Santo del giorno

Santo del giorno 13 aprile, oggi si celebra Papa Martino I

Già apocrisiarius papale (Nunzio apostolico) a Costantinopoli durante il pontificato di papa Teodoro I che lo aveva tenuto in grande considerazione per saggezza e virtù, avendolo come uno dei più validi collaboratori, fu consacrato papa nel luglio del 649

Santo del giorno 13 aprile, oggi si celebra Papa Martino I (Todi, 600 circa – Cherson, 16 settembre 655) è stato il 74º vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica dal luglio 649 alla sua morte. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalle Chiese ortodosse.

Papa Martino I oggi, il Santo del giorno

Già apocrisiarius papale (Nunzio apostolico) a Costantinopoli durante il pontificato di Papa Teodoro I che lo aveva tenuto in grande considerazione per saggezza e virtù, avendolo come uno dei più validi collaboratori, fu consacrato papa nel luglio del 649, un paio di mesi dopo la morte del predecessore, senza aspettare il benestare imperiale.

Una tale irregolarità rendeva illegale l’elezione, ma il clero e il popolo di Roma, che già da qualche tempo mostravano segni di insofferenza nei confronti dell’autorità bizantina, agirono in aperta sfida all’imperatore Costante II.

Durava da molti anni la controversia tra Santa Sede da una parte e Imperatore bizantino (spalleggiato dal patriarca di Costantinopoli) dall’altra sul problema delle volontà di Cristo (conflitto sul monotelismo).


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La controversia era ancora rimasta senza soluzione. Uno dei primissimi atti ufficiali di Martino fu la convocazione, tra il 5 e il 31 ottobre dopo la sua elezione, di un sinodo (il primo concilio Lateranense, il primo anche ad essere stato indetto senza l’autorizzazione dell’imperatore), per contrastare l’eresia monotelita.

I 150 vescovi convenuti condannarono sia l’Ekthesis, il documento promulgato nel 638 dall’imperatore Eraclio I con il quale si approvava il monotelismo e, per mettere a tacere le tante posizioni pro o contro, si proibivano ulteriori discussioni sull’argomento, sia il Typos, un altro editto emanato dallo stesso Costante II.

Quest’ultimo proibiva in tutto l’impero (e quindi anche a Roma) la discussione su questioni riguardanti l’interpretazione di definizioni controverse, pena gravissime sanzioni. Il Typos si configurava di fatto come una proibizione, rivolta soprattutto al papa, di intervenire su opinioni teologiche diverse da quelle della Chiesa di Roma.

La condanna dei due documenti aveva, implicitamente, anche il valore di una condanna rivolta allo stesso imperatore.

Martino fu molto energico nella pubblicazione dei decreti del sinodo laterano in un’enciclica, ma Costante aveva già replicato inviando l’esarca Olimpio a Roma con l’ordine di far sottoscrivere il Typos dai vescovi e dalla cittadinanza intera e di arrestare il papa se si fosse opposto, ma la milizia cittadina (che ufficialmente era bizantina ma, di fatto, era ormai composta da nobili e cittadini romani) impedì l’esecuzione del piano opponendo una forte resistenza.

Olimpio cambiò allora strategia e pianificò direttamente l’assassinio del papa: mentre riceveva la comunione direttamente dalle mani del pontefice durante una funzione religiosa nella Basilica di Santa Maria Maggiore, un suo scudiero avrebbe dovuto pugnalare Martino.

Il Liber Pontificalis riferisce che al momento di sferrare il colpo lo scudiero fu abbagliato e momentaneamente accecato, non riuscendo a colpire il bersaglio; Olimpio si convinse che Martino era protetto dalla mano di Dio, si riappacificò con lui, svelando i suoi piani, e abbandonò l’impresa, andando a combattere i Saraceni in Sicilia dove trovò la morte.

Dopo aver sofferto una prigionia devastante e il dileggio pubblico fino al marzo del 655, venne infine esiliato a Cherson in Crimea, dove morì il 16 settembre dello stesso anno.

Ciò che maggiormente gli risultò doloroso da sopportare, secondo quanto trapela dalle sue lettere, fu la solitudine in cui era stato lasciato, ma soprattutto l’abbandono della Chiesa di Roma, dove già dal 10 agosto 654 (mentre Martino era ancora in viaggio per Costantinopoli) Costante II aveva imposto la nomina del nuovo papa Eugenio I, che per paura, e forse per rassegnazione, il clero e il popolo romano non si azzardarono ad ostacolare. E infatti l’Annuario Pontificio ne riporta la contemporaneità con Martino I.

San Martino fu sepolto a Cherson nella basilica di Santa Maria ad Blachernas, divenendo oggetto di culto per i molti miracoli dovuti alla sua intercessione. In seguito la salma fu traslata a Roma e sepolta forse nella chiesa di San Martino ai Monti.

Diciassette delle sue lettere si leggono nella Patrologia Latina di Migne, LXXXVII, 119.

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