Cronaca

La nuova legge sul riconoscimento facciale | Divieto ai privati e stretta su utilizzo pubblico

Arriva la nuova legge sul riconoscimento facciale: fino a dicembre 2023 si potrà usare solo su autorizzazione del Garante o della magistratura

Arriva la nuova legge sul riconoscimento facciale: fino a dicembre 2023 si potrà usare solo su autorizzazione del Garante o della magistratura. Divieto, quindi, ai privati e stretta sull’utilizzo pubblico. Secondo Filippo Sensi è “un primo passo importante verso una legge vera e propria”. Scorza, il Garante della Privacy: “Italia all’avanguardia nella tutela dei cittadini”

La nuova legge sul riconoscimento facciale

Mercoledì, 1 dicembre la Camera ha approvato la moratoria sul riconoscimento facciale, contenuta all’interno del decreto “Capienze”. Si tratta di un testo che per la prima volta nella storia italiana pone dei limiti importanti all’utilizzo di tecnologie in grado di identificare le persone partendo da un’immagine. Dopo l’ok del Senato e della Camera il testo diventerà ora legge. Proibisce fino al dicembre del 2023 l’uso del riconoscimento facciale da parte dei privati nei luoghi pubblici, e limita a singoli casi il suo utilizzo da parte di realtà pubbliche.

Le polemiche degli anni precedenti

La legge è arrivata dopo anni di accese polemiche. In Italia il tema della sicurezza urbana ha preso piede nelle assemblee comunali fin dagli anni Novanta. Col progredire della tecnologia, anche le amministrazioni locali hanno compreso il potenziale delle telecamere in grado di identificare le persone. È così che nel 2020 il ministero dell’Interno è arrivato a elargire un finanziamento da 17 milioni di euro a favore di 287 comuni con l’obiettivo di installare impianti di videosorveglianza.

Il caso di Como

La giornalista Laura Carrer ha spiegato che il caso di Como “è ancora oggi il più controverso d’Italia dal momento che quelle telecamere erano in grado di fare quasi tutto”. Il Comune ha scoperto ad agosto 2020 le telecamere installate erano diverse da quelle che aveva acquistato. Carrer sottolinea che “con la scusa della sicurezza si è normalizzata la sorveglianza fino a scenari inquietanti in cui le riprese venivano usate dal Ministero dell’Interno”.

Il caso di Torino

Accanto al caso di Como c’è anche quello di Torino, dove nel marzo del 2018 arrivarono sei telecamere con l’obiettivo di contrastare le attività di spaccio nella zona di Borgata Aurora. Sempre nel Capoluogo piemontese a maggio 2021 è arrivato l’impianto Argo, che anziché raccogliere i dati biometrici dei passanti è in grado di lavorare coi cosiddetti metadati, come ad esempio l’andatura o il colore dei vestiti di un pedone.

L’attività del Garante

Ad oggi il Garante della privacy è stato più volte interpellato per valutare eventuali attriti tra l’installazione di simili sistemi e il diritto alla privacy delle persone. Nel caso di Como il Garante ha detto che le telecamere andavano spente perché non c’era un riferimento di legge per poterle accendere. “Con la nuova moratoria oggi la base giuridica c’è”, spiega il Garante Guido Scorza, “ma insieme alla base ci sono anche dei limiti: fino al dicembre 2023 le realtà pubbliche potranno usare il riconoscimento facciale solo per la repressione del crimine e solo con l’autorizzazione caso per caso del Garante o della magistratura”.

Avanguardia europea

L’Italia è il primo Paese europeo a dotarsi di norme specifiche sul tema del riconoscimento facciale. Secondo Guido Scorza, “il testo è in linea sia con le indicazioni europee che col GDPR, e rende l’Italia un Paese all’avanguardia nel rispetto della privacy dei propri cittadini”. Soddisfazione l’ha espressa anche il deputato Pd Filippo Sensi: “Dopo anni di lavoro abbiamo raggiunto un primo obiettivo importante, il prossimo passo è arrivare a una legge vera e propria”.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio