Cronaca

Industria mineraria in alto mare, una minaccia per l’habitat oceanico profondo: la petizione di Greenpeace

“L’industria dell’estrazione mineraria non è il futuro”, è questo il leit motiv che spinge Greenpeace a denunciare aspramente l’idea di istallare macchinari mostruosi che, scavando sott’acqua (in un habitat oceanico profondo e piano di creature uniche nel loro genere) possono divenire una seria minaccia per i fondali marini.

Industria di estrazione mineraria, una minaccia per i fondali marini

«Se l’industria dell’estrazione mineraria pensa di poter spedire macchinari mostruosi a scavaresott’acqua, allora avrà bisogno di ingegnarsi parecchio per convincere chi ci governa che si tratta di una buona idea» denuncia Greenpeace che ci va giù duro contro le società minerarie desiderose di iniziare a saccheggiare minerali e metalli presenti sui fondali dei nostri oceani.

Questa scelta – se attuata dai governi – rischia di generare una perdita irreversibile di biodiversità e di rendere più difficile la lotta ai cambiamenti climatici, danneggiando così importanti depositi di carbonio a fronte di una mastodontica  emergenza climatica.

Attualmente le industrie si stanno dando da fare per convincere i politici e il pubblico di tutto il mondo a sostenere queste pratiche distruttive, scopriamo come:

Proponendo il tutto come una soluzione “green”

Alcune società di estrazione minerarie stanno promuovendo questo business rischioso come una soluzione “green”. Esse sostengono, infatti, che i metalli e i minerali provenienti dal fondale marino siano necessari per soluzioni energetiche più pulite (come le energie rinnovabili e la batterie elettriche per auto). Fra loro spunta una società che non a caso si chiama “DeeoGreen” che dichiara attraverso il suo amministratore delegato: «Personalmente, mi sento molto a disagio quando le persone ci descrivono come minatori delle profondità oceaniche».

L’estrazione in alto mare risulta essere tutt’altro che una soluzione “green”, essa potrebbe peggiorare i cambiamenti climatici, le profondità oceaniche rappresentano una delle nostre difese migliori contro il riscaldamento globale perché permettono di trattenere il carbonio. Scavare nelle profondità oceaniche potrebbe interrompere questo processo.

Estrazioni minerarie come una soluzione per gli abusi dei diritti umani

I cosiddetti “minatori delle profondità” stanno tentando dirci che – le estrazioni minerarie in alto mare – sono l’unica soluzione per evitare gli abusi dei dirittiumani (lavoro minorile, condizioni di lavoro pericolose e rischi ambientali per la salute) legati all’estrazione della terra. Omettendo che la salvaguardia dell’ambiente e la difesa dei diritti umani sono due rami dello stesso albero e che – le industrie minerarie nel mondo – compromettono entrambe le cose, minacciando gli oceani da cui dipende la sicurezza alimentare di migliaia di persone.

Minerali e metalli estratti essenziali per smartphone e laptop

L’industria mineraria tenta anche di far credere che, i materiali estratti dai fondali oceanici, siano essenziali per stare a passo con la domanda di smartphone e laptop a livello mondiale. Affermazioni che per ora non trovano riscontro dai grandi trend. I giganti al momento non hanno nelle loro catene di approvvigionamento alcun materiale estratto dalle profondità oceaniche e vogliono che continui ad essere così.

Inoltre, considerati i grandi rischi di questa pratica e i costanti avvertimenti degli scienziati sulla sua pericolosità, i marchi di elettronica si mantengono ben distanti dallo sfruttamento indefinito delle risorse a favore di un’economia più “circolare”. L’e-waste (rifiuti elettrici ed elettronici), infatti, è un termine atto a descrivere in maniera chiara e concisa i prodotti elettronici obsoleti o non più funzionanti ed oggi rappresentano dei rifiuti in rapida crescita.

I giganti della tecnologia (Google, Apple e HP) dovrebbero, infatti, impedire che il loro nome venga utilizzato al fine di consentire l’estrazione mineraria nella acqua profonde. Smentendo le aziende che vogliono estrarre nei fondali marini per scopo di lucro.

Per questa ragione Greenpeace International ha messo sul web una petizione per la creazione di un trattato finalizzato alla protezione delle zone d’alto mare, luoghi dove queste estrazioni vogliono iniziare.

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