Almanacco

Il 12 novembre 1882 nasce Giuseppe Antonio Borgese, l’intellettuale di Polizzi Generosa

Percorriamo insieme alcuni tratti biografici di Giuseppe Antonio Borgese, dalle sue prime collaborazioni agli «anni dell'egira»

Giuseppe Antonio Borgese è stato uno scrittore, giornalista, critico letterario, germanista, poeta, drammaturgo e accademico italiano naturalizzato statunitense.

Avverso al regime fascista ha avuto modo di partecipare vivamente, nel primo quindicennio del secolo, al moto di rinnovamento culturale che prende il nome dal Leonardo e dalla Voce, fondando anche una rivista, Hermes (1904), e collaborando alla Stampa e al Corriere della Sera.

12 novembre 1882: nasce Giuseppe Antonio Borgese, intellettuale e antifascista italiano

Giuseppe Antonio Borgese nacque a Polizzi Generosa (città metropolitana di Palermo) il 12 novembre del 1882. Otto anni dopo si trasferì a Palermo, dallo zio Giovanni, per  frequentare le scuole elementari.

Già in precoce età manifestò la sua volontà di approfondire gli studi, come si evinse anche da una lettera in cui affermò di voler «venire a studiare a Palermo». Buona parte della sua formazione culturale avvenne però nella ricca biblioteca paterna di Polizzi, come egli stesso testimoniò.

Inizi

Durante l’anno accademico 1899-1900, su pressione del padre che lo voleva avvocato, si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Palermo, ma già nel 1900 si trasferì a Firenze dove, presso l’Istituto di Studi Superiori, segue i corsi dei grandi esperti dell’epoca.


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Casa natale di Giuseppe Antonio Borgese.

Le prime collaborazioni

A partire dall’anno successivo iniziò la collaborazione all’«Archivio per lo studio delle tradizioni popolari» di Pitrè e, di lì a poco, al «Regno» di Corradini e al «Leonardo» di Papini, rivelando negli scritti critici un’impronta estetica di base sostanzialmente crociana.

Nel 1903 Benedetto Croce recensì con pieno favore su «La Critica» due interventi di Borgese relativi all’opera di Gabriele D’Annunzio; e sarà lo stesso Croce che pubblicherà la sua tesi di laurea, discussa a Palermo, con il titolo: Storia della critica romantica in Italia (Napoli, 1905).


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Intanto, nel 1903, dopo aver partecipato alla fallita rivista «Medusa», fondò la rivista «Hermes», dove avrebbe proseguito le pubblicazioni fino al 1906 e sulle cui pagine comparvero le sue prime prose; mentre tuna raccolta di liriche fu da lui pubblicata nel 1908, presso Ricciardi, ma mai messa in commercio per volere dell’autore stesso.

Tra il 1907 e il 1908, Borgese, in qualità di corrispondente de Il Mattino di Napoli e poi de La Stampa di Torino, compì un soggiorno di due anni in Germania, – dove conobbe tra l’altro Hauptmann e la musica tedesca -, che gli permise di scrivere articoli e saggi per una cultura italiana allora poco aperta all’esterno.

Da questa esperienza nacque il volume La nuova Germania (Milano, 1909), che raccoglieva le corrispondenze pubblicate sui due quotidiani; sempre nel 1909, dette alle stampe, a Napoli, il saggio Gabriele D’Annunzio.


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Ancora in questo anno, capitò per caso a Messina – era diretto a Palermo, ma sbagliò piroscafo -, proprio il giorno successivo al terremoto di cui diede annuncio per primo tramite un articolo per Il Mattino di Napoli.

La carriera accademica

Parallelamente iniziò la carriera accademica, con la nomina a docente di Letteratura tedesca alla Sapienza-Università di Roma (1910) e pubblicò La canzone paziente (1910). Nel 1912 iniziò la collaborazione al Corriere della Sera che, con incarichi e forme collaborative diverse, avrebbe mantenuto fino alla morte.

Sono questi anche gli anni in cui avviene l’insanabile rottura con Benedetto Croce, che si evidenzia in tutta la sua portata all’indomani della pubblicazione, da parte di quest’ultimo, del saggio su Giambattista Vico. In questo arco di tempo, si collocano due fra i più rappresentativi contributi saggistici di Borgese: le tre serie di La Vita e il Libro (Milano, 1910, 1911, 1913) e Studi di letterature moderne (Milano, 1915), oltre alle due riviste da lui fondate: «La Nuova Cultura» e «Il Conciliatore».


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Interventismo

Stando a quanto riporta “Wikipedia”, la sua intensa attività intellettuale ebbe modo di concentrarsi sul primo conflitto mondiale, cui Borgese prese posizioni da acceso interventista con opere come Italia e Germania (Milano, 1915); Guerra di redenzione (Milano, 1915); La guerra delle idee (Milano, 1916); L’Italia e la nuova alleanza (Milano, 1917).

Assunse una posizione liberal-nazionale in campo interventista dettando la linea sul Corriere della Sera del quale divenne un importante editorialista di politica estera.

Durante gli anni del primo conflitto mondiale, svolse delicate e complesse missioni diplomatiche, sotto le direttive del sottosegretario alla propaganda Romeo Gallenga Stuart, soprattutto volte a vagliare una possibile alleanza con le nazionalità slave in funzione antiasburgica.


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Nel 1918, a Roma, Borgese ideò il “Congresso delle nazionalità oppresse dall’Austria-Ungheria e all’inizio degli anni Venti, a causa della strenua difesa degli ideali etico-politici che Borgese aveva sempre propugnato, vennero deteriorandosi anche i rapporti con il Corriere della Sera.

