Roberto Vecchioni: le frasi piĆ¹ belle delle sue canzoni
Roberto Vecchioni (Carate Brianza, 25 giugno 1943), ĆØ considerato uno dei piĆ¹ importanti cantautori italiani.
Per le sue canzoni, ha vinto i quattro premi piĆ¹ importanti della musica italiana: il Premio Tenco nel 1983, il Festivalbar nel 1992, il Festival di Sanremo e il Premio Mia Martini della critica nel 2011. Nonostante il suo successo da cantautore, Roberto Vecchioni ha continuato a svolgere la professione di docente di greco e latino nei licei, fino alla pensione.
Ecco una raccolta delle frasi piĆ¹ belle di Roberto Vecchioni.
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Le frasi piĆ¹ belle di Roberto Vecchioni
Dai bagliori di scena
dai versi di un poema
Ridotta a questa sorte
parola amore mio
Chi tāha ferita a morte?
(Parola)
Guardami: ti lascio un fiore
dāimmaginari sorrisi.
(Il cielo capovolto)
E ti diranno parole rosse come il sangue
Nere come la notte
Ma non ĆØ vero, ragazzo
Che la ragione sta sempre col piĆ¹ forte
Io conosco poeti
Che spostano i fiumi con il pensiero
E naviganti infiniti
Che sanno parlare con il cielo
(da Sogna ragazzo sogna)
Chiudi gli occhi, ragazzo
E credi solo a quel che vedi dentro
Stringi i pugni, ragazzo
Non lasciargliela vinta neanche un momento
Copri lāamore, ragazzo
Ma non nasconderlo sotto il mantello
A volte passa qualcuno
A volte cāĆØ qualcuno che deve vederlo
(da Sogna ragazzo sogna)
Sogna, ragazzo sogna
non cambiare un verso della tua canzone,
non lasciare un treno fermo alla stazione,
non fermarti tuā¦
(da Sogna ragazzo sogna)
Lasciali dire che al mondo
quelli come te perderanno sempre
perchĆ© hai giĆ vinto, lo giuro,
e non ti possono fare piĆ¹ niente.
(da Sogna ragazzo sogna)
Su un viso di donna, passaci le dita
nessun regno ĆØ piĆ¹ grande
di questa piccola cosa che ĆØ la vita.
(da Sogna ragazzo sogna)
E la vita ĆØ cosƬ forte
che attraversa i muri per farsi vedere.
La vita ĆØ cosƬ vera
che sembra impossibile doverla lasciare.
La vita ĆØ cosƬ grande
che quando sarai sul punto di morire,
pianterai un ulivo
convinto ancora di vederlo fiorire.
(da Sogna ragazzo sogna)
Sogna, ragazzo, sogna,
ti ho lasciato un foglio
sulla scrivania,
manca solo un verso
a quella poesia,
puoi finirla tu.
(da Sogna ragazzo sogna)
E allora adesso sbrigati,
fammi vedere tu,
come si fa per non pensarti
mai piĆ¹.
(da Fammi vedere tu)
Stavolta parto davvero
con un vento leggero
che mi soffia alle spalle.
Tu dormi bene il tuo sonno
dove vado lo sanno
solo le stelle.
(da La CittĆ senza donne)
E non si ĆØ soli quando un altro ti ha lasciato
si ĆØ soli se qualcuno
non ĆØ mai venuto
perĆ² scendendo perdo i pezzi sulle scale
e chi ci passa su
non sa di farmi male
(da Lāultimo spettacolo)
Ridere, ridere, ridere ancora,
Ora la guerra paura non fa,
Brucian nel fuoco le divise la sera,
Brucia nella gola vino a sazietĆ ,
Musica di tamburelli fino allāaurora
Il soldato che tutta la notte ballĆ².
(da Samarcanda)
Per il poeta che non puĆ² cantare
Per lāoperaio che ha perso il suo lavoro
Per chi ha ventāanni e se ne sta a morire
In un deserto come in un porcile
E per tutti i ragazzi e le ragazze
Che difendono un libro, un libro vero
CosƬ belli a gridare nelle piazze
PerchƩ stanno uccidendo il pensiero
Per il bastardo che sta sempre al sole
Per il vigliacco che nasconde il cuore
Per la nostra memoria gettata al vento
Da questi signori del dolore
(da Chiamami ancora amore)
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
In questo disperato sogno
Tra il silenzio e il tuono
Difendi questa umanitĆ
Anche restasse un solo uomo.
(da Chiamami ancora amore)
PerchƩ le idee sono come farfalle
che non puoi togliergli le ali,
perchƩ le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali,
perchƩ le idee sono voci di madre
che credevamo di avere perso,
e sono come il sorriso di Dio
in questo sputo di universo.
(da Chiamami ancora amore)
E costruƬ un delirante universo
senza amore,
dove tutte le cose
hanno stanchezza di esistere
e spalancato dolore.
Ma gli sfuggƬ che il senso delle stelle
non ĆØ quello di un uomo,
e si rivide nella pena
di quel brillare inutile,
di quel brillare lontanoā¦
(da Le lettere dāamore)
E capƬ tardi che dentro
quel negozio di tabaccheria
cāera piĆ¹ vita di quanta ce ne fosse
in tutta la sua poesia
e che invece di continuare a tormentarsi
con un mondo assurdo
basterebbe toccare il corpo di una donna,
rispondere a uno sguardoā¦
(da Le lettere dāamore)
E scrivere dāamore,
e scrivere dāamore,
anche se si fa ridere
anche quando la guardi,
anche mentre la perdi
quello che conta ĆØ scrivere
e non aver paura,
non aver mai paura
di essere ridicoli:
solo chi non ha scritto mai
lettere dāamore
fa veramente ridere
(da Le lettere dāamore)
Se potessi ritornare indietro
non perderei
il tempo a piangere tramonti
a udire fiori
a sbirciare alle spalle
i miei amori perduti.
(da Se tornassi indietro)
Se potessi ritornare indietro
non mi direi che il tempo vola via.
Nel sogno fragile di un vetro
mi specchierei e riderei di piĆ¹.
(da Se tornassi indietro)
Se tornassi indietro spenderei
questa mia vita insieme a voi,
la ballerei e non la sprecherei
in grandi idee,
soltanto
gli istanti
di vento
rivivrei con voi, con voi
e lāamerei
come non lāho amata mai.
(da Se tornassi indietro)
In questa notte seminata di nuvole
che non una luce trema,
ogni domanda ĆØ la risposta a una domanda
della risposta prima;
ogni ritorno ĆØ una falsa partenza,
lāillusione di un movimento,
come questo bagno di lacrime
che non ho pianto.
(da Canto notturno di un pastore errante dellāaria)
Io ti amo:
ho paura ogni istante che abbiamo;
ho paura di averti di meno;
come un cieco ti ho dato la mano;
non lasciarmela, portami via, via, via.
(da Canto notturno di un pastore errante dellāaria)
Luci a San Siro di quella sera
che cāĆØ di strano siamo stati tutti lĆ ,
ricordi il gioco dentro la nebbia?
Tu ti nascondi e se ti trovo ti amo lĆ .
(da Luci a San Siro)
Milano mia portami via, fa tanto freddo,
ho schifo e non ne posso piĆ¹,
facciamo un cambio prenditi pure
quel poā di soldi quel poā di celebritĆ
ma dammi indietro la mia seicento,
i miei ventāanni e una ragazza che tu sai
Milano scusa stavo scherzando,
luci a San Siro non ne accenderanno piĆ¹.
(da Luci a San Siro)
Erano tempi erano bei tempi
erano tempi di parole che correvano da sole
ed era veramente amore.
