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4 aprile: Giornata mondiale contro le mine anti-uomo e la loro azione

Ideata dall'Assemblea generale dell'Onu per sensibilizzare l'opinione pubblica e i governi mondiali sulla pericolosità e sui danni causati dalle mine antiuomo ed altri ordigni bellici inesplosi

Il 4 aprile è la Giornata mondiale contro le mine anti-uomo, ideata dall’Assemblea generale dell’Onu per sensibilizzare l’opinione pubblica e i governi mondiali sulla pericolosità e sui danni causati dalle mine antiuomo ed altri ordigni bellici inesplosi.

Giornata mondiale contro le mine anti-uomo: la storia

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha creato, nel 1997, l’Agenzia Onu per l’azione contro le mine (Unmas), come punto di riferimento nella lotta contro le mine e gli ordigni bellici inesplosi, per un mondo più sicuro in cui anche le vittime di tale contesto siano inserite pienamente all’interno della società.

In tale occasione è stata firmata la Convenzione sul divieto di uso, stoccaggio, produzione e trasferimento di mine antiuomo e sulla loro distruzione, sottoscritta da 156 paesi, ed è stata indetta la Giornata mondiale contro le mine anti-uomo.

L’obiettivo dell’Onu per la Giornata mondiale contro le mine anti-uomo

L’Onu mette a disposizione ogni anno fondi, programmi e agenzie con lo scopo di finanziare e portare avanti attività di ricerca e neutralizzazione di mine e ordigni bellici inesplosi, assistenza alle vittime, insegnamento di tecniche da adottare all’interno di un ambiente contaminato, distruzione di materiale in stoccaggio e sensibilizzazione in favore dell’adesione al Trattato antimine del 1997.

Questo è lo scopo della Giornata ,”Le strade liberate dagli ordigni inesplosi, ha scritto ancora il segretario delle Nazioni Unite, Guterres, consentono alle forze di pace di proteggere i civili. E quando i campi vengono bonificati e gli ospedali sono protetti, la vita normale può riprendere”.

I dati sulle mine anti-uomo

I morti causati dalle mine antiuomo supererebbero le 6mila persone all’anno. Tre vittime su quattro sono civili, di cui oltre un terzo bambini, secondo l’Unicef. Circa l’85% dei bambini vittime delle mine antiuomo muore prima di poter arrivare in ospedale.

Le lesioni causate dalle esplosioni, come la perdita degli arti, della vista o dell’udito, comportano inabilità permanente con tutti i costi che ne conseguono sia per le famiglie che per la società.

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