Mina: le frasi piĆ¹ belle delle sue canzoni

Mina, pseudonimo di Mina Mazzini (Busto Arsizio, 25 marzo 1940), ĆØ considerata la piĆ¹ grande cantante italiana di tutti i tempi. La sua voce ĆØ ritenuta una delle piĆ¹ belle al mondo.

Nel 1978 Mina ha lasciato le scene, ritirandosi a vita privata e scegliendo di non apparire piĆ¹ in pubblico.

Durante la sua carriera, iniziata alla fine degli anni cinquanta, Mina ha interpretato piĆ¹ di 1500 brani e venduto oltre 150 milioni di dischi fra album e singoli, ottenendo numerosi ricevendo premi e riconoscimenti anche internazionali.

Ecco una raccolta delle frasi piĆ¹ belle di Mina tratte dalle sue canzoni, articoli e interviste.

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Le frasi piĆ¹ belle di Mina

mina vita carriera icona musica

Ti odio poi ti amo poi ti amo
Poi ti odio poi ti amo
Non lasciarmi mai piĆ¹
Sei grande, grande, grande
Come te sei grande
Solamente tu.
(da Grande grande grande)

Sei lā€™uomo piĆ¹ egoista e prepotente
Che abbia conosciuto mai.
Ma cā€™ĆØ di buono che al momento giusto
Tu sai diventare un altro
In un attimo tu.
(da Grande grande grande)

Io non ti conosco
io non so chi sei
so che hai cancellato
con un gesto i sogni miei.
Sono nata ieri
nei pensieri tuoi
eppure adesso siamo insieme.
(Insieme)

Non ti chiedo sai
quanto resterai,
dura un giorno la mia vita
io saprĆ² che lā€™ho vissuta
anche solo un giorno
ma lā€™avrĆ² fermata insieme a te.
(Insieme)

E se domani
E sottolineo ā€œseā€
Allā€™improvviso perdessi te
Avrei perduto il mondo intero
Non solo te.
(E se domani)

Se vuoi andare, ti capisco
se mi lasci ti tradisco, sƬ
ma se dormo sul tuo petto
di amarti io non smetto, no.
Tu stupendo sei in amore
sensuale sul mio cuore, sƬ.
(Ancora)

Io ti chiedo ancora il tuo corpo ancora
le tue braccia ancora
di abbracciarmi ancora di amarmi ancora
di pigliarmi ancora
farmi morire ancora
perchƩ ti amo ancora.
(Ancora)

Tornami nel cuore
che si straccia il mondo intorno a me
ruggine di vento
prigioniero dentro la mia mente.
Volami nel cuore
non puoi andartene via, via, via, via, via, via.
(Volami nel cuore)

Basto io
grandi braccia grandi mani avrĆ² per te
stretto al mio seno freddo non avrai.
(Amor mio)

Se telefonando
io potessi dirti addio
ti chiamerei.
Se io rivedendoti
fossi certa che non soffri
ti rivedrei.
Se guardandoti negli occhi
sapessi dirti basta
ti guarderei.
Ma non so spiegarti
che il nostro amore appena nato
ĆØ giĆ  finito.
(Se telefonando)

Dio lo sa
quante volte ho detto no.
Tornare insieme e poi?
che senso ha?
Ricominciare e poi,
che senso ha?
Fare lā€™amore e poi,
che senso ha?
(E poi)

Tu, amor mio
Chi ti ha amato in questo mondo, solo io,
Io invece io
Sono stata
Troppo amata.
(Amor mio)

Basto io
grandi braccia grandi mani avrĆ² per te.
(Amor mio)

PerchƩ mi hai guardato
come nessuno
mi ha guardato mai
mi sento viva
allā€™improvviso per te
(Mi sei scoppiato dentro il cuore)

E mentre brucia lenta questa sigaretta
io sto seduta qui, che non ho fretta,
ti ascolto, dimmi, tanto ĆØ come lā€™altra volta
facciamo pace a letto e non dentro la testa,
chiunque ci sentisse in questa discussione
direbbe lei cretina ma lui che gran coglione.
Oh, quante bugie mi hai detto, dove ti ho trovato,
in quale maledetto giorno tā€™ho incontrato.
(Portati via)

Che cosa cā€™ĆØ da dire cosa cā€™ĆØ da fare.
Siamo due cuori affetti dallo stesso male.
(Portati via)

Semplicemente tua
meravigliosamente tua
fra le sue braccia
ancora tua.
Nella mia gioia
nel mio dolore
come ti odio
ma poi ti amo
(Semplicemente tua)

CiĆ² che di eroico e di geniale cā€™ĆØ
nel credere soltanto a questo mondo
ĆØ la speranza un giorno di essere smentiti
dallā€™esplodere di un bacio.
(La seconda da sinistra)

E di notte quando piango
sotto le lenzuola bianche,
rivedo sopra il muro
quelle tue espressioni stanche,
quellā€™etichetta bianca
con scritto sono tuo,
sprecami se vuoi
ma non buttarmi via.
(Sensazioni)

E non so perchƩ quello che ti voglio dire
poi lo scrivo dentro una canzone
non so neanche se lā€™ascolterai
o resterĆ  soltanto unā€™altra fragile illusione
se le parole fossero una musicaā€¦ potrei suonare oreā€¦ ed ore,
ancora oreā€¦ e dirti tutto di me
Ma quando poi ti vedo cā€™ĆØ qualcosa che mi blocca
e non riesco a dire neanche come stai.
(Oggi sono io)

Dove non ho piĆ¹ parole inizi tu
Dove comincio a stare bene
Dove mi sembra di volare e non tornare giĆ¹.
(Amoreunicoamore)

Dove non tramonta il sole esisti tu
Dove tutto puĆ² accadere
Dove la via tra il bene e il male non si distingue piĆ¹.
(Amoreunicoamore)

Quando finisce una canzone
Mi prende sempre la tristezza
ChissƠ perchƩ
Non me lo spiego mai.
(Quando finisce una canzone)

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Frasi di Mina da interviste e articoli

Con personalitĆ  si nasce. La personalitĆ  vive di luce propria, come il sole. E come il sole dĆ  luce, luce, luce a tutto quello che tocca. La mia definizione ĆØ ā€œbrillioā€.

Essere immortale non mi interessa. Mi piace invecchiare.

La dolcezza ĆØ poesia. La montagna vista da lontano ĆØ poesia. Gli occhi che si chiudono dal sonno sono poesia. Puccini ĆØ poesia. Gadda ĆØ poesia. I rari rumori della notte sono poesia. La finestra che adesso apro per andare in terrazza a guardare il lago ĆØ poesia. Insomma la poesia ĆØ dappertutto, ma sarĆ  vero che solo pochi la vedono? Io non ci voglio credere. Anche la persona piĆ¹ fredda e disincantata, piĆ¹ malvagia e sgradevole, piĆ¹ perversa e scellerata in un angolino del suo animo deve avere un ricordo, un rimpianto. E il rimpianto ĆØ giĆ  poesia.

Dio non canta. Forse non ha mai cantato. Si vede che non gli serviva. Ha dato il canto a tutti gli elementi che popolano questo mondo e che si danno da fare per tenerlo vivo. Il rumore dellā€™esistenza ĆØ canto. Canta lā€™acqua, il vento, cantano le fronde degli alberi, le pietre, cantano gli animali, canta lā€™uomo. Il canto ĆØ un grido, un ululato a gola aperta. Sfiora e urta e sfonda e spacca e libera e imprigiona.

La musicaā€¦ la musica. La amo, la adoro, la idolatro, la venero. Quella che medica. Quella che ti estorce le lacrime. Quella che sembra essere lā€™unica entitĆ  che ti possa capire. Quella che ti persuade. Quella che conferma la tua solitudine. Quella che ti fa muovere. Quella che hai in gola e butti fuori e quella che hai in gola e tieni dentro. Quella che ti convince, anche se solo per un attimo, che siamo degli esseri umani degni di lei. Quella che ti fa trattenere il fiato come davanti al crollo di una diga. Quella che ĆØ lā€™unico, vero, potente stupefacente. Quella che ha fatto dire a Shakespeare: ā€œNulla vi ĆØ di cosƬ insensibile, brutale o scatenato dalla rabbia che la musica, finchĆ© se ne prolunghi lā€™eco, non trasformi nella sua stessa natura. Colui che non puĆ² contare su alcuna musica dentro di sĆ©, e non si lascia intenerire dallā€™armonia concorde di suoni dolcemente modulati, ĆØ pronto al tradimento, agli inganni e alla rapina: i moti dellā€™animo suo sono oscuri come la notte, e i suoi affetti tenebrosi come lā€™Erebo. Nessuno fidi mai in un uomo simileā€.

La musica, bella o brutta, seria o ignorante, santa o puttana, ĆØ lunga. E non ti abbandona. ƈ il rumore dellā€™anima. E ti si attacca alla pelle e al cuore per non lasciarti piĆ¹.

