Nuovo dpcm, le Regioni si ribellano a Conte: è scontro totale
Nuovo dpcm, i dubbi dei governatori in una lettera a Conte: chiedono di evitare uno stop generalizzato su tutto il territorio nazionale
Non c’è l’accordo sul nuovo dpcm che verrà presentato dal premier Giuseppe Conte nella giornata di domani, domenica 25 ottobre. Dai governatori delle regioni è partita una lettera indirizzata al presidente del Consiglio ed ai ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia. Una missiva nella quale i governatori esprimono tutti i loro dubbi in merito e chiedono dunque di ripensare alle strette paventate.
Nuovo dpcm, i dubbi dei governatori
L’auspicio dei presidenti è quello di evitare uno stop generalizzato su tutto il territorio nazionale. Al punto uno viene chiesta l’estensione della didattica a distanza al 100% per le scuole secondarie superiori e per le università.
Al secondo punto invece si sollecita l’esecutivo a destinare i tamponi (molecolari o antigenici) solamente ai sintomatici e ai contatti stretti (familiari e conviventi) su valutazione dei Dipartimenti di prevenzione, “al fine di rendere sostenibile il lavoro delle Asl/Regioni in tempo di emergenza riducendo il carico di lavoro dovuto alle difficoltà nel contact tracing“. E sostengono che andrebbe riservata la telefonata giornaliera per i soggetti in isolamento o quarantena “a specifici casi su valutazione dell’operatore di sanità pubblica“.
Le richieste delle Regioni
Al terzo punto viene toccata la delicatissima questione di bar e ristoranti: la bozza prevede la chiusura alle ore 18 e la serrata totale la domenica e i giorni festivi. La richiesta dei governatori è più soft: ristoranti chiusi alle ore 23 con il solo servizio al tavolo; per i bar prevedere la chiusura alle ore 20, “a eccezione degli esercizi che possono garantire il servizio al tavolo“; eliminare l’obbligo di chiusura domenicale.
Al punto quattro la conferenza delle Regioni chiede di lasciare aperti gli impianti nei comprensori sciistici, finiti nella stretta. Nel quinto e ultimo punto si chiede di prevedere nel fine settimana la chiusura dei centri commerciali, con eccezione di alimentari e farmacie. “Si sottopone, inoltre, all’attenzione del governo, la necessità di valutare le chiusure relative a palestre, piscine, centri sportivi, cinema, teatri etc., anche valutando i dati epidemiologici di riferimento“, si legge.