Cronaca

Fine vita: il documento del Papa contro l’eutanasia pensato per fermare i progressisti

Il Vaticano, con il documento approvato dal Papa e licenziato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede intitolato Il Buon Samaritano, ha deciso di fare luce su tutti i dubbi affiorati negli ultimi anni in molti Paesi sulla posizione del Magistero sull’eutanasia. Il fine vita per un cattolico resta “un atto intrinsecamente malvagio, in qualsiasi occasione o circostanza”, dunque un crimine e di conseguenza quei politici progressisti o di ispirazione cattolica che nei Parlamenti di tutto il mondo lavorano per “approvare leggi sull’eutanasia e il suicidio assistito si rendono complici del grave peccato che altri eseguiranno“.

La posizione della Chiesa sul fine vita non cambia

L’intervento papale si è reso necessario davanti al moltiplicarsi dei casi di cronaca, oltre che dal sempre maggiore numero di legislazioni nazionali modificate per legalizzare l’eutanasia o il suicidio assistito nei confronti di persone seriamente ammalate o con gravi problemi psicologici.

Il braccio di ferro tra le cliniche con la Congregazione per la dottrina della fede ha indotto il Papa ad autorizzare un documento capace di evidenziare cosa sia lecito e cosa no. “L’eutanasia è una grave violazione della Legge di Dio, in quanto uccisione deliberata moralmente inaccettabile di una persona umana (..) e comporta una offesa alla legge divina, alla dignità della persona umana, resta un crimine contro la vita“.

Lo spirito del Buon Samaritano

Quello che la Chiesa si aspetta da chiunque abbia a che fare con malati terminali – cappellani, medici e infermieri – è di assicurare agli infermi un accompagnamento secondo lo spirito del Buon Samaritano narrato dal Vangelo. E questo anche quando “la guarigione è impossibile o improbabile. In tal caso l’accompagnamento medico-infermieristico, psicologico e spirituale è un dovere ineludibile, poiché l’opposto costituirebbe un disumano abbandono del malato“.

Per la Chiesa resta fermo il compito di proteggere e accompagnare il malato con la dignità umana che le è dovuta. Ecco perché si ricorda che esiste anche un “obbligo morale di escludere l’accanimento terapeutico. Il che significa che non è lecito sospendere le cure efficaci per sostenere le funzioni fisiologiche essenziali finché l’organismo è in grado di beneficiarne”.


Tutte le notizie sul coronavirus

Il sito del Ministero della Salute

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio