Roberto Vecchioni: le frasi piĆ¹ belle delle sue canzoni

Roberto Vecchioni (Carate Brianza, 25 giugno 1943), ĆØ considerato uno dei piĆ¹ importanti cantautori italiani.

Per le sue canzoni, ha vinto i quattro premi piĆ¹ importanti della musica italiana: il Premio Tenco nel 1983, il Festivalbar nel 1992, il Festival di Sanremo e il Premio Mia Martini della critica nel 2011. Nonostante il suo successo da cantautore, Roberto Vecchioni ha continuato a svolgere la professione di docente di greco e latino nei licei, fino alla pensione.

Ecco una raccolta delle frasi piĆ¹ belle di Roberto Vecchioni.

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Le frasi piĆ¹ belle di Roberto Vecchioni

Le frasi piĆ¹ belle di Roberto Vecchioni

Dai bagliori di scena
dai versi di un poema
Ridotta a questa sorte
parola amore mio
Chi tā€™ha ferita a morte?
(Parola)

Guardami: ti lascio un fiore
dā€™immaginari sorrisi.
(Il cielo capovolto)

E ti diranno parole rosse come il sangue
Nere come la notte
Ma non ĆØ vero, ragazzo
Che la ragione sta sempre col piĆ¹ forte
Io conosco poeti
Che spostano i fiumi con il pensiero
E naviganti infiniti
Che sanno parlare con il cielo
(da Sogna ragazzo sogna)

Chiudi gli occhi, ragazzo
E credi solo a quel che vedi dentro
Stringi i pugni, ragazzo
Non lasciargliela vinta neanche un momento
Copri lā€™amore, ragazzo
Ma non nasconderlo sotto il mantello
A volte passa qualcuno
A volte cā€™ĆØ qualcuno che deve vederlo
(da Sogna ragazzo sogna)

Sogna, ragazzo sogna
non cambiare un verso della tua canzone,
non lasciare un treno fermo alla stazione,
non fermarti tuā€¦
(da Sogna ragazzo sogna)

Lasciali dire che al mondo
quelli come te perderanno sempre
perchƩ hai giƠ vinto, lo giuro,
e non ti possono fare piĆ¹ niente.
(da Sogna ragazzo sogna)

Su un viso di donna, passaci le dita
nessun regno ĆØ piĆ¹ grande
di questa piccola cosa che ĆØ la vita.
(da Sogna ragazzo sogna)

E la vita ĆØ cosƬ forte
che attraversa i muri per farsi vedere.
La vita ĆØ cosƬ vera
che sembra impossibile doverla lasciare.
La vita ĆØ cosƬ grande
che quando sarai sul punto di morire,
pianterai un ulivo
convinto ancora di vederlo fiorire.
(da Sogna ragazzo sogna)

Sogna, ragazzo, sogna,
ti ho lasciato un foglio
sulla scrivania,
manca solo un verso
a quella poesia,
puoi finirla tu.
(da Sogna ragazzo sogna)

E allora adesso sbrigati,
fammi vedere tu,
come si fa per non pensarti
mai piĆ¹.
(da Fammi vedere tu)

Stavolta parto davvero
con un vento leggero
che mi soffia alle spalle.
Tu dormi bene il tuo sonno
dove vado lo sanno
solo le stelle.
(da La CittĆ  senza donne)

E non si ĆØ soli quando un altro ti ha lasciato
si ĆØ soli se qualcuno
non ĆØ mai venuto
perĆ² scendendo perdo i pezzi sulle scale
e chi ci passa su
non sa di farmi male
(da Lā€™ultimo spettacolo)

Ridere, ridere, ridere ancora,
Ora la guerra paura non fa,
Brucian nel fuoco le divise la sera,
Brucia nella gola vino a sazietĆ ,
Musica di tamburelli fino allā€™aurora
Il soldato che tutta la notte ballĆ².
(da Samarcanda)