I primi romanzi

Confermato nell’insegnamento accademico alla cattedra di Estetica e Storia della critica, nel 1921 viene pubblicato il romanzo Rubè, cui fecero seguito le Poesie (Milano, 1922) e un altro romanzo I vivi e i morti (Milano 1923, ripubblicato da il Palindromo di Palermo nel 2018).

La produzione artistica di Borgese si arricchì, almeno fino al 1931, di numerosi altri titoli, fra romanzi come La città sconosciuta del 1925 Le belle del 1927 e Il sole non è mai tramontato (1929), tutte raccolte ne Il pellegrino appassionato (1933) e racconti brevi come il racconto breve Tempesta nel nulla del 1931, drammi teatrali come L’Arciduca (1924) e Lazzaro (1925), prose di viaggio. Al contempo, proseguì l’attività critica e storiografica.


 


La cattedra negli USA

Il 1931 costituisce il punto di svolta della vita di Borgese. Nel luglio di questo anno, a 48 anni, a seguito di alcuni disordini avvenuti durante le sue ore di lezione a Milano, si imbarca alla volta degli Stati Uniti d’America, accettando l’invito di trasferirsi a Berkeley per tenervi una serie di lezioni come professore in visita alla Università della California Berkeley.

Quello che nelle intenzioni iniziali avrebbe dovuto essere solo un soggiorno accademico si trasformò invece in un volontario esilio, durato fino a guerra conclusa.


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Giuseppe Antonio Borgese a Chicago con un suo assistente.

Il suo caso fu però particolare: in quel periodo si trovava infatti ad insegnare negli USA alle dipendenze del Ministero degli Esteri e il giuramento di fedeltà al fascismo non gli era stato richiesto né dal Console né dal Ministero degli Esteri.

Fortemente a disagio nella situazione di stallo in cui era venuto a trovarsi, nel 1933 ruppe gli indugi: scelse di non firmare il giuramento e di non tornare in Italia.

Le ragioni di questa decisione trovarono compiuta espressione in due lettere-memoriali a Mussolini, la prima dell’agosto 1933, la seconda dell’ottobre 1934, oltre che in vari passi dei diari.


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Sancita la sua definitiva rottura con l’Italia fascista, verrà dichiarato “dimissionario” per non avere ripreso servizio all’Università di Milano, perdendo così, unico fra i professori che non avevano giurato, anche il diritto alla pensione di anzianità.

Intanto dal 1931 al 1932 insegna Storia della critica ed Estetica all’Università di California-Berkeley, dal 1932 al 1936 Letteratura italiana e Letteratura comparata allo Smith College di Northampton (Massachusetts), approdando in ultimo all’Università di Chicago, dove rimane fino al 1948. Dal 1931 al 1934 continuò a collaborare con il «Corriere della sera» attraverso articoli sugli USA.


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un murales dedicato a Borgese.

L’impegno antifascista

Negli Stati Uniti d’America comincia una nuova vita. Nel 1938 ottiene la cittadinanza statunitense. Il periodo statunitense è caratterizzato anche dalla ripresa di un appassionato e continuativo attivismo politico. Prima in una serrata militanza intellettuale antifascista: nel 1939 insieme a Gaetano Salvemini e altri antifascisti italiani, fonda la “Mazzini Society“.

In questi anni vede la luce uno dei testi più significativi dell’ultimo Borgese: Goliath, The march of Fascism (New York, 1937), un’indagine sulle ragioni e caratteristiche del fascismo.

Investe poi le sue inesauribili energie intellettuali in un progetto utopico, perseguito con tenacia fino alla fine, anche a livello organizzativo, volto alla realizzazione di un “Governo mondiale” centrato sull’individuazione di una serie di valori universali o universalmente condivisibili.


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Insieme a Richard McKeon fu infatti promotore dell’attività del “Committee to Frame a World Constitution” (Comitato per la Costituzione mondiale), di cui ricoprì anche la carica di segretario, accogliendo l’idea lanciata da una radio discussione del 12 agosto 1945 dal rettore dell’Università di Chicago Robert M. Hutchins della necessità di un governo mondiale.

Oltre a numerose collaborazioni a quotidiani e riviste, trasmissioni radiofoniche e conferenze, lavora ad opere che hanno come prospettiva l’edificazione di un nuovo ordine mondiale: The City of Man, scritto in collaborazione, fra gli altri, con Thomas Mann (New York, 1940); Common Cause (New York, 1943), che darà il nome alla successiva rivista, da lui fondata nel 1947 e pubblicata dal “Committee“; Preliminary Draft of a World Constitution (Chicago, 1948); e la postuma Foundations of a World Republic (Chicago, 1953), dove si descrive il piano e la struttura della federazione e del Governo mondiale.

Parallelamente continuò la sua composizione di opere poetiche, infatti, pubblica Poesie 1922-1952 (1952).


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Il ritorno in Italia

Nel 1948 rientrò per un breve periodo in Italia e il 13 settembre 1949, dopo 18 anni di assenza, risalì sulla sua vecchia cattedra di Estetica all’Università di Milano.

Morì improvvisamente a Fiesole, dove si era stabilito, la notte del 4 dicembre di quello stesso anno. Il Senato della Repubblica, nella seduta del 5 dicembre, ne ricorderà la persona e le sue opere.


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Vita privata

Dal matrimonio con la scrittrice Maria Freschi nacquero due figli Leonardo (1904) e Giovanna (1911). Ottenuto il divorzio in America sposò Elisabeth Mann, figlia di Thomas Mann, e da questo matrimonio nacquero altre due figlie Angelica e Dominica.


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Giuseppe Antonio Borgese e la sua seconda moglie: Elizabeth Mann.

 

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