Cronaca

Covid, Massimo Galli: “La quarta dose va fatta ora”

Dopo l'aumento dei casi, Galli raccomanda di iniziare a somministrare la quarta dose di vaccino

Il professor Massimo Galli, dopo i recenti dati sui casi di Covid in aumento, suggerisce di iniziare a somministrare la quarta dose di vaccino e raccomanda la massima prudenza.

Massimo Galli raccomanda la quarta dose di vaccino contro il Covid

Nonostante i casi di Covid siano in aumento, il Ministero della Salute non sembra essere preoccupato. Al secondo anno di pandemia, infatti, l’Italia dovrebbe essere in grado di gestire il virus che, nelle sue varie mutazioni, si sta dimostrando meno capace di causare malattie gravi nei pazienti colpiti. I sintomi, infatti, a volte si manifestano in modo serio con febbre alta e forti congestioni ma non si vedono più i gravi casi di polmonite o, per lo meno, si tratta di casi estremamente rari rispetto agli anni passati. Nonostante i sintomi siano più lievi, il professor Massimo Galli continua a chiedere di tenere alta la guardia al punto da suggerire  subito la quarta dose di vaccino.

La spiegazione di Galli

In un’intervista a Fanpage, il professor Galli ha dichiarato: “Il messaggio libera tutti è solo deleterio ed è responsabile di quanto sta accadendo“. Massimo Galli ha sottolineato: “Avere molti vaccinati e molte persone che hanno già contratto l’infezione riduce certamente la gravità nella gran parte di coloro che si infettano“. Un segnale positivo, quindi, che però non tranquillizza il professore: “È vero che la situazione non è quella degli anni passati: abbiamo moltissime persone vaccinate e mediatamente una gravità molto meno marcata. Purtroppo però, nonostante l’incremento delle infezioni, l’assoluta maggioranza non viene denunciata“.

Tutelare i soggetti fragili

L’obiettivo di Galli è escludere un lockdown come quello cinese e tutelare i soggetti fragili. Per difendere questi ultimi, l’unica soluzione che prevede Galli è quella di implementare il vaccino, mantenendo le misure precauzionali che, per quanto imperfette, riescono ad arginare in parte il contagio. “86mila casi, 72 morti e un tasso di positività del 27 per cento dei tamponi dimostra come molti dei tamponi non vengano denunciati. Molte persone infettate si guardano infatti bene dal farsi il tampone“, chiosa Massimo Galli.

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