Per il poeta che non puĆ² cantare
Per lā€™operaio che ha perso il suo lavoro
Per chi ha ventā€™anni e se ne sta a morire
In un deserto come in un porcile
E per tutti i ragazzi e le ragazze
Che difendono un libro, un libro vero
CosƬ belli a gridare nelle piazze
PerchƩ stanno uccidendo il pensiero
Per il bastardo che sta sempre al sole
Per il vigliacco che nasconde il cuore
Per la nostra memoria gettata al vento
Da questi signori del dolore
(da Chiamami ancora amore)

Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
In questo disperato sogno
Tra il silenzio e il tuono
Difendi questa umanitĆ 
Anche restasse un solo uomo.
(da Chiamami ancora amore)

PerchƩ le idee sono come farfalle
che non puoi togliergli le ali,
perchƩ le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali,
perchƩ le idee sono voci di madre
che credevamo di avere perso,
e sono come il sorriso di Dio
in questo sputo di universo.
(da Chiamami ancora amore)

E costruƬ un delirante universo
senza amore,
dove tutte le cose
hanno stanchezza di esistere
e spalancato dolore.
Ma gli sfuggƬ che il senso delle stelle
non ĆØ quello di un uomo,
e si rivide nella pena
di quel brillare inutile,
di quel brillare lontanoā€¦
(da Le lettere dā€™amore)

E capƬ tardi che dentro
quel negozio di tabaccheria
cā€™era piĆ¹ vita di quanta ce ne fosse
in tutta la sua poesia
e che invece di continuare a tormentarsi
con un mondo assurdo
basterebbe toccare il corpo di una donna,
rispondere a uno sguardoā€¦
(da Le lettere dā€™amore)

E scrivere dā€™amore,
e scrivere dā€™amore,
anche se si fa ridere
anche quando la guardi,
anche mentre la perdi
quello che conta ĆØ scrivere
e non aver paura,
non aver mai paura
di essere ridicoli:
solo chi non ha scritto mai
lettere dā€™amore
fa veramente ridere
(da Le lettere dā€™amore)

Se potessi ritornare indietro
non perderei
il tempo a piangere tramonti
a udire fiori
a sbirciare alle spalle
i miei amori perduti.
(da Se tornassi indietro)

Se potessi ritornare indietro
non mi direi che il tempo vola via.
Nel sogno fragile di un vetro
mi specchierei e riderei di piĆ¹.
(da Se tornassi indietro)

Se tornassi indietro spenderei
questa mia vita insieme a voi,
la ballerei e non la sprecherei
in grandi idee,
soltanto
gli istanti
di vento
rivivrei con voi, con voi
e lā€™amerei
come non lā€™ho amata mai.
(da Se tornassi indietro)

In questa notte seminata di nuvole
che non una luce trema,
ogni domanda ĆØ la risposta a una domanda
della risposta prima;
ogni ritorno ĆØ una falsa partenza,
lā€™illusione di un movimento,
come questo bagno di lacrime
che non ho pianto.
(da Canto notturno di un pastore errante dellā€™aria)

Io ti amo:
ho paura ogni istante che abbiamo;
ho paura di averti di meno;
come un cieco ti ho dato la mano;
non lasciarmela, portami via, via, via.
(da Canto notturno di un pastore errante dellā€™aria)

Luci a San Siro di quella sera
che cā€™ĆØ di strano siamo stati tutti lĆ ,
ricordi il gioco dentro la nebbia?
Tu ti nascondi e se ti trovo ti amo lĆ .
(da Luci a San Siro)

Milano mia portami via, fa tanto freddo,
ho schifo e non ne posso piĆ¹,
facciamo un cambio prenditi pure
quel poā€™ di soldi quel poā€™ di celebritĆ 
ma dammi indietro la mia seicento,
i miei ventā€™anni e una ragazza che tu sai
Milano scusa stavo scherzando,
luci a San Siro non ne accenderanno piĆ¹.
(da Luci a San Siro)

Erano tempi erano bei tempi
erano tempi di parole che correvano da sole
ed era veramente amore.
(da Bei tempi)

E mi manchi, mi manchi, e mi manchi
Ma finchƩ canto ti ho davanti
Gli anni sono solo dei momenti
Tu sei sempre stata qui davanti.
(da Mi manchi)

E il tempo non sā€™innamora due volte di uno stesso uomo.
(da La stazione di Zima)

PiĆ¹ bello di averti
ĆØ quando ti disegno
niente ha piĆ¹ realtĆ  del sogno.
(da Per amore mio)

E i sogni, i sogni,
i sogni vengono dal mare,
per tutti quelli
che han sempre scelto di sbagliare,
perchĆ©, perchĆ© vincere significa ā€œaccettareā€
(da Figlia)

E figlia, figlia,
non voglio che tu sia felice,
ma sempre ā€œcontroā€,
finchƩ ti lasciano la voce;
vorranno
la foto col sorriso deficiente,
diranno:
ā€œNon ti agitare, che non serve a nienteā€,
e invece tu grida forte,
la vita contro la morte.
(da Figlia)

Hai ragione forse sono solo
ho comprato il cielo ma non volo
sono piccolo come un bambino
puoi tenermi tutto in una mano
Io vorrei
rivederti per fare lā€™amore
non sognarti
quando il sogno comincia a finire
(da Vorrei)

Io vorrei
fare il cambio con te per scoprire
tu chi sei
ed accorgermi che siamo uguali
E vorrei contare i tuoi capelli
fino allā€™ultimo senza sbagliare
e alla fine
dire che son belli
e confonderli e ricominciare
(da Vorrei)

E i nostri figli se ne andranno per il mondo
Come fogli di carta
Sopra lunghi stivali silenziosi
E li avremo giĆ  persi
Ed una incontrerĆ  tutti quelli
Che io sono giĆ  stato
E ci farĆ  lā€™amore
(da Dentro gli occhi)

Chiudi gli occhi che ho sonno
Son ventā€™anni che guardo
E che non dormo
(da Dentro gli occhi)

Signor giudice noi siamo quel che siamo
Ma lā€™ala di un gabbiano puĆ² far volar lontano
Signor giudice qui il tempo scorre piano
Ma noi che lā€™adoriamo col tempo ci giochiamo
Lā€™ombra sul muro non ĆØ una ragazza
PerĆ² ci fai lā€™amore per abitudine
(da Signor Giudice ā€“ Un Signore CosƬ CosƬ)

Amore mio
Che sogni
Amore ballerino
Tu corri sopra il filo
Ed io cammino
Legato al tuo sorriso
(da La mia ragazza)

E ti ho baciato sul sorriso per non farti male
e ti ho sparato sulla bocca invece di baciarti
perchƩ non fosse troppo lungo il tempo di lasciarti.
Forse non lo sai ma pure questo ĆØ amore.
(da Stranamore ā€“ pure questo ĆØ amore)

Quando il vento ha il suono di una voce dentro lā€™alber
La luna fa sognare
Io da grande sarĆ²
Come Robinson Robinson Robinson
(da Robinson)

I poeti son vecchi signori
che mangian le stelle
distesi sui prati
delle loro ville,
e sā€™inventano zingare e more
per farsi credibili agli occhi del mondo
col loro dolore.
(da I poeti)

Io non appartengo al tempo del delirio digitale,
del pensiero orizzontale,
di democrazia totale.
Appartengo a un altro tempo scritto sopra le mie dita,
con i segni di chitarra che mi rigano la vita.
Io lā€™ho vista la bellezza e ce lā€™ho stampata in cuore,
(da Io non appartengo piĆ¹)

Io non appartengo a un tempo che non mi ha insegnato niente
tranne che puoi esser uomo ma non diventare gente.
(da Io non appartengo piĆ¹)

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Il libraio di Selinunte (Einaudi, 2004)

Tutte le parole scritte dagli uomini sono forsennato amore non corrisposto; sono un diario frettoloso e incerto che dobbiamo riempire di corsa, perchĆ© tempo ce nā€™ĆØ poco. Un immenso diario che teniamo per Dio, per non recarci a mani vuote allā€™appuntamento.

Eccoci lƬ, macchine in un grande garage ordinato e pulito, dove ogni manovra dā€™entrata, uscita, sosta, parcheggio, precedenza, ĆØ stata cosƬ precisamente organizzata che non dobbiamo piĆ¹ chiederci quale sia il nostro posto, il nostro percorso, il nostro box.
Ma forse non siamo in un box. Forse questo mondo non ĆØ nato per essere un garage. Forse questo posto ĆØ stato pensato come un parco giochi o una stazione ferroviaria di treni a orari imprevedibili.

La mia cittĆ  non si chiama Selinunte, anzi non si chiama proprio. Si chiamava cosƬ una volta, quando alle cose corrispondevano i nomi. Oggi qui non si comunica piĆ¹ a parole, ma a codici; a volte semplici, a volte complessi, fatti di segni mischiati a segni.

La piĆ¹ grande bellezza e lā€™infima bruttezza partecipano del mistero. Cā€™ĆØ negli antipodi, nel contrasto assurdo, nel diverso in natura come un filo che se lo tiri ti fa sentire vicino a una veritĆ  che le cose di tutti i giorni nemmeno sfiorano. Cā€™ĆØ nel lampo e nel tuono una forza che manca alla giornata serena; cā€™ĆØ nella febbre, nellā€™incubo notturno, perfino in una sbornia, un indefinibile attimo di chiarezza, di certezza improvvisa. Quando qualche cosa sconvolge ci dice molto di piĆ¹ di quel che siamo abituati a sentire. Lā€™inspiegabile, lā€™unico, arriva come a scuoterti, svegliarti da un sonno di ordinarie, concilianti abitudini

Ma cosƬ ĆØ la disperazione, come una preghiera senza destinatario.

Niente si muove, nĆ© al di qua, nĆ© al di lĆ , nĆ© dentro di me. Ed ĆØ in quei momenti che me ne accorgo: niente vive cosi intensamente come il tempo fermo; perchĆ© non sono le persone che corrono, gli oggetti che cadono, le voci che risuonano, a fare la vita: quelle sono imitazioni inesatte della vita.

Bellezza ĆØ questo vestito che ti senti cucito addosso, soffice, caldo, indistruttibile, fra tanti altri che mancano sempre di qualcosa.

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Scacco a Dio (Einaudi, 2009)

ā€“ Non esiste ingiustizia divina, ā€“ replicĆ² Wilde. ā€“ Quel che riteniamo ingiusto ĆØ solo il nostro amor proprio offeso. Solo gli uomini sbagliano, e in due modi: ritenere gli altri peggio di sĆ© e ritenere se stessi, sempre e comunque, al di sopra degli altri.
ā€“ Dio ā€“ controbattĆ© Gide ā€“ ĆØ il passatempo preferito della nostra mediocritĆ : una personalitĆ  che supplisca a quella che non abbiamo.

A volte la vita prende le sembianze di un sogno e devi ricominciare tutto da capo come un neonato stupito e incredulo di non trovare la mammella della madre.

Tutto a questo mondo si puĆ² cambiare, imparare, tranne il genio, lā€™estro. O ce lā€™hai o non ce lā€™hai. Il genio ĆØ come un marchio inconfondibile, ognuno si porta sulla pelle e nelle viscere il suo, che ĆØ suo e basta. Non puoi mutarlo, non puoi snaturarlo, perchĆ© se ci provi, inaridisce e muore, e tu con lui.

Gli uomini cantano quando le parole non bastano, quando non riescono a dirle, forse perchƩ da sole sarebbero persino ridicole.

Non ti ĆØ mai venuto il sospetto che lā€™errore imprevisto, inimmaginabile, sia proprio la prova della mia esistenza?
Se le vicende degli uomini rispondessero sempre a una concatenazione mai disillusa di cause ed effetti, ciĆ² dimostrerebbe che il mondo ĆØ regolato solo ed esclusivamente dalla meccanica della materia, dalla sua fisica, dalla sua chimica, ogni atto non potrebbe essere che la conseguenza di una precisa premessa: non spunterebbero, dietro la curva, camion contromano; non esisterebbero malattie inguaribili; non finirebbe, da un giorno allā€™altro, un grande amore. Un mondo perfetto dimostrerebbe lā€™inutilitĆ  di Dio, ne negherebbe lā€™esistenza

Cosā€™ĆØ la mia poesia? NĆ© il martello di un fabbro, nĆ© la striglia di uno stalliere. Consolano di piĆ¹ una carezza, un bacio, un abbraccio, una parola detta, viva, che non questo vaneggiare per versi: vuoi mettere una cena tra amici con una elegia?

Lā€™attore ĆØ un uomo finto che dice cose vere con parole finte o un uomo vero che dice cose finte con parole vere?

La salvezza non ĆØ nella fede, troppo facile caro Agostino, la salvezza ĆØ nel dubbio. La fede ĆØ come osservare una lastra riuscita male e vedere nella vaghezza delle ombre un volto nitido che non cā€™ĆØ: il dubbio ĆØ non guardarla nemmeno, la foto, e andar a cercare la persona del ritratto per vederla dal vero.

Ho accessi dā€™ira feroce e rabbia e voltastomaco. Mā€™inalbero non per le grandi ingiustizie che nemmeno conosco, ma per lā€™imbecillitĆ  spicciola e quotidiana, per lā€™ignavia, e lā€™ipocrisia umana, sono scontento, sono disilluso, sono contro.

Sembra quasi che lo facciano per farmi dispetto, gli uomini: arrivati a un certo punto ĆØ come se sā€™incidessero unā€™altra linea della vita sulla mano. No, non parlo di peccati, quelli son minuzie: dico il corso del loro destino. ƈ come se in unā€™immaginaria scacchiera non accettassero piĆ¹ le diagonali di un alfiere, i salti di un cavallo, le rette di una torre. E spacciano questa falsa libertĆ  per uno scacco a me, uno scacco a Dio. Ecco cosa mi tormenta e cosa voglio capire: dove ho sbagliato?

I poeti non sono come lei immagina, non confondono il sogno con la realtĆ : i poeti guardano il mondo, sono nel mondo. Si aggirano in questi acquitrini, in queste paludes e vanno oltre per non caderci dentro.

Non piango, non so piangere, non ho mai imparato a farlo. Non conosco la commozione, solo il rimpianto e lo struggimento: conosco il fastidio e la noia, lā€™assenza e il rifiuto. Ho un groppo in gola, qui, adesso, ma non ci provo nemmeno a versar lacrime, perchĆ© se dovessi farlo una volta non la smetterei piĆ¹ per tutti i giorni che mi restano.

Devo chiedere una cosa a Dio.
ā€“ Ma se sei ateo!
ā€“ Essere ateo non significa che lui non cā€™ĆØ, ma solo che non ci credi.

PuĆ² un cavallo essere felice? PuĆ². A voi uomini sembra impossibile, perchĆ© non potete leggerci dentro. Ma noi non abbiamo ieri e domani, noi abbiamo solo il momento che resta e non passa, quel che ĆØ stato non conta, quel che sarĆ  non cā€™ĆØ: ogni frammento, ogni giorno fa parte a sĆ©: ogni giorno di gioia ĆØ come eterno ed ĆØ quello il nostro segreto.
A voi uomini sembra impossibile, perchƩ non conoscete la felicitƠ.

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Il mercante di luce (Einaudi, 2014)

Vivere ĆØ una maledetta indecente disillusione, ĆØ prestare il fianco a domande senza fine.

Doveva lasciargli un dono, il piĆ¹ grande possibileā€¦
E il dono ĆØ lā€™orgoglio di essere uomini e di vivere in questa rivelazione; perchĆ© non importa quanto si vive, ma con quanta luce dentro, senza rimpiangere e senza piangere.
Ogni armonia ĆØ una conquista.

Il cuore si abitua a ogni cosa, perchƩ non esiste la felicitƠ assoluta e se ne possiamo avere un quarto, una metƠ soltanto, quella metƠ, quel quarto sono un tutto.

Il destino ĆØ un fiume sotterraneo che scorre parallelo alla vita: ogni tanto emerge e allora ci sommerge e ci chiediamo Ā«ma perchĆ© proprio a me?Ā»: oh, sĆ­, solo a te, perchĆ© quel fiume ĆØ il tuo, e cā€™era anche quando non lo vedevi.

PerchĆ© questo ĆØ la notte: una moltiplicazione del giorno; durante il giorno rimuovi attimi che non hai il tempo di collocare, decifrare, ma la notte ĆØ lƬ, assassina, a riproporteli, a slargarli, a ingigantirli, e cosƬ la gioia, la speranza, la stanchezza trovano una coltre, un rifugio, ma lā€™ansia, lā€™insulto, lā€™ora di un addio figliano fino allā€™estremo: il dolore non ha silenzi.

Tutta quella velocitƠ gli sembrava inutile, fuori luogo. Si corre per risolvere: superi il traguardo e manco te ne accorgi, perchƩ il giorno dopo ricominci. Ma in realtƠ si gira a piedi intorno a una rotonda, ecco cosa.

Lui ĆØ il mercante di luce e il suo prezzo ĆØ il mio cuore che sussulta, sono le lacrime di avere capito e di aver amato.

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La vita che si ama (Einaudi, 2016)

La felicitĆ  non si definisce, cā€™ĆØ, cā€™ĆØ sempre, e non solo negli attimi che sconvolgono il cuore, ma nella consapevolezza sognante e progressiva dellā€™esserci e non subirla, la vita.
Si annuncia a lampi accecanti e fuggitivi, ma poi ĆØ lƬ, nella pioggia estiva, sottile, che non ti copre, che vuoi prenderla tutta, testa al cielo.

Ogni canzone, ogni film, ogni poesia, quadro, poema che vedrete, sentirete, leggerete, lo vedrete, sentirete, leggerete per lā€™ultima volta. Oh certo, potrete riascoltare, rileggere, rivedere: il film ĆØ quello, quello il poema.
Siete voi a vederlo e sentirlo, anche impercettibilmente, in altro modo.
Infinitesimi gli scarti del cuore, che non solo dividono ma fanno diverso il mondo: voi sarete altri anche un minuto dopo.

La felicitĆ  non ĆØ un angolo acuto della vita o un logaritmo incalcolabile o la quadratura del cerchio: la felicitĆ  ĆØ la geometria stessa.

Mentiva Epicuro. Non si ĆØ felici nellā€™imperturbabilitĆ , ma nellā€™attraversamento del vento e della tempesta.

Il boato, il picco dā€™intensitĆ , non ĆØ che uno sgraffio, e pare che bruci di sole, ma la felicitĆ  non ĆØ lƬ, sta nel silenzio che segue, nella lingua nota di quiete dove danzano punti di luce da afferrare e mettere insieme, a farne figure. E allora non basta che accada, dobbiamo anche farla accadere e saperla cogliere dove sā€™acquatta, nella tristezza come presagio di un altro orizzonte, e soprattutto nella gioia che non si appunta allā€™anima, ma scivola e scivola: e allora tirarla, fletterla come un elastico perchĆ© si allarghi, quella gioia, si estenda di qua e di lĆ , perchĆ© non diventi, appena passata, solo un ricordo.

l tresette a due ĆØ il gioco che piĆ¹ assomiglia alla vita.
Le carte che hai sono te, nel meglio e nel peggio, le chances e i buchi neri che il destino ti ha messo dentro alla nascita: da quelle parti, da lƬ devi sapere subito se giocartele con gli ori del successo, i bastoni della perseveranza, le spade del rischio, le coppe del lascia perdere. Ma ĆØ solo quel che hai alla nascita, perchĆ© carta dopo carta che pescherai dal mazzo, il gioco potrĆ  darti ragione o sconvolgerti, cioĆØ cambiarti la vita.

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Interviste varie

Lā€™italiano, tra non molto, sarĆ  la piĆ¹ bella tra le lingue morte.

Lā€™amore ĆØ il rispetto intellettuale per chi hai vicino. Dobbiamo amare lā€™altro, non il nostro riflesso nellā€™altro.

Il mio, piĆ¹ che ottimismo, ĆØ una visione chiara della vita. Lā€™ottimista pensa ā€œtutto passerĆ , il dolore non contaā€. Non ĆØ cosƬ: il dolore conta, perĆ² in questa visione tutto ha una ragione dā€™essere.

Senza la cultura siamo campati in aria, ĆØ come stare al sesto piano di un palazzo senza altri piani sotto, incapaci di capire ciĆ² che succede.

La parola ĆØ una magia, ĆØ come una creatura: ha fatto una strada impervia, da 10mila anni prima di Cristo a oggi. Ogni parola ha un significato. Se ci mancano le parole il pensiero si atrofizza.

Io ho finito di essere malinconico verso i 50 anni.

La canzone dā€™autore ĆØ colta e profonda, ma popolare, deve arrivare. Anche non subito: lā€™incomprensibilitĆ  permette a volte di svegliare qualcosa in chi ascolta. Questo sforzo ĆØ importantissimo, perchĆ© il brano deve essere pregnante, suggerire, aprire, far vedere qualcosa che non vedevamo. La canzone dā€™autore ĆØ la maniera piĆ¹ rapida per arrivare alla potenza della poesia.

Cantore, ĆØ quello che riesce a dare risposte che attraversano lo spazio e il tempo. Omero era un cantore. Per me oggi lo ĆØ stato sicuramente Fabrizio De AndrĆ©, lo ĆØ Bob Dylan, che infatti ha vinto giustamente il Nobel.

Questo deve dare la scuola: il senso, il significato. Non solo Umanismo, ovvero essere usati o semplicemente aiutati dalla scienza, ma anche Umanesimo, cioĆØ capire il senso, avere il fine.

Se vostro figlio torna a casa e dice di essere stravolto, non credetegli, non esistono insegnanti che li stravolgono.

Alla scuola chiederei innanzi tutto di insegnare che cosa ĆØ bello, di divulgare lā€™armonia, di spiegare il senso dei valori.

Si va a scuola per diventare una persona.

Le parole non sono fiato, evanescenza, convenzione. Le parole sono Ā«coseĀ». Niente esiste se non ha nome, perchĆ© siamo noi a far esistere il mondo.

Oggi i ragazzi hanno sempre piĆ¹ un bagaglio tecnico notevole, ma quando si trovano di fronte a Kandinsky, Picasso, a certo pensiero laterale del Novecento che va oltre la misura quadrata della razionalitĆ , si perdono.

Quando insegnavo, molte volte uscivamo dalla classe: le chiamavamo ā€˜Ore di folliaā€™. Andavamo al parco, camminavamo, un poā€™ alla peripatetica, e partivamo da un tema, che so: le stelle. Quali autori hanno parlato delle stelle? E dal punto di vista scientifico? E poi: tu che cosa diresti sulle stelle? Inventati qualcosa in questo momento. Ognuno poteva dire la sua. Questo esercizio secondo me serve tantissimo: esula dalla norma, ĆØ creativo e ai ragazzi piaceva moltissimo.

Credo che ogni cosa che avviene nel mondo, anche ciĆ² che sembra apparentemente inspiegabile, ĆØ un millimetro del metro di Dio.

Sento Dio dentro di me in maniera molto forte. Direi che a parte alcune schermaglie oggi con Lui sono in un buon momento.

Credo che Dio agisca dietro le quinte, non impedendo mai la libertĆ  degli esseri umani, non costringendo nessuno a fare cose contro la propria volontĆ .

In questo momento non mi preoccupa nĆ© soffrire nĆ© morire, mi preoccupa soltanto trovare un muro di incomprensione e di ignoranza davanti. Lā€™egoismo mi fa paura

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