La veritĆ  ĆØ che nessuno mi conosce veramente: tranne mio marito ovvio. Sono cresciuta in una cittĆ  di provincia, Cremona. ƈ lĆ  che si ĆØ formato il mio carattere, ĆØ lĆ  che mi sono fatta le mie convinzioni sulla vita.

La tecnica viene da sola, ma prima deve esserci il cuore.

Il fatto ĆØ che io non mi sono mai abituata a cantare in pubblico, ho paura di tutto, di dimenticare le parole, di inciampare e cadere come un sacco, ho paura che mi sparino, come in Nashville, come in Quinto potere. Ho sempre pensato a questa cosa, che mentre canto qualcuno mi ammazza, ĆØ una sensazione schifosa che mi occupa tutta, quando sono lƬ che annaspo nei riflettori, e non vedo niente perchĆ© oltre tutto si sa che sono mezza orba, un occhio da 18 diottrie.
(1978)

Io non sono nata per cantare. Davvero. E non ci crede nessuno quando lo dico. Se cā€™ĆØ una cosa che non mi va di fare ĆØ cantare. Voglio dire, in pubblico. A me non piace cantare davanti alla gente.
(1978)

Cā€™ĆØ lā€™esaurito quando canto io, ĆØ vero. Ma certe volte ho la sensazione che la gente non venga per sentirmi cantare, ma perchĆ© ĆØ spinta da una curiositĆ  morbosa. Vuol vedere come sono fatta, se mentre canto strizzo lā€™occhio a Pani o a Crocco che sono lĆ  in sala e si stringono la mano. Capisce, ĆØ terribile.

Il nemico piĆ¹ grande della donna ĆØ la donna stessa. Non riusciamo a sfilarci da sotto il calcagno dello schiavismo del maschio. Stiamo facendo la caricatura della femmina per cercare di andare insensatamente incontro ai supposti desideri della controparte. Tira qui, molla lĆ , botulini, filler, acidi ialuronici, plastiche additive e delizie di questo tipo. Si vedono in giro donne con la faccia di Fantomas e il seno della Saraghina. PiĆ¹ oggetto di cosƬ si muore.

Sono una donna moderna? Assolutamente no, in quanto sarei stata, almeno mi pare, un soggetto ideale per un pittore impressionista come Renoir, vissuto, tutti lo sanno, piĆ¹ di un secolo fa.

Sto fatto che dietro un grande uomo cā€™ĆØ sempre una grande donna mi sembra una gran cretinata. ƈ la solita storia che puzza di mancia, di gratifica natalizia, di caritĆ , di ā€œbel gestoā€ nei confronti di noi donne, esseri inferiori. Io mi sono rotta leggermente le palle. E dietro una grande donna cā€™ĆØ sempre chi o che cosa? Solo se stessa, temo.

Forse ĆØ colpa nostra. Forse abbiamo esagerato, noi della musica leggera. Abbiamo imbottito le nostre canzoni di ā€œti amoā€. Ne abbiamo abusato e il senso reale si ĆØ un poā€™ perso. Magari uno, pur amando disperatamente, non ha voglia di pronunciare quelle due parole stregate col timore di suonare un poā€™ finto, un poā€™ fumettistico. Comunque non sono le parole, ma i fatti che contano. Io ci ho messo una vita a imparare a non ascoltare con le orecchie, ma col cervello, col cuore.

Chi vuole tradire per indole tradisca. Chi vuole tradire perchĆ© si sente trascurato tradisca. Chi vuole tradire per noia tradisca. Chi vuole tradire per allegria tradisca. Chi vuole tradire per leggerezza tradisca. Chi vuole tradire per abitudine tradisca. Chi vuole tradire per troiaggine tradiscaā€¦ Padroni ā€¦ Ma ripeto e ripeto e ripeto ancora: chi ama non tradisce.

Il pettegolezzo non ha mai niente di positivo. Da quello ā€œgiornalisticoā€ a quello praticato nei ā€œsalottiā€, da quello serpeggiante per via orale a quello fatto di ammiccamenti allusivi. ƈ una distorsione del racconto di uomini e fatti, ĆØ la trasformazione della veritĆ  ad uso della pruderie e della morbositĆ  di una societĆ  in cui farsi i cazzi propri non ĆØ piĆ¹ un valore.

Essere buoni oggi, e anche ieri, significa non essere umani, evidentemente. PerchĆ© noi uomini stiamo mettendocela tutta per dimostrare di essere delle belve sanguinarie, prevaricatrici, senza rispetto, senza amore, senza comprensione, senza compassione. Non so se i ā€œbuoniā€ esistono e dove. Qui, forse, si possono trovare i troppo buoni. Diffiderei anche di loro.

Il buonismo ĆØ lā€™altra faccia dellā€™indifferenza. ƈ un modo per non esporsi e soprattutto per evitare di andare al centro delle questioni.

La canzone ĆØ una piccolo, modesto, breve mistero che ti prende per il collo proprio quando hai bisogno di essere strapazzato.

Non sono le parole che cambiano la realtĆ . Allo stesso modo non sono i ā€œti amoā€, nĆ© quelli pronunciati per intero e neppure quelli rosa apostrofati da mille baci, a determinare il peso di un amore. Ci si misura dai gesti, dalle intenzioni non dette che spesso diventano fatti concreti, senza passare per il tramite delle parole.

Fa male che la tv rappresenti cosƬ abbondantemente la violenza. Come se fosse lā€™unica manifestazione dellā€™uomo interessante da mostrare. Specialmente in questo periodo ĆØ facile assistere a telegiornali che su undici o dodici servizi ne trasmettono almeno otto riguardanti morte. Senza voler fare lo struzzo, mi rifiuto di pensare che siano i piĆ¹ importanti.

Ogni tanto Dio sembra che si risvegli dallā€™assenza, dal torpore in cui appare avviluppato, o in cui noi lo abbiamo costretto, e accadono i miracoli, che non hanno niente a che vedere con le Madonnine che lacrimano sangue, ma che si esprimono nella dimensione concreta di certi uomini. Sono quelle genialitĆ  imprevedibili, quelle umanitĆ  inspiegabili coi criteri razionalistici, che innestano un pezzetto di cielo nella nostra quotidianitĆ . Capita solo qualche volta nellā€™arco di un secolo. Ma capita. Il miracolo della grazia che talvolta si incarna in una precisa personalitĆ  artistica ĆØ quello che ci fa dire che Dio non si ĆØ dimenticato di noi.

Sei innamorata quando a fatica riesci a pensare ad altro, quando tua madre ti chiede ripetutamente perchĆ© stai sorridendo, quando la respirazione cambia, quando ti rendi conto che non puoi stare piĆ¹ lontana di un metro da lui, quando tutte le percezioni sono esasperate, quando Brad Pitt non ti fa nĆ© caldo nĆ© freddo, quando sei insospettabilmente allegra, quando ti sforzi di non rompergli le scatole ogni minuto, quando ascolti la tua voce che dice ti amo, quando ti sembra di non poter sopravvivere alla sua mancanza, quando diventi pazza per ogni suo piccolo gesto, quando ti senti di essere di sua proprietĆ  esclusiva.

Sei innamorata quando ti incanti e ti attardi a guardare un albero, il cielo, una tenda, il muro o anche la punta delle tue scarpe, quando il rispetto ĆØ totale, quando, tu che odi il calcio, stai a guardare una raffica di partite fingendo di capirci qualcosa, quando ti si scioglie il cuore a un suo sottinteso, quando ti guardi e non ti vedi bella abbastanza, quando una sua chiamata sposta il ritmo del tuo cuore, quando hai voglia di urlarlo al mondo intero, quando ti rendi conto di essere piĆ¹ disponibile nei confronti della odiosa signora del piano di sopra.

Sei innamorata quando gli compreresti fasci di rose rosse, quando alla piĆ¹ piccola incomprensione piangi come un vitello, quando hai capito il motivo per il quale ti hanno messo su questa terra, quando temi per la sua incolumitĆ  fisica come se fosse un figlio, quando sei disposta a lasciare tutto pur di avere lui.

Conosco la spietatezza di quelli che, con tutte le forze, non vogliono comprendere lā€™amore dissimile dal loro. E non sanno che ogni amore ĆØ, a parte qualche apparente analogia, completamente, sorprendentemente disuguale. Come vedi, non ho usato la parola diverso perchĆ© ha assunto un significato derisorio, barbaro e violento. Aggettivi che ben identificano chi ha voglia di ostilitĆ  aprioristica.

Il mio consiglio di bellezza? Curare al massimo i capelli: un bel viso, un corpo perfetto, un abito di gran classe scompaiono, o sembrano addirittura brutti, se i capelli sono in disordine o la pettinatura non ĆØ adatta a valorizzare il volto e il tipo di una donna. Quanto a me, essere ben pettinata significa essere sempre un poā€™, e volutamente, spettinata: sto malissimo con i capelli leccati e laccati, tutti ben sistemati e perfettamente in ordine. Assumo immediatamente lā€™aria di una brava zia, magari inglese, naturalmente zitella.

