Cronaca

Scontro tra Salvini e Malagò sullo ius soli sportivo: “La legge va bene così, la medaglia di Jacobs non c’entra”

Il presidente del Coni: "Non riconoscere lo ius soli sportivo è qualcosa di aberrante, folle"

C’è scontro tra il il presidente del Coni, Giovanni Malagò e il leader della Lega, Matteo Salvini, sul rinforzo dello ius soli sportivo. Per Salvini “non c’è bisogno di cambiare alcuna legge. Già oggi a 18 anni si può chiedere la cittadinanza”. Malagò ieri ha sollevato la questione dopo lo storico oro olimpico nei 100 metri da parte di Lamont Marcell Jacobs: “Noi vogliamo occuparci di sport e non riconoscere lo ius soli sportivo è qualcosa di aberrante, folle. Oggi va concretizzato: a 18 anni e un minuto chi ha quei requisiti deve avere la cittadinanza italiana”.

Olimpiadi: Ius soli sportivo, è scontro tra Malagò e Salvini

Per il presidente del Coni “a 18 anni e un minuto chi ha quei requisiti deve avere la cittadinanza italiana, non che a 18 anni inizia una via crucis”. Già ieri era arrivata una prima risposta di Salvini, che aveva detto un secco no alla proposta di Malagò: “Oggi sono strafelice delle medaglie, ma con lo ius soli non c’entra nulla. Non c’è nulla da cambiare. La legge va bene così com’è. Spero che ne vinciamo sempre di più ma lo ius soli non c’entra un fico secco”.

Che cos’è lo ius soli sportivo e come funziona oggi

Con lo ius soli sportivo si prevede la possibilità per i giovani atleti stranieri di partecipare a competizioni per squadre italiane. È stato introdotto per legge nel febbraio del 2016, ma resta la limitazione relativa alla convocazione nelle nazionali. La legge prevede che questi ragazzi immigrati in Italia possano essere tesserati nei club del nostro Paese pur non avendo la cittadinanza. L’unico requisito richiesto è la residenza in Italia almeno da quando hanno 10 anni, presumibilmente perché così si abbassa il rischio legato al traffico illecito di calciatori. Resta, comunque, il limite di non essere cittadini italiani e per questo non convocabili con la nazionale.

Per rappresentare l’Italia, infatti, anche in questi casi bisogna aspettare il compimento della maggiore età e l’avviamento delle pratiche per la cittadinanza. E proprio a questo sembra riferirsi Malagò, chiedendo che la cittadinanza venga data subito ai 18 anni, senza un lungo iter burocratico. Altra ipotesi potrebbe essere quella di arrivare alla proposta di legge sullo ius culturae, che vincola la cittadinanza alla nascita in Italia nel caso in cui almeno un genitore sia residente in Italia da non meno di 10 anni.

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