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Brexit: che cos’è? I rapporti tra il Regno Unito e l’U.E

Ogni Stato membro può decidere di recedere dall’Unione conformemente alle proprie norme costituzionali“: ai sensi dell’articolo 50 del trattato sull’Unione europea ogni Stato membro ha diritto ad uscire dall’Unione europea. Ed oggi si parla della Brexit.

Cos’è la Brexit?

Fino al 2016, nessuno Stato è mai uscito dall’organizzazione. Il 23 giugno 2016, nel Regno Unito si è tenuto il primo referendum nazionale, in cui la maggioranza si espressa per uscire dall’Unione europea. Brexit deriva, appunto, da Britain, cioè Gran Bretagna, exit, uscita.

Il processo di uscita dall’UE ha avuto ufficialmente inizio il 29 marzo 2017, con la citazione, da parte della premier britannica Theresa May, dell’articolo 50 in una lettera di notifica al presidente del consiglio Europeo, Donald Tusk. Le trattative sulla permanenza nell’UE sono ancora in corso.

I rapporti tra il Regno Unito e l’Unione Europea

I rapporti che legano il Regno Unito all’Unione Europea nascono da un’idea di unione, nel dopoguerra, sino ad una reale concretizzazione, nel 1941, sotto il nome di Carta Atlantica ad opera del presidente degli Stati Uniti, Franklin Roosevelt, e il primo ministro britannico, Winston Churchill. Tali rapporti, tuttavia, sono sempre stati incerti.

I britannici sin dall’inizio non tolleravano intromissioni da parte del mercato unico europeo nella loro politica interna. Tutti gli anni di governo di Margaret Thatcher, dal 1979 al 1990, furono caratterizzati da tensioni per via dei contributi che il Regno Unito versava all’UE.

Nel 1992, John Major firmò il trattato di Maastricht, con il quale si definirono i paesi membri pilastri dell’UE e, soprattutto, si fissarono i parametri economici e sociali degli Stati aderenti.

Solo con il governo di Tony Blair e poi Gordon Brown si ebbe un periodo di conciliazione ma con la ripresa del partito conservatore si riportarono i disaccordi alla ribalta subito dopo.

Il nuovo accordo con Bruxelles

Nel febbraio del 2016, il leader di quest’ultimo partito, David Cameron, negoziò un nuovo accordo con Bruxelles. Il suo obiettivo, tuttavia, non era l’uscita del Regno Unito dall’UE ma mostrare la concretezza di quest’opzione. Da questa proposta si formarono due fronti: Remain, per la permanenza; Leave, favorevoli alla Brexit. Fino al referendum nazionale, che ha visto la vittoria – a sorpresa – del fronte nazionalista, favorevole all’uscita dall’Unione Europea.

Gli ultimi sviluppi

Lo scorso agosto, il premier Boris Johnson, leader dello schieramento Leave e membro del Partito Conservatore, ha sospeso la seduta del Parlamento. La Corte Suprema, oggi, ha dichiarato non legale tale decisione, considerandola -come riporta la Repubblica– un bavaglio per coloro che volevano fermare il No Deal. Vengono chieste, per questo motivo, le dimissioni di Johnson.

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