Cronaca

Professoressa assente 20 anni su 24: destituita dal Miur

Una professoressa è stata destituita dall’incarico perché è risultata essere assente 20 anni, in 24 anni di servizio. Inoltre, nei 4 mesi di servizio continui, ha anche fatto nascere numerosi malumori tra i ragazzi, perché impreparata.

Professoressa assente 20 anni su 24: destituita dal Miur

Dopo una lunga battaglia legale, una professoressa di storia e filosofia alla scuola secondaria, assente per un totale di 20 anni su 24 di servizio, è stata destituita dal ministero dell’Istruzione. Le sue assenze prolungate non erano l’unico problema, ma anche la sua condotta che non rispettava i principi standard dell’insegnamento. Nei brevi quattro mesi in cui si era dedicata alla classe, aveva suscitato lamentele degli studenti per la sua “impreparazione”, l’assegnazione dei voti in modo casuale e la mancanza dei libri di testo. Di conseguenza, il ministero dell’Istruzione aveva condotto un’ispezione che definiva le sue modalità di insegnamento “incompatibili con l’insegnamento”.

La segnalazione

Già nel 2013, tre ispettrici del ministero dell’Istruzione avevano monitorato la docente di filosofia, segnalata dal preside della scuola secondaria di Chioggia per “evidenti disattenzioni nei confronti degli alunni”, tra cui l’uso continuo del cellulare per messaggi personali. Il monitoraggio effettuato dal Miur aveva evidenziato l’assenza di criteri sostenibili nell’assegnare i voti, la mancanza di chiarezza e confusione nelle spiegazioni, l’improvvisazione, la lettura pedissequa del libro di testo preso in prestito dagli alunni, la mancanza di un filo logico nella sequenza delle lezioni, l’assegnazione dei voti in modo improvvisato e influenzato dall’umore, oltre a una pessima organizzazione e predisposizione delle verifiche.

Tuttavia, nel processo di primo grado nel 2018, i giudici avevano considerato illegittima la destituzione, poiché l’ispezione di tre giorni rappresentava un periodo di osservazione “troppo breve” per certificare “un’assoluta e permanente incompetenza”.

Respinto il ricorso

Nel 2021, la Corte di Appello di Venezia aveva ribaltato la sentenza, confermando il provvedimento di destituzione, e questa decisione è stata ora confermata anche dalla Cassazione. La sezione Lavoro ha respinto il ricorso presentato dalla professoressa contro il ministero, appellandosi al principio dell’autonomia didattica.

I giudici hanno chiarito che il principio di autonomia deve essere diretto e funzionale a garantire una piena formazione della personalità degli studenti, che hanno il diritto allo studio. Il principio di autonomia dell’insegnante, come affermano i giudici nella sentenza, “non è quindi una libertà fine a sé stessa”. Esso comprende sicuramente la possibilità per l’insegnante di scegliere metodi di insegnamento appropriati, ma ciò “non significa che l’insegnante possa non applicare alcun metodo o che possa non organizzare e strutturare le lezioni”.

Le accuse mosse dal Miur trovano quindi conferma, tra cui la “scarso cura delle lezioni”, considerando anche il fatto che la docente non possedeva il libro di testo e lo prendeva in prestito temporaneamente dagli studenti, oltre alle gravi imprecisioni nella stesura dei programmi finali, con dichiarazioni di programmi e orari diversi da quelli effettivamente svolti, e riferimenti ad argomenti mai affrontati in classe.

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