti a sei i corpi identificati: i genitori di due cittadini della Repubblica Ceca arrivati a Canazei oggi hanno riconosciuto i propri figli ormai senza vita.

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