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Il 5 marzo 1953 ci lascia Iosif Stalin, rivoluzionario e uomo di stato sovietico

Biografia e ascesa di Iosif Stalin, rivoluzionario e politico societico promotore del Socialismo in un solo paese

Iosif Vissarionovič Stalin fu un rivoluzionario e uomo di stato russo, segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (1922-53), e capo dello Stato sovietico (1941-53). Per 25 anni, Stalin esercitò sull’Unione Sovietica una leadership dittatoriale, trasformandola in una delle principali potenze globali.

5 marzo 1953: muore Iosif Stalin, dittatore comunista

Nato a Gori in Georgia il 18 dicembre del 1878 Iosif Vissarionovič Džugašvili (conosciuto anche come Iosif Stalin). Suo padre era un calzolaio con problemi di alcolismo, e sembra che in famiglia fosse piuttosto violento. Sua madre, una lavandaia molto religiosa, sognava per Iosif un futuro nella Chiesa ortodossa russa.

Nonostante le umili originiStalin ebbe così l’opportunità di studiare presso la scuola religiosa di Gori (1888-94), per poi, date le sue doti brillanti, essere ammesso in seminario presso Tbilisi.

Adesione al socialismo


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Nel Caucaso, luogo di deportazione di prigionieri politici, Stalin ebbe occasione di entrare segretamente in contatto con le ideologie liberali ed in seguito rivoluzionarie, leggendo ben presto Karl Marx e aderendo al socialismo, e probabilmente la sua espulsione, avvenuta nel 1899, fu dovuta a questo.

Attivista ed organizzatore politico


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Alla fine del 1899 Stalin trovò lavoro come impiegato presso l’Osservatorio di Tbilisi, e l’anno successivo iniziò in modo definitivo la sua instancabile attività politica ed organizzativa. In questi primi anni Stalin fomentò l’adesione a manifestazioni e scioperi nei centri industriali del Caucaso, e venne arrestato e deportato in più occasioni.

Adesione ai bolscevichi


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Dopo il 1903 il Principale partito della Russia di allora si divideva in due fazioni, Menscevichi e BolscevichiStalin, tornato nel Caucaso, aderì ai secondi, diventando un fedele discepolo del loro leader Lenin. Stalin fu arrestato ed esiliato in più occasioni, riuscendo sempre ad evadere con relativa facilità, e ad emergere tra gli attivisti politici del Causo. Nel 1904 sposò Ekaterina Svanidze una devota ragazza georgiana, che sarebbe morta tre anni più tardi dopo aver dato alla luce un figlio, con il quale il dittatore ebbe un rapporto molto difficile. 

La scalta verso il potere

La scalata di Stalin nella gerarchia bolscevica nei primi anni fu lenta, ma inarrestabile: nelle conferenze dei primi anni non destò particolari impressioni, ma riuscì ad imporsi presto grazie alla sua attività politica. Nel 1907 fece parlare di sé partecipando in prima linea all’organizzazione della cosiddettarapina di Tbilisi“, un esproprio di fondi per il Partito, che si risolse in un rocambolesco e sanguinoso assalto a una diligenza.


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Nel febbraio del 1912, quando la scissione tra Bolscevichi e Menscevichi in seno al Partito operaio socialdemocratico era ormai completa ed il partito si sciolse definitivamente, Lenin nominò Stalin membro del primo Comitato Centrale del Partito. L’anno successivo, Stalin pubblicò un saggio sul Marxismo e la questione nazionale iniziando a far parlare di sé negli ambienti rivoluzionari.

Esilio ed adesioni alle tesi di Lenin

Ormai un rivoluzionario di professione, in questi anni iniziò a firmare i suoi numerosi articoli per l’appena fondato quotidiano bolscevico, la Pravda, con il nome di “Stalin”, dal russo “stal”, ferro, prima di essere esiliato in Siberia per il periodo più lungo della sua vita, tra il 1913 ed il 1917.


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Stalin con Mao Zedong.

Nel marzo del 1917, dopo la Rivoluzione di febbraio, di ritorno dalla Siberia Stalin ricominciò a scrivere per la Pravda, dirigendo il quotidiano insieme a Kamenev: sotto l’influenza di Lenin, ad aprile aderì alle tesi rivoluzionare di Lenin, che ponevano l’obiettivo della presa del potere con le armi. Nella rivoluzione bolscevica del Novembre del 1917 (ottobre secondo il vecchio calendario), Stalin giocò un ruolo importante, anche se inferiore a quello svolto da Lev Trockij, suo principale rivale.

Guerra Civile

Durante la Guerra civile (1918-1920), Stalin svolse un ruolo di comando politico e militare su vari fronti. Nel 1917 fu nominato Commissario del popolo alle Nazionalità dal governo Bolscevico, e nel 1919 Commissario del popolo all’Ispezione operaia e contadina.

Soltanto con l’ottenimento del posto di Segretario generale del Comitato centrale, nel 1922, Stalin poté iniziare a porre le basi per il suo futuro potere, esercitando, grazie a questa carica organizzativa, un controllo crescente sul partito.