(da Bei tempi)
E mi manchi, mi manchi, e mi manchi
Ma finchƩ canto ti ho davanti
Gli anni sono solo dei momenti
Tu sei sempre stata qui davanti.
(da Mi manchi)
E il tempo non sāinnamora due volte di uno stesso uomo.
(da La stazione di Zima)
PiĆ¹ bello di averti
ĆØ quando ti disegno
niente ha piĆ¹ realtĆ del sogno.
(da Per amore mio)
E i sogni, i sogni,
i sogni vengono dal mare,
per tutti quelli
che han sempre scelto di sbagliare,
perchĆ©, perchĆ© vincere significa āaccettareā
(da Figlia)
E figlia, figlia,
non voglio che tu sia felice,
ma sempre ācontroā,
finchƩ ti lasciano la voce;
vorranno
la foto col sorriso deficiente,
diranno:
āNon ti agitare, che non serve a nienteā,
e invece tu grida forte,
la vita contro la morte.
(da Figlia)
Hai ragione forse sono solo
ho comprato il cielo ma non volo
sono piccolo come un bambino
puoi tenermi tutto in una mano
Io vorrei
rivederti per fare lāamore
non sognarti
quando il sogno comincia a finire
(da Vorrei)
Io vorrei
fare il cambio con te per scoprire
tu chi sei
ed accorgermi che siamo uguali
E vorrei contare i tuoi capelli
fino allāultimo senza sbagliare
e alla fine
dire che son belli
e confonderli e ricominciare
(da Vorrei)
E i nostri figli se ne andranno per il mondo
Come fogli di carta
Sopra lunghi stivali silenziosi
E li avremo giĆ persi
Ed una incontrerĆ tutti quelli
Che io sono giĆ stato
E ci farĆ lāamore
(da Dentro gli occhi)
Chiudi gli occhi che ho sonno
Son ventāanni che guardo
E che non dormo
(da Dentro gli occhi)
Signor giudice noi siamo quel che siamo
Ma lāala di un gabbiano puĆ² far volar lontano
Signor giudice qui il tempo scorre piano
Ma noi che lāadoriamo col tempo ci giochiamo
Lāombra sul muro non ĆØ una ragazza
PerĆ² ci fai lāamore per abitudine
(da Signor Giudice ā Un Signore CosƬ CosƬ)
Amore mio
Che sogni
Amore ballerino
Tu corri sopra il filo
Ed io cammino
Legato al tuo sorriso
(da La mia ragazza)
E ti ho baciato sul sorriso per non farti male
e ti ho sparato sulla bocca invece di baciarti
perchƩ non fosse troppo lungo il tempo di lasciarti.
Forse non lo sai ma pure questo ĆØ amore.
(da Stranamore ā pure questo ĆØ amore)
Quando il vento ha il suono di una voce dentro lāalber
La luna fa sognare
Io da grande sarĆ²
Come Robinson Robinson Robinson
(da Robinson)
I poeti son vecchi signori
che mangian le stelle
distesi sui prati
delle loro ville,
e sāinventano zingare e more
per farsi credibili agli occhi del mondo
col loro dolore.
(da I poeti)
Io non appartengo al tempo del delirio digitale,
del pensiero orizzontale,
di democrazia totale.
Appartengo a un altro tempo scritto sopra le mie dita,
con i segni di chitarra che mi rigano la vita.
Io lāho vista la bellezza e ce lāho stampata in cuore,
(da Io non appartengo piĆ¹)
Io non appartengo a un tempo che non mi ha insegnato niente
tranne che puoi esser uomo ma non diventare gente.
(da Io non appartengo piĆ¹)
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Il libraio di Selinunte (Einaudi, 2004)
Tutte le parole scritte dagli uomini sono forsennato amore non corrisposto; sono un diario frettoloso e incerto che dobbiamo riempire di corsa, perchĆ© tempo ce nāĆØ poco. Un immenso diario che teniamo per Dio, per non recarci a mani vuote allāappuntamento.
