Guerra

Putin e i tentativi per ucciderlo: dalle bombe ai cecchini, ecco come si è salvato

Uccidere il presidente russo non è così semplice: solo dal 2015 al 2017 Putin sarebbe scampato a ben 5 tentativi di omicidio

Per fermare la guerra bisogna uccidere Vladimir Putin. Questa è un’idea che è venuta in mente a molti nelle ultime settimane, tra cui anche il ministro del Lussemburgo, Jean Asselborn, e un imprenditore russo residente negli Stati Uniti, Alex Konanykhin, ha messo una taglia da un milione di dollari sulla testa di Putin. Ma uccidere il presidente russo non è così semplice dato che è protetto h24, da uno dei più forti apparati di sicurezza del mondo che gli ha permesso di scampare a ben 5 tentativi di omicidio solo dal 2015 al 2017.

Guerra in Ucraina: uccidere Putin è la soluzione per fermare il confitto?

Ogni accesso a Putin è controllato in maniera rigida, più o meno allo stesso modo di Stalin e Hitler. Inoltre sarebbero diversi i tentativi sventati, tanto che lo stesso Putin avrebbe dichiarato in una intervista rilasciata al regista americano Oliver Stone di averne evitati ben cinque solo tra il 2015 e il 2017. Insomma un primato che oscurerebbe anche i risultati di Hitler, Mussolini e Fidel Castro.

I tentativi di ucciderlo

Dall’inizio della sua carriera politica i servizi di intelligence russi avrebbero sventato oltre dieci tentativi. Durante il funerale di Anatoly Sobchak (mentore politico di Putin e Medvedev)  a San Pietroburgo, il 24 febbraio 2000, Putin è stato preso di mira. Si ritiene che questo sia il primo tentativo noto di assassinare il presidente russo, ma il Servizio della Guardia Federale era lì per proteggerlo. Sempre nello stesso anno c’è stato un altro tentato omicidio anch’esso sventato dalle forze di sicurezza.

Era l’agosto 2000. Qualcuno  (probabilmente i ceceni) voleva uccidere Putin mentre partecipava al vertice informale della Comunità Stati Indipendenti che si svolgeva a Yalta. In quell’occasione furono arrestati 4 ceceni. L’attentato fu sventato grazie a una soffiata e alla fortuna: Putin si trattenne a Yalta solo poche ore invece dei due giorni previsti.

L’attentato di Baku

Nel 2002 Putin fu di nuovo in pericolo. Tre mesi prima della visita di Putin a Baku, ai membri della sicurezza azera furono fornite informazioni su un tentativo programmato per gennaio 2002. Un cittadino iracheno con legami con l’Afghanistan e le forze ribelli cecene stava pianificando una consegna di esplosivi. L’uomo è stato arrestato, insieme alla persona a cui aveva inviato l’esplosivo, e condannato a 10 anni di carcere.

L’intrusione al Cremlino

Solo un mese dopo, un’altra minaccia. Un uomo entrò nel Cremlino ma venne bloccato e portato in un ospedale psichiatrico. Ma Ivan Zeitsev l’uomo in questione, aveva tentato la stessa cosa nel 2001, ed entrambe le volte aveva detto con entusiasmo alla gente che voleva uccidere Putin. Disse ai suoi psichiatri che Putin stava portando il nazismo in Russia e che era una spia sotto copertura. «Devo tagliare la testa a Putin», ha scritto nel suo diario. Era convinto di vendicare suo fratello, morto per decapitazione alcuni anni prima.

L’esplosivo in autostrada

Il tentativo successivo è arrivato nel novembre 2002, quando Putin avrebbe dovuto guidare lungo l’autostrada Rublevo-Uspenskoye, proprio vicino al quartier generale del Cremlino. C’era un gruppo di persone che affermavano che stavano installando nuovi cartelli sull’autostrada. Poche ore dopo, un media ha riferito di aver trovato 40 chili di esplosivo destinati a esplodere lungo l’autostrada. Ma i dispositivi sono poi scomparsi. L’auto di Vladimir Putin è stata dirottata. E fino ad oggi i funzionari si rifiutano di commentare questa questione e negano che sia mai avvenuta, come riporta la Pravda RU.

Qualcosa di molto simile accadde l’anno successivo. Nel giugno del 2003, un’autostrada che collega San Pietroburgo e Pskov è stata presa di mira mentre il presidente Putin avrebbe dovuto dirigersi in quella direzione. Questa volta, la polizia ha trovato una bomba di scarsa fattura nascosta in una borsa. Ancora una volta, nessuno è stato ferito e i funzionari russi hanno negato che la situazione sia mai accaduta.

Un cecchino al Cremlino

Nel 2008, riporta Reutars un cecchino ha preso di mira Putin, che stava lasciando la carica di presidente, e Dmitry Medvedev, che era il presidente entrante. Secondo quanto riferito, i due stavano facendo una passeggiata dopo che Medvedev aveva vinto le elezioni presidenziali del 2008. Ma stavano passeggiando nell’area circostante il Cremlino, che è noto per essere pesantemente sorvegliato e per avere una sicurezza di prim’ordine, e il tentativo di omicidio fu un fallimento.

La bomba del 2012

Il tentativo seguente fu nel 2012. Un gruppo di ceceni stava progettando di far esplodere una bomba lungo la strada. Ma ancora una volta, il piano venne sventato prima che Putin venisse raggiunto. Sebbene sia difficile determinare il numero esatto, Putin sarebbe sfuggito ad almeno una decina di tentativi di omicidio. Niente in confronto a quelli sventati dal leader cubano Fidel Castro che ne evitò più di 600.

Per questo Putin confidò a Oliver Stone di aver chiesto consigli sulla sicurezza personale proprio a Castro: “Ne ho parlato con Castro. E lui mi ha detto: ‘Sai perché sono ancora vivo? Perché sono sempre stato io a occuparmi personalmente della mia sicurezza”“. E Putin gli rispose: “​​Io faccio il mio lavoro, e gli agenti di sicurezza fanno il loro, e fino ad ora stanno ancora funzionando abbastanza bene“.

Fonte: Il Mattino

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