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Oltre a ciò, fu anche un membro del potente Politbjuro e di altri comitati: era diventato insomma un burocrate di primo piano, che riuscì progressivamente ad isolare i suoi rivali. A differenza di bolscevichi di primaria importanza come il già citato Trockij, o Zinovyev, l’ambizioso Stalin, pur dotato di un’intelligenza straordinaria, non era un intellettuale né un teorico, ma un organizzatore, e per questo fu da loro sottovalutato.

Morte di Lenin


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Dopo la morte di Lenin (gennaio 1924), Stalin, la cui vita personale ebbe anche in questi anni risvolti tragici, promosse un culto del leader deceduto. Il suo principale rivale era a questo punto Trockij, un tempo il delfino di Lenin, che venne progressivamente escluso dal potere da un triumvirato formato, oltre che da Stalin, anche da Zinovyev e Kamenev. Ben presto, alleandosi con altri due antichi rivali come Bucharin e Rykov, Stalin seppe eliminare anche loro.

Il socialismo in un solo paese e opposizione all’internazionalismo

La via verso il comunismo predicata da Stalin, il Socialismo in un solo paese, era una teoria politica secondo cui l’Unione Sovietica andava potenziata al massimo, sia industrialmente che militarmente. Soltanto in una fase successiva la rivoluzione sarebbe stata esportata in tutto il mondo: dunque non occorreva più senza attendere la rivoluzione mondiale.


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Supportato da queste idee, Stalin seppe coinvolgere i burocrati di partito isolando Trockijsecondo cui il socialismo andava costruito su base internazionale, in modo ormai definitivo e irreversibile: fu espulso dall’Unione Sovietica nel 1927, e sarebbe stato assassinato in Messico nel 1940 da un agente di Stalin.

Industrializzazione forzata

Nel 1929 Stalin pose fine alla “Nuova politica economica” di Lenin, abolendo la proprietà privatacollettivizzando l’agricoltura ed avviando una decisa industrializzazione per tappe forzate, i “piani quinquennali”, che avrebbero sortito per la Russia un effetto devastante.


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Disagio dei contadini e potenza industriale

Queste politiche colpirono in particolar modo i contadini russi, ed in particolare i più benestanti (kulaki): 25 milioni di loro furono obbligati a riunirsi in fattorie collettive di Stato in pochi anni. Chi provava a resistere veniva arrestato dalla polizia politica, deportatogiustiziato, o spedito nei Gulag: una rete di campi di concentramento in cui si lavorava in condizioni atroci, spesso fino alla morte.


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La Russia negli anni Venti e Trenta.

La collettivizzazione e l’industrializzazione peggiorarono le condizioni di mortalità e carestia, ma Stalin non volle comunque diminuire le esportazioni di grano all’estero, nonostante le gravi condizioni che coinvolgevano in particolare alcune aree, come l’Ucraina: ciò costò la vita a circa 10 milioni di contadini.

Nonostante ciò, un paese industrialmente arretrato venne tramutato in pochi anni in una potenza industriale, come osservarono testimoni dell’epoca tra i più vari: da Adolf Hitler allo scrittore di fantascienza H.G. Wells.

Le purghe staliniste

Alla fine del 1934, proprio quando le sue politiche sembravano essersi mitigate, Stalin lanciò una nuova campagna di terrore politico ai danni degli stessi membri del Partito Comunista che anni prima ne avevano favorito l’ascesa. Il pretesto fu l’assassinio, a Leningrado, di Sergey Kirov. Attraverso una serie di processi spettacolari, Stalin riuscì a consolidare il proprio regime seminando il terrore.

Nell’agosto del 1936 toccò a Zinovyev e Kamenev, condannati a morte dopo processi-messinscena, nel 1938 a Bucharin. Ma altri processi colpirono ampi settori delle élite dell’Unione Sovietica, tra cui non soltanto politici, ma anche militari, intellettuali, artisti ed esponenti del mondo produttivo.


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Questo lato di Stalin, che dalla propaganda venne rappresentato come un grande leader, buono ed eroico, venne discusso in Russia soltanto dopo la sua morte. Negli anni tra il 1934 ed il 1939 la paranoia regnò in tutta l’Unione Sovietica: vennero giustiziati 93 membri sul 139 del Comitato centrale del Partito comunista81 su 103 tra generali e ammiragli.

 Fu colpita anche la popolazione, ed in tutto in questi anni circa tre milioni di russi vennero accusati di anticomunismo e spediti nei gulag.

In questo modo, Stalin riuscì a domare il Partito comunista e l’élite sovietica, consolidando ulteriormente il proprio potere personale spropositato. Non mancarono inoltre comunisti stranieri che si trovavano in territorio sovietico e membri della polizia politica sovietica, la NKVD.

Sarebbe stato lo stesso Stalin a ridurre la morsa del terrore sul popolo russo, sebbene mai del tutto, soltanto allo scoppio della Seconda guerra mondiale.

Seconda Guerra Mondiale

Nell’agosto del 1939, dopo alcuni tentativi di formare un’alleanza antinazista con le potenze occidentali portati avanti sin dalla metà degli anni Tranta, Stalin finì per stringere con la Germania il famigerato patto Molotov-Ribbentrop, che incoraggