Cronaca

Scoperto giro di false assicurazioni tra Campania e Lombardia: sequestro da 30 milioni di euro

Scoperto un giro di false assicurazioni dalla Campania a Milano con sequestri per 30 milioni di euro. Nella mattinata di oggi, martedì 14 luglio, i carabinieri di Milano hanno dato esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Sedici persone sono accusate di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata, auto-riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, esercizio abusivo di attività e di intermediazione assicurativa. Infine accusati di contraffazione di marchi e segni

False assicurazioni in Campania, sequestri per 30 milioni di euro

Due indagati sono destinatari di custodia cautelare in carcere, otto agli arresti domiciliari, quattro all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e 2 all’obbligo di dimora. I carabinieri hanno eseguito 14 decreti di perquisizione domiciliare. Sequestrate due sale slot e scommesse, 17 società di rivendita di auto, una società e un negozio di abbigliamento, diversi immobili situati tra Caserta e Isernia. Inoltre sotto chiave sono finiti motoscafi, moto e numerosi rapporti finanziari. Sequestrati, infine, nove siti internet. Complessivamente il  sequestro preventivo di beni ammonta a circa 30 milioni di euro.

Le indagini

Nel 2017 il Nucleo Investigativo dei carabinieri di Milano svolse un’approfondita analisi del diffuso fenomeno criminale. Infatti tante denunce presentate da diversi gruppi assicurativi in merito alle false polizze, purtroppo gli ignari automobilisti acquistavano questi prodotti contraffatti. Nel gennaio 2018 indagine trasferita dalla Procura di Milano a quella di Santa Maria Capua Vetere. Nel corso di due anni condotte intercettazioni, osservazioni, analisi di tabulati telefonici e accertamenti patrimoniali. Tutto avallato dalle dichiarazione resa da persone informate sui fatti. Quindi è stata scoperta un’associazione a delinquere operante dal 2012 nei Comuni di Cancello ed Arnone, Castel Volturno e Villa Literno.

La banda era dedita alla contraffazione e alla commercializzazione di assicurazioni Rca temporali, attraverso decine di siti web utilizzati dai finti intermediari assicurativi. I soldi ottenuti dalla truffe erano ritirati grazie a carte postpay intestate a circa 200 prestanome. Questi ultimi prelevavano quotidianamente i soldi in contanti: in minima parte distribuiti ai sodali mentre la maggior parte andava ai vertici dell’organizzazione. Ogni giornata di lavoro fruttava dai 5mila ai 10mila euro.

I siti internet e i call center

Durante l’operazione i carabinieri oscuravano almeno 78 siti internet, scoprendone così’ l’intera struttura criminale. Innanzitutto creavano  una piattaforma telematica attraverso i siti con server all’estero, numeri di telefono virtuali e sim fittiziamente intestate.  Dopo la creazione del sito attraverso false identità, i malviventi acquistavano da Google la priorità nel campo di ricerca per rendersi visibili sul motore di ricerca.

I telefonisti erano organizzati su due call center e periodicamente venivano trasferiti in diverse sedi. Previsti due torni di lavoro: dalle ore 9 alle 19 dal lunedì al venerdì e dalle 9 alle 13 del sabato. Nei call center esisteva la figura di team leader che aveva il compito di supervisionare il lavoro e di monitorare l’attività della raccolta dei contratti. Innanzitutto vittime erano i privati cittadini che cadevano nella trappola. I clienti si accorgevano della truffa solo dopo un incidente stradale o dopo il controllo condotto dalle forze dell’ordine. Anche le compagnie assicurative subivano la sottrazione del marchio da parte dell’organizzazione.

I capi e i collaboratori dell’organizzazione

I capi dell’organizzazione erano Federico e Dionigi Catena, noti per l’alto tenore di vita esibito tra auto di lusso e viaggi nei casinò di Campione, Lugano e Venezia. I loro principali collaboratori erano Salvatore Piccerillo e Antonio Di Dona. I due risultati proprietari, attraverso lo schermo delle cosiddette teste di legno, di varie società nel settore della rivendita auto. Talvolta le vetture risultavano rubate o allestite con pezzi d’auto rubati. Inoltre erano proprietari di due sale slot, terreni, negozi d’abbigliamento.


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