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Davigo smonta nuovamente i referendum della giustizia proposti da Lega e Radicali

Davigo ritorna sui referendum della giustizia promossi da Lega e Radicali, smontando i vari quesiti e mostrando palesi contraddizioni

I referendum sulla giustizia sono stati già aspramente criticati da Piercamillo Davigo, magistrato in pensione, volto delle inchieste di Tangentopoli, con una lunga intervista a diMartedì  ed in diversi articoli sul Fatto Quotidiano. Alla festa del Fatto Quotidiano, l’ex magistrato è ritornato sui referendum, manifestando nuovamente il suo dissenso, soprattutto per le novità sulla custodia cautelare, sulle modalità di contrasto delle correnti nella magistratura e sulla responsabilità civile dei magistrati.

Davigo, la custodia cautelare con i referendum  di Lega e Radicali

“Le intenzioni della politica sono le peggiori, pensano che i cittadini siano dei cretini. La Lega sostiene, tra gli altri, il referendum sulla custodia cautelare. La custodia cautelare c’è in tutti i paesi al mondo. In Italia ce n’è di più, non perché ci sono più detenuti in custodia cautelare. In Italia i detenuti sono in custodia cautelare anche dopo la sentenza di primo grado, persino dopo quella d’appello e anche dopo quella di cassazione, se c’è annullamento con rinvio. All’estero, dopo la sentenza di primo grado, inizia l’espiazione della pena. Se avessimo le stesse regole ne avremmo esattamente come gli altri. Per mettere qualcuno in custodia cautelare ci vogliono gravi indizi di colpevolezza, cioè la ragionevole probabilità della condanna e lo stato degli atti. Ma non basta. Bisogna che esista almeno una di queste tre esigenze cautelari: pericolo di inquinamento delle prove, pericolo di fuga o pericolo di reiterazione di reati, con violenza o della stessa specie di quello per cui si procede. Quest’ultimo inciso viene abolito se passa il quesito referendario”, ha ribadito Davigo.

Piercamillo Davigo magistrato

Custodia cautelare e problema della sicurezza in Italia

“Faccio un esempio concreto: La Lega per anni ha fatto una campagna sulla sicurezza. Il problema della sicurezza in Italia non esiste. Abbiamo uno dei tassi di omicidi volontari più bassi d’Europa. Siamo scesi sotto i quattrocento omicidi all’anno, nel 92′ ne avevamo millesettecento. Il problema della sicurezza non esiste, ma ha sfinito (la Lega) gli italiani con la legittima difesa, con disegni di legge anche un pò ridicoli, come quello che all’imbrunire non si sapeva se potevi sparare o non sparare”, afferma ironicamente Davigo.

Davigo: “La Lega prende in giro gli elettori”

“Uno mette piede nel tuo giardino e tu gli spari in fronte. Delle robe che non vengono in mente neanche a paesi che non nomino, sennò si offendono”, sostiene l’ex magistrato. “Abolendo questo inciso accadrà questo: se uno viene a casa vostra e vi svaligia l’appartamento lo arresteranno, perché l’arresto è obbligatorio, ma il giudice, dopo aver convalidato l’arresto, dovrà rilasciarlo, perché non sarà possibile disporre la custodia cautelare. Allora uno dice: ma tu, hai letto che cosa hai firmato? Perché se non hai letto è grave, ma se l’hai letto stai prendendo in giro i tuoi elettori, a cui hai raccontato tutto il contrario fino al momento prima. Allora o hai mentito prima o stai mentendo adesso. Ai magistrati non interessa niente. Se fanno delle regole diverse, applicheranno regole diverse. I magistrati sono una categoria tutto sommato protetta. Sono i cittadini che non saranno più protetti. Che volete che importi a noi (magistrati) se dicono: non li potete mettere più in carcere. E pazienza, non li metteremo più in carcere. Poi, quando verranno da noi i cittadini a protestare, diremo: Lei come ha votato al referendum? Questo è il frutto. Altri sono semplicemente cretini”.