La categoria economica diventa criterio unico di analisi. La applichiamo a proposito e a sproposito, e sotto la lente dā€™ingrandimento del denaro misuriamo tutti gli aspetti della vita. Anche la possibilitĆ  di avere dei figli. Paradossalmente si generavano piĆ¹ figli in epoche in cui le disponibilitĆ  economiche erano piĆ¹ scarse.

La costruzione della notizia ĆØ un procedimento mortifero che mi fa inorridire. La corsa al sensazionalismo, la violenta banalitĆ  dei titoli, la logica pettegolistica da mercato rionale, la deliberata manipolazione della veritĆ , il solleticamento delle facoltĆ  piĆ¹ basse del pubblico sono tutti meccanismi esiziali che sembrano essere diventati la norma della comunicazione.

Rimettiamo in discussione il ruolo di Sua MaestĆ  la televisioneā€. Lei, lā€™imperatrice delle nostre case sempre piĆ¹ vuote di pensieri e parole e sempre piĆ¹ inzuppate di rumori. Lei, appollaiata sul trono delle nostre serate, lei divoratrice dei nostri attimi piĆ¹ privati, cosƬ ingorda di scandali, di pochezze e di immagini virtuali, con i suoi flash abbaglianti e le sue sequenze accelerate che inghiottono lo spazio e soffocano il tempo. Lei che non lascia via di scampo.

Sogno un mondo in cui lā€™omosessualitĆ  non sia equiparata a immoralitĆ , indecenza, oscenitĆ , corruzione, vergognosa offesa alla morale comune o addirittura a pedofilia. Questa ĆØ una orrenda china che non ci porterĆ  niente di buono.

Bisogna essere capaci di affondare lo sguardo nel profondo di quellā€™abisso smisurato che ĆØ il nostro cuore. Guardarci dentro, per accorgerci che quel mondo rovesciato di cui spesso ci lamentiamo ĆØ fatto anche dalle nostre piccole mostruositĆ . Siamo tutti complici di una catena di cedimenti, di trasgressioni, di colpe piccole e grandi. Esiste, quanto meno, una catena di bene non fatto, di amore non dato, di caritĆ  elusa, di grettezza sordida e quotidiana che si dilata dal nostro comportamento e crea una somma di iniquitĆ  che esce da noi e diventa una smisurata schifezza che inghiotte chi, meno di noi, sa costruire difese contro il suo terribile potere di invasivitĆ . E non ci rendiamo conto che dentro quella struttura sociale viviamo anche noi, con tutto il nostro ā€œnon beneā€ quotidiano. Nessuno ĆØ a priori salvo o libero dal male.

Basta. Basta considerare chi si droga un figo. Non si puĆ² dire di no, ĆØ proprio cosƬ. Lā€™aria da maledetto, bevitore, drogato incanta i ragazzi. E non arrivo ancora a capire perchĆ©. Qualche volta, questa perfida interpretazione si accompagna con una reale capacitĆ . Ma si muore. E unā€™altra vittima di questa imbecillitĆ  ĆØ caduta. Una che aveva stoffa. Una che aveva un talento potente. E non lo ha potuto esprimere in pieno. Una che non avrĆ  piĆ¹ niente da questa vita che, qualche volta, vale la pena di essere vissuta in luciditĆ . Si muore. E Amy Winehouse, vittima di un lungo suicidio, se ne ĆØ andata. Senza alcuna bellezza. Senza splendori.

Ognuno ha il diritto di fare quello che vuole, ma questo profumo di Barnum che circola nel nostro ambiente, e non solo, mi preoccupa un poā€™. A forza di caricare avremo solo eccessi, caricature che non rendono giustizia al reale talento di chi meriterebbe piĆ¹ di un banale moto di sorpresa.

Ci si associa da sempre. Per andare a caccia, per attraversare i mari alla ricerca di nuove terre. E senza associarsi non si vede come i mastri scalpellini delle Alpi Apuane avrebbero potuto scavare il marmo da consegnare a Michelangelo o come le splendide individualitĆ  tecniche di un Rossi, Conti o Cabrini, avrebbero potuto esplodere nella corale vittoria di un Mondiale senza paragoni. Ci si associa perchĆ© lā€™uomo ĆØ ā€œanimale socialeā€.

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