Eccoci lƬ, macchine in un grande garage ordinato e pulito, dove ogni manovra dāentrata, uscita, sosta, parcheggio, precedenza, ĆØ stata cosƬ precisamente organizzata che non dobbiamo piĆ¹ chiederci quale sia il nostro posto, il nostro percorso, il nostro box.
Ma forse non siamo in un box. Forse questo mondo non ĆØ nato per essere un garage. Forse questo posto ĆØ stato pensato come un parco giochi o una stazione ferroviaria di treni a orari imprevedibili.
La mia cittĆ non si chiama Selinunte, anzi non si chiama proprio. Si chiamava cosƬ una volta, quando alle cose corrispondevano i nomi. Oggi qui non si comunica piĆ¹ a parole, ma a codici; a volte semplici, a volte complessi, fatti di segni mischiati a segni.
La piĆ¹ grande bellezza e lāinfima bruttezza partecipano del mistero. CāĆØ negli antipodi, nel contrasto assurdo, nel diverso in natura come un filo che se lo tiri ti fa sentire vicino a una veritĆ che le cose di tutti i giorni nemmeno sfiorano. CāĆØ nel lampo e nel tuono una forza che manca alla giornata serena; cāĆØ nella febbre, nellāincubo notturno, perfino in una sbornia, un indefinibile attimo di chiarezza, di certezza improvvisa. Quando qualche cosa sconvolge ci dice molto di piĆ¹ di quel che siamo abituati a sentire. Lāinspiegabile, lāunico, arriva come a scuoterti, svegliarti da un sonno di ordinarie, concilianti abitudini
Ma cosƬ ĆØ la disperazione, come una preghiera senza destinatario.
Niente si muove, nĆ© al di qua, nĆ© al di lĆ , nĆ© dentro di me. Ed ĆØ in quei momenti che me ne accorgo: niente vive cosi intensamente come il tempo fermo; perchĆ© non sono le persone che corrono, gli oggetti che cadono, le voci che risuonano, a fare la vita: quelle sono imitazioni inesatte della vita.
Bellezza ĆØ questo vestito che ti senti cucito addosso, soffice, caldo, indistruttibile, fra tanti altri che mancano sempre di qualcosa.
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Scacco a Dio (Einaudi, 2009)
ā Non esiste ingiustizia divina, ā replicĆ² Wilde. ā Quel che riteniamo ingiusto ĆØ solo il nostro amor proprio offeso. Solo gli uomini sbagliano, e in due modi: ritenere gli altri peggio di sĆ© e ritenere se stessi, sempre e comunque, al di sopra degli altri.
ā Dio ā controbattĆ© Gide ā ĆØ il passatempo preferito della nostra mediocritĆ : una personalitĆ che supplisca a quella che non abbiamo.
A volte la vita prende le sembianze di un sogno e devi ricominciare tutto da capo come un neonato stupito e incredulo di non trovare la mammella della madre.
Tutto a questo mondo si puĆ² cambiare, imparare, tranne il genio, lāestro. O ce lāhai o non ce lāhai. Il genio ĆØ come un marchio inconfondibile, ognuno si porta sulla pelle e nelle viscere il suo, che ĆØ suo e basta. Non puoi mutarlo, non puoi snaturarlo, perchĆ© se ci provi, inaridisce e muore, e tu con lui.
Gli uomini cantano quando le parole non bastano, quando non riescono a dirle, forse perchƩ da sole sarebbero persino ridicole.
Non ti ĆØ mai venuto il sospetto che lāerrore imprevisto, inimmaginabile, sia proprio la prova della mia esistenza?
Se le vicende degli uomini rispondessero sempre a una concatenazione mai disillusa di cause ed effetti, ciĆ² dimostrerebbe che il mondo ĆØ regolato solo ed esclusivamente dalla meccanica della materia, dalla sua fisica, dalla sua chimica, ogni atto non potrebbe essere che la conseguenza di una precisa premessa: non spunterebbero, dietro la curva, camion contromano; non esisterebbero malattie inguaribili; non finirebbe, da un giorno allāaltro, un grande amore. Un mondo perfetto dimostrerebbe lāinutilitĆ di Dio, ne negherebbe lāesistenza
CosāĆØ la mia poesia? NĆ© il martello di un fabbro, nĆ© la striglia di uno stalliere. Consolano di piĆ¹ una carezza, un bacio, un abbraccio, una parola detta, viva, che non questo vaneggiare per versi: vuoi mettere una cena tra amici con una elegia?
Lāattore ĆØ un uomo finto che dice cose vere con parole finte o un uomo vero che dice cose finte con parole vere?
La salvezza non ĆØ nella fede, troppo facile caro Agostino, la salvezza ĆØ nel dubbio. La fede ĆØ come osservare una lastra riuscita male e vedere nella vaghezza delle ombre un volto nitido che non cāĆØ: il dubbio ĆØ non guardarla nemmeno, la foto, e andar a cercare la persona del ritratto per vederla dal vero.
Ho accessi dāira feroce e rabbia e voltastomaco. Māinalbero non per le grandi ingiustizie che nemmeno conosco, ma per lāimbecillitĆ spicciola e quotidiana, per lāignavia, e lāipocrisia umana, sono scontento, sono disilluso, sono contro.
Sembra quasi che lo facciano per farmi dispetto, gli uomini: arrivati a un certo punto ĆØ come se sāincidessero unāaltra linea della vita sulla mano. No, non parlo di peccati, quelli son minuzie: dico il corso del loro destino. Ć come se in unāimmaginaria scacchiera non accettassero piĆ¹ le diagonali di un alfiere, i salti di un cavallo, le rette di una torre. E spacciano questa falsa libertĆ per uno scacco a me, uno scacco a Dio. Ecco cosa mi tormenta e cosa voglio capire: dove ho sbagliato?
I poeti non sono come lei immagina, non confondono il sogno con la realtĆ : i poeti guardano il mondo, sono nel mondo. Si aggirano in questi acquitrini, in queste paludes e vanno oltre per non caderci dentro.
Non piango, non so piangere, non ho mai imparato a farlo. Non conosco la commozione, solo il rimpianto e lo struggimento: conosco il fastidio e la noia, lāassenza e il rifiuto. Ho un groppo in gola, qui, adesso, ma non ci provo nemmeno a versar lacrime, perchĆ© se dovessi farlo una volta non la smetterei piĆ¹ per tutti i giorni che mi restano.
Devo chiedere una cosa a Dio.
ā Ma se sei ateo!
ā Essere ateo non significa che lui non cāĆØ, ma solo che non ci credi.
PuĆ² un cavallo essere felice? PuĆ². A voi uomini sembra impossibile, perchĆ© non potete leggerci dentro. Ma noi non abbiamo ieri e domani, noi abbiamo solo il momento che resta e non passa, quel che ĆØ stato non conta, quel che sarĆ non cāĆØ: ogni frammento, ogni giorno fa parte a sĆ©: ogni giorno di gioia ĆØ come eterno ed ĆØ quello il nostro segreto.
A voi uomini sembra impossibile, perchĆ© non conoscete la felicitĆ .
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Il mercante di luce (Einaudi, 2014)
Vivere ĆØ una maledetta indecente disillusione, ĆØ prestare il fianco a domande senza fine.
Doveva lasciargli un dono, il piĆ¹ grande possibileā¦
E il dono ĆØ lāorgoglio di essere uomini e di vivere in questa rivelazione; perchĆ© non importa quanto si vive, ma con quanta luce dentro, senza rimpiangere e senza piangere.
Ogni armonia ĆØ una conquista.
Il cuore si abitua a ogni cosa, perchĆ© non esiste la felicitĆ assoluta e se ne possiamo avere un quarto, una metĆ soltanto, quella metĆ , quel quarto sono un tutto.