Davigo: le correnti non si contrastano eliminando la raccolta delle firme

Il caso Palamara ha risvegliato una discreta parte di detrattori della magistratura, pronti a cavalcare l’onda, anzittutto mediatica. Di questo ne è convinto anche Davigo, tirato in ballo più volte nelle presunte correnti e nelle polemiche dell’ultimo anno. “Ad esempio, c’è la storia dello strapotere delle correnti. C’è un referendum che vuole abolire una norma, che per le candidature al Consiglio Superiore abolisce l’obbligo della raccolta delle firme”, afferma il magistrato. “Sapete quante sono le firme necessarie? Venticinque. Il numero di firme per presentare una candidatura è venticinque, massimo cinquanta. Ma uno venticinque firme le prende andando al bar, le prende telefonando ai suoi compagni di concorso. Le correnti non c’entrano niente per le firme, sono i voti che le correnti controllano. Le firme non c’entrano niente. Allora, questo vuol dire prendere in giro la gente”, ricorda con amarezza l’ex magistrato.

La responsabilità civile dei magistrati tra i referendum Lega Radicali

“Non c’è in nessun Paese al mondo la responsabilità diretta. In molti paesi non c’è nessuna responsabilità e basta. Io ho avuto il piacere di vedermi fare causa da Berlusconi, che mi ha chiesto cinque miliardi. Vi assicuro che, per uno che vive di stipendio, vedersi notificare un atto di citazione in cui quello vuole cinque miliardi fa un certo effetto. Ovviamente ha perso la causa perché era infondata, come quasi tutte le cose che dice. Lo slogan chi sbaglia paga, che scemenza è? Intanto bisogna vedere se ha sbagliato, il processo si fa per questo. Se comincia prima non si sa ancora se uno ha sbagliato. E se è pretestuoso il processo? É già stata abolita la valutazione di ammissibilità, sotto il profilo della manifesta infondatezza”.

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“Soprattutto, con l’azione diretta, uno agisce in prevenzione, comincia a far causa ai giudici che sono considerati più svegli, un pò più veloci, un pò più incisivi. Tanto i pretesti si trovano. Così, quando quello avrà quattro, cinque cause contro la società, di cui uno è amministratore, come fa a fargli i processi? Lo ricusano immediatamente e si toglie il giudice scomodo. Sono slogan cretini per non far vedere cosa c’è dietro questo problema. Le cause sono poche, perché sono pochi gli errori gravi. Si pensa sempre che abbia ragione il giudice che assolve. Per carità, qualche volta è così, però devo ricordare quel che diceva il generale Dalla Chiesa quando parlò dell’ingiustizia che assolve. Perché anche quella è ingiustizia. Assolvere un colpevole è ingiustizia tanto quanto condannare un innocente, perché ci sono le vittime e ci sono anche le conseguenze del reato. Questo è il punto di cui nessuno si cura”.

Davigo: “credibilità della magistratura maggiore di quella della politica”

“C’è il tripudio di ampia parte della politica perché è calato il consenso nei confronti dei magistrati, afferma Davigo. “Io mi sono sempre meravigliato del consenso, perché vedete, da noi, uno vince ed uno perde. Difficilmente c’è il pareggio. Allora, quello che vince pensa di aver vinto perché aveva ragione, non perché il giudice ha fatto il suo dovere, è bravo, ha faticato, si è studiato le carte, ha respinto pressioni ed altre cose. Quello che perde pensa che il giudice sia uno stronzo. Quindi dovremmo avere consenso zero, anche perché non ne abbiamo bisogno. Nonostante il crollo della credibilità della magistratura, ne abbiamo sempre più della politica. E scusate se è poco. Dobbiamo interrogarci su quale consenso ha la politica in questo paese, che non è necessariamente misurabile dai voti. Andate in giro a chiedere, come fa Eurobarometro: ma tu, nella tua vita, hai mai incontrato persone che ti hanno chiesto mazzette? Vedrete dati che non sono compatibili con il resto dell’Europa. Allora, vogliamo stare in Europa, o vogliamo diventare una specie di Medio Oriente prolungato? Questo è il vero problema di fondo di questo Paese”. In realtà, anche i dati raccolti dall’Eurobarometro, indice di misurazione della corruzione, sono stati attenzionati e e riportati in diversi libri e documenti, dal magistrato, che per molti ha rappresentato il volto della legalità in Italia.

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