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George Harrison, il quarto Beatle: la vita e la carriera del chitarrista inglese

Il quarto Beatles, George Harrison, scomparso nel 2001 a causa di un cancro. Silenzioso d’indole, dai Fab Four alla carriera solista; Harrison ha vissuto una vita spirituale, appassionandosi alla cultura e alla musica indiana

George Harrison, è stato il grande chitarrista dei Beatles. In occasione del suo compleanno ricordiamo il quarto Beatle, George Harrison, scomparso nel 2001 a causa di un cancro. Silenzioso d’indole, dai Fab Four alla carriera solista; Harrison ha vissuto una vita spirituale, appassionandosi alla cultura e alla musica indiana.

George Harrison, il quarto Beatle

George Harrison nasce a Liverpool il 25 febbraio del 1943. Nato in una famiglia proletaria, è il più piccolo di quattro figli. Sua madre, di origine irlandese, è la prima ad accorgersi della sua passion per le chitarre, disegnate sui quaderni di scuola. Ne acquista una di seconda mano, una Gretsch che Harrison mostrerà sulla copertina del suo album Cloud Nine.

Dopo aver fondato con il fratello maggiore ed altri amici il gruppo dei Rebels, nel 1958 viene presentato a John Lennon dal compagno di scuola Paul McCartney. Harrison entra a far parte dei Quarryman, che due anni dopo diventeranno i The Beatles. Durante il primo ingaggio, ad Amburgo, Harrison è costretto al rimpatrio in Inghilterra perché minorenne.


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Chitarrista e cantante, nel gruppo firma la sua prima composizione con Don’t Bother Me, inclusa nell’album With the Beatles. Sue sono anche I Need You, You Like Me Too Much, If I Needed Someone, Think For Yourself, Taxman, Love You To e I Want To Tell You.



Nel 1965, George Harrison conosce Ravi Shankar, musicista indiano che gli insegna a suonare il sitar e lo introduce alla cultura orientale e alla religione induista. Nei brani inserisce gli strumenti orientali affinando il suo stile come musicista e come autore. Nel 1969 scrive Something, la seconda canzone dei Beatles con più cover incise.

La carriera da solista

Allo scioglimento dei Beatles, Harrison ha una sua forte identità musicale, che gli consente di pubblicare il triplo disco All Things Must Pass nel 1970. Tuttavia viene accusato di plagio per il singolo My Sweet Lord, simile al successo delle Chiffons He’s So Fine. La lunga controversia si conclude con una multa di 1.600.000 dollari.

Nel 1971, insieme a Ravi Shankar, organizza il celebre concerto per il Bangladesh al Madison Square Garden di New York che registra 40.000 spettatori e dal quale viene realizzato un doppio album e un film. I due riceveranno il premio UNICEF per il riconoscimento degli impegni umanitari, nonostante l’evento avesse raggiunto solo parzialmente i risultati benefici sperati.

Due anni dopo, Harrison istituisce la Material World Charitable Foundation, a cui donerà i proventi dei diritti d’autore dell’album Living In The Material World.

Nel 1974 fonda l’etichetta discografica Dark Horse Records e promuovendo l’uscita dell’omonimo album in un tour di cinquanta date con Ravi Shankar tra Stati Uniti e Canada.

A causa di una laringite, Harrison subisce critiche durante il tour che porteranno ad allontanarsi dalle scene. La sua attività musicale e non solo continuerà con la pubblicazione di nuovi dischi come Extra Texture (Read All About It), Thirty –Three & 1/3 e George Harrison.


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Gli anni ’80 e i nuovi progetti

Se l’amicizia con i Monty Python lo spinge a fondare la casa di produzione HandMade Films, nel 1980 esce anche l’autobiografia, I, Me, Mine, nel quale Harrison rivela le conflittualità nel rapporto con la fama.

Allo stesso tempo, la carriera musicale subisce una frenata che lo porterà ad un ritiro dalle scene. È l’album Cloud Nine a segnare il suo prorompente ritorno, grazie alle collaborazione di colleghi del calibro di Eric Clapton, Elton John e dell’ex Beatle Ringo Starr.

Nel 1988 collabora al progetto Traveling Wilburys con Bob Dylan, Tom Petty, Jeff Lynne e Roy Orbison, che riscontra un inaspettato successo. L’anno dopo pubblica Best of Dark Horse, un’antologia che racchiude i due decenni di carriera solista.

Gli ultimi anni e la morte 

Dopo l’ultima collaborazione con Traveling Wilburys, Harrison torna in tournèe, questa volta in Giappone, con Eric Clapton. Nel 1994 è costretto a vendere la casa di produzione, a causa di problemi finanziari.

Torna in studio di registrazione con i Beatles per il progetto Anthology che prevedeva tre tripli album e un film-documentario. Gli ultimi progetti saranno per Ravi Shankar, ma anche un’edizione rimasterizzata di All Things Must Pass e nuove ristampe del catalogo della Dark Horse Records.

Nel 1998, in un’intervista, si scopre di un tumore alla gola dal quale sarebbe guarito. Tuttavia, lo stesso male, prima ai polmoni e poi al cervello, porterà alla morte il 29 novembre 2001 a Los Angeles. Le ceneri di George Harrison sono state sparse nel Gange, secondo la sua volontà. L’ultimo album, Brainwashed, viene pubblicato un anno dopo.



 

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