Il destino ĆØ un fiume sotterraneo che scorre parallelo alla vita: ogni tanto emerge e allora ci sommerge e ci chiediamo Ā«ma perchĆ© proprio a me?Ā»: oh, sĆ, solo a te, perchĆ© quel fiume ĆØ il tuo, e cāera anche quando non lo vedevi.
PerchĆ© questo ĆØ la notte: una moltiplicazione del giorno; durante il giorno rimuovi attimi che non hai il tempo di collocare, decifrare, ma la notte ĆØ lƬ, assassina, a riproporteli, a slargarli, a ingigantirli, e cosƬ la gioia, la speranza, la stanchezza trovano una coltre, un rifugio, ma lāansia, lāinsulto, lāora di un addio figliano fino allāestremo: il dolore non ha silenzi.
Tutta quella velocitĆ gli sembrava inutile, fuori luogo. Si corre per risolvere: superi il traguardo e manco te ne accorgi, perchĆ© il giorno dopo ricominci. Ma in realtĆ si gira a piedi intorno a una rotonda, ecco cosa.
Lui ĆØ il mercante di luce e il suo prezzo ĆØ il mio cuore che sussulta, sono le lacrime di avere capito e di aver amato.
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La vita che si ama (Einaudi, 2016)
La felicitĆ non si definisce, cāĆØ, cāĆØ sempre, e non solo negli attimi che sconvolgono il cuore, ma nella consapevolezza sognante e progressiva dellāesserci e non subirla, la vita.
Si annuncia a lampi accecanti e fuggitivi, ma poi ĆØ lƬ, nella pioggia estiva, sottile, che non ti copre, che vuoi prenderla tutta, testa al cielo.
Ogni canzone, ogni film, ogni poesia, quadro, poema che vedrete, sentirete, leggerete, lo vedrete, sentirete, leggerete per lāultima volta. Oh certo, potrete riascoltare, rileggere, rivedere: il film ĆØ quello, quello il poema.
Siete voi a vederlo e sentirlo, anche impercettibilmente, in altro modo.
Infinitesimi gli scarti del cuore, che non solo dividono ma fanno diverso il mondo: voi sarete altri anche un minuto dopo.
La felicitĆ non ĆØ un angolo acuto della vita o un logaritmo incalcolabile o la quadratura del cerchio: la felicitĆ ĆØ la geometria stessa.
Mentiva Epicuro. Non si ĆØ felici nellāimperturbabilitĆ , ma nellāattraversamento del vento e della tempesta.
Il boato, il picco dāintensitĆ , non ĆØ che uno sgraffio, e pare che bruci di sole, ma la felicitĆ non ĆØ lƬ, sta nel silenzio che segue, nella lingua nota di quiete dove danzano punti di luce da afferrare e mettere insieme, a farne figure. E allora non basta che accada, dobbiamo anche farla accadere e saperla cogliere dove sāacquatta, nella tristezza come presagio di un altro orizzonte, e soprattutto nella gioia che non si appunta allāanima, ma scivola e scivola: e allora tirarla, fletterla come un elastico perchĆ© si allarghi, quella gioia, si estenda di qua e di lĆ , perchĆ© non diventi, appena passata, solo un ricordo.
l tresette a due ĆØ il gioco che piĆ¹ assomiglia alla vita.
Le carte che hai sono te, nel meglio e nel peggio, le chances e i buchi neri che il destino ti ha messo dentro alla nascita: da quelle parti, da lƬ devi sapere subito se giocartele con gli ori del successo, i bastoni della perseveranza, le spade del rischio, le coppe del lascia perdere. Ma ĆØ solo quel che hai alla nascita, perchĆ© carta dopo carta che pescherai dal mazzo, il gioco potrĆ darti ragione o sconvolgerti, cioĆØ cambiarti la vita.
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Interviste varie
Lāitaliano, tra non molto, sarĆ la piĆ¹ bella tra le lingue morte.
Lāamore ĆØ il rispetto intellettuale per chi hai vicino. Dobbiamo amare lāaltro, non il nostro riflesso nellāaltro.
Il mio, piĆ¹ che ottimismo, ĆØ una visione chiara della vita. Lāottimista pensa ātutto passerĆ , il dolore non contaā. Non ĆØ cosƬ: il dolore conta, perĆ² in questa visione tutto ha una ragione dāessere.
Senza la cultura siamo campati in aria, ĆØ come stare al sesto piano di un palazzo senza altri piani sotto, incapaci di capire ciĆ² che succede.
La parola ĆØ una magia, ĆØ come una creatura: ha fatto una strada impervia, da 10mila anni prima di Cristo a oggi. Ogni parola ha un significato. Se ci mancano le parole il pensiero si atrofizza.
Io ho finito di essere malinconico verso i 50 anni.
La canzone dāautore ĆØ colta e profonda, ma popolare, deve arrivare. Anche non subito: lāincomprensibilitĆ permette a volte di svegliare qualcosa in chi ascolta. Questo sforzo ĆØ importantissimo, perchĆ© il brano deve essere pregnante, suggerire, aprire, far vedere qualcosa che non vedevamo. La canzone dāautore ĆØ la maniera piĆ¹ rapida per arrivare alla potenza della poesia.
Cantore, ĆØ quello che riesce a dare risposte che attraversano lo spazio e il tempo. Omero era un cantore. Per me oggi lo ĆØ stato sicuramente Fabrizio De AndrĆ©, lo ĆØ Bob Dylan, che infatti ha vinto giustamente il Nobel.
Questo deve dare la scuola: il senso, il significato. Non solo Umanismo, ovvero essere usati o semplicemente aiutati dalla scienza, ma anche Umanesimo, cioĆØ capire il senso, avere il fine.
Se vostro figlio torna a casa e dice di essere stravolto, non credetegli, non esistono insegnanti che li stravolgono.
Alla scuola chiederei innanzi tutto di insegnare che cosa ĆØ bello, di divulgare lāarmonia, di spiegare il senso dei valori.
Si va a scuola per diventare una persona.
Le parole non sono fiato, evanescenza, convenzione. Le parole sono Ā«coseĀ». Niente esiste se non ha nome, perchĆ© siamo noi a far esistere il mondo.
Oggi i ragazzi hanno sempre piĆ¹ un bagaglio tecnico notevole, ma quando si trovano di fronte a Kandinsky, Picasso, a certo pensiero laterale del Novecento che va oltre la misura quadrata della razionalitĆ , si perdono.
Quando insegnavo, molte volte uscivamo dalla classe: le chiamavamo āOre di folliaā. Andavamo al parco, camminavamo, un poā alla peripatetica, e partivamo da un tema, che so: le stelle. Quali autori hanno parlato delle stelle? E dal punto di vista scientifico? E poi: tu che cosa diresti sulle stelle? Inventati qualcosa in questo momento. Ognuno poteva dire la sua. Questo esercizio secondo me serve tantissimo: esula dalla norma, ĆØ creativo e ai ragazzi piaceva moltissimo.
Credo che ogni cosa che avviene nel mondo, anche ciĆ² che sembra apparentemente inspiegabile, ĆØ un millimetro del metro di Dio.
Sento Dio dentro di me in maniera molto forte. Direi che a parte alcune schermaglie oggi con Lui sono in un buon momento.
Credo che Dio agisca dietro le quinte, non impedendo mai la libertĆ degli esseri umani, non costringendo nessuno a fare cose contro la propria volontĆ .
In questo momento non mi preoccupa nĆ© soffrire nĆ© morire, mi preoccupa soltanto trovare un muro di incomprensione e di ignoranza davanti. Lāegoismo mi fa paura