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Manovra 2022, approvato il documento di Bilancio: cosa cambia per il taglio delle tasse

Manovra 2022, approvato il documento programmatico di Bilancio: cosa cambia per il taglio delle tasse, le ultimissime notizie

Manovra 2022, il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità, a quanto si apprende, il documento programmatico di bilancio (dpb) che disegna la cornice della manovra 2022. Nel corso della riunione la Lega ha espresso una riserva politica sulla soluzione ad ora individuata sulle pensioni con quota 102 e 104, ma il tema sarà discusso nei prossimi giorni in vista del varo della legge di bilancio in un successivo cdm. Vediamo insieme cosa cambia per il taglio delle tasse. 


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Manovra 2022, cosa cambia per il taglio delle tasse

Una manovra da 23 miliardi, l’1,2% di Pil. Otto miliardi subito per il taglio del cuneo fiscale (ma Ive e Fi ne chiedono 10). Addio a Quota 100, si passa a Quota 102 nel 2022 e Quota 104 nel 2023 per le pensioni (per una platea di 50mila persone in due anni). Una misura sulla quale la Lega mantiene dubbi. Un finanziamento aggiuntivo di un miliardo per il Reddito di cittadinanza. Il Pd chiede la proroga del Superbonus. Sono le misure della Legge di Bilancio 2023 affrontate nella Cabina di regia a Palazzo Chigi, mentre il Cdm è riunito per dare via libera al Documento programmatico di bilancio da presentare alla Commissione europea. Il Consiglio dei ministri ha approvato il Documento programmatico di bilancio, che traccia l’architettura della manovra che il governo si appresta a varare nel prossimo Cdm.

La bozza del decreto

Il Documento programmatico di bilancio, atteso da Bruxelles già dal 15 ottobre, parte da una base di 23 miliardi garantiti dall’extra deficit, ovvero dalla differenza tra l’indebitamento a livello tendenziale (quindi a politiche invariate) che secondo le stime del governo si ridurrà al 4,4% l’anno prossimo a fronte di un indebitamento programmatico fissato al 5,6% del Pil. Sono quattro i nodi che il governo dovrà affrontare: reddito di cittadinanza, pensioni, taglio del cuneo fiscale e riforma degli ammortizzatori sociali. Nella Nadef il governo si è impegnato ad avviare la prima fase della riforma dell’Irpef e degli ammortizzatori sociali e a mettere a regime l’assegno unico universale.

La riforma complessiva del fisco sarà solo anticipata in manovra. E secondo quanto viene riferito, è più probabile che il governo opti per un intervento sull’Irpef che un taglio del cuneo contributivo. Tuttavia, tra le ipotesi al vaglio c’è la cancellazione del contributo Cuaf, la cassa unica assegni familiari, che costa circa 2 miliardi ed è a carico dei datori di lavoro.

Con l’introduzione dell’assegno unico bisognerà infatti decidere se i datori di lavoro dovranno continuare a versare il contributo Cuaf destinato agli assegni al nucleo familiare oppure se queste risorse arriveranno da altrove. E il tutto dovrà essere inquadrato all’interno della riforma dell’Irpef che impatterà sul fisco familiare.    L’esecutivo potrebbe impegnare una fetta di risorse superiore a quelle preventivate attingendo proprio all’extra deficit e mettere in campo interventi più robusti anche sul cuneo fiscale. Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, è tornato a chiedere un intervento coraggioso e le imprese premono per una riduzione dell’Irap o, se le risorse non lo consentiranno, uno sfoltimento dei contributi.

Appare scontato un restyling del reddito di cittadinanza che il centrodestra chiede di abolire e sul quale si è già consumato lo scontro nella maggioranza. Il sussidio è stato rifinanziato fino alla fine del 2021 nel decreto fiscale che accompagnerà la legge di bilancio ma dovrebbe essere modificato nella legge di bilancio con una revisione della platea dei beneficiari, riducendo quindi le coperture per il 2022. E alcuni ritocchi potrebbero arrivare anche sul fronte dei controlli.

Altro capitolo la previdenza: sul piatto ci sarebbe una dote di 4-5 miliardi per il post Quota 100. La Lega chiede una compensazione per l’addio al suo cavallo di battaglia. Diverse le soluzioni allo studio per garantire un canale di uscita a 62-63 anni, in aggiunta all’Ape sociale rafforzata, che dovrebbe essere però più selettivo, ovvero destinato solo ad alcune categorie o settori o con un assegno ridotto.

Altro nodo la riforma degli ammortizzatori sociali. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha chiesto 8 miliardi ma la dote messa a disposizione dal Tesoro al momento è di 3-4 miliardi. In cantiere anche il potenziamento della Naspi e l’estensione del contratto di espansione.

C’è poi l’impegno per il rifinanziamento del Superbonus al 2023. Ma le risorse sono limitate considerando che estenderlo a tutto il 2022 costa già 18 miliardi che saranno finanziati con il Pnrr e il Fondo complementare.    Dopo l’intervento a fine settembre per evitare la stangata dei prezzi del gas e della luce, il governo è pronto a introdurre nuove misure per far fronte ai rincari delle bollette, agendo sugli oneri di sistema che comprendono gli importi fatturati per la copertura di costi relativi ad attività di interesse generale per il sistema elettrico, che vengono pagati da tutti i clienti finali del servizio elettrico. L’intervento a cui si lavora dovrebbe concretizzarsi nel trasferimento degli oneri di sistema nella fiscalità generale.

Tra gli altri interventi attesi il rinnovo dei contratti pubblici, l’integrazione dei fondi per l’assegno unico universale, che entra in vigore l’anno prossimo, un pacchetto di misure a favore degli enti locali, e misure di rafforzamento del sistema sanitario.

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