Cronaca

Il coronavirus non ferma gli americani, che continuano a chiedere giustizia per la morte di George Floyd

Chi era George Floyd? Il coronavirus non ferma gli americani, che continuano a chiedere giustizia per la morte di George Floyd. Le proteste sono continuate, per il terzo giorno consecutivo, a Minneapolis e in tutta l’America. Gli agenti coinvolti nell’omicidio sono stati licenziati, ma ancora non sono stati ufficialmente incriminati. I manifestanti scandiscono ovunque lo slogan “I can’t breathe”, riprendendo quelle che sono state le ultime parole dell’uomo mentre veniva ucciso.

Chi era George Floyd

La star dell’Nba LeBron James ha postato su Instagram un’immagine che lo ritrae una la t-shirt con la scritta “Non posso respirare”: la foto è del 2014 quando volle richiamare l’attenzione sulla fine fatta da Eric Garner che morì in circostanze molto simili a quelle dei Floyd.

Il fermo e l’omicidio

L’uomo era stato raggiunto e fermato dagli agenti lunedì 25 maggio intorno alle 20, davanti al civico 3700 della Chicago Avenue South di Minneapolis, in Minnesota, in quanto “appariva sotto gli effetti droga” e “ha apposto resistenza all’arresto dopo aver tentato di vendere una banconota contraffatta”– riferiranno più tardi i poliziotti.

8 minuti di sofferenze e poi la morte

Floyd è stati stato bloccato a terra mentre uno di loro gli premeva il ginocchio sul collo. La scena è stata filmata da diversi passanti. In particolare, è stato ripreso il momento in cui George diceva ai poliziotti: “Non riesco a respirare, non riesco a respirare. Non uccidermi”, prima di morire soffocato.

Il video che inchioda i poliziotti

Nonostante la versione del Minneapolis Police Department sia che “quando gli agenti sono riusciti a mettergli le manette, si sono accorti che l’uomo stava avendo un problema medico”, i media americani riportano che vari testimoni oculari, tra cui Darnella Frazier, hanno confermato che “la polizia l’ha ucciso, l’ha ucciso lì di fronte a tutti mentre gridava non posso respirare”.

Scene agghiaccianti

La stessa Frazier ha poi pubblicato un post su Facebook in cui ha descritto così la scena a cui aveva assistito poco prima: “La sua testa era così schiacciata a terra che gli usciva sangue dal naso. Quando sono passata di lì, era già a terra, i poliziotti lo tenevano bloccato e lui urlava, ma loro non lo ascoltavano”. Così come non ascoltavano i passanti che chiedevano di togliere quel ginocchio dal suo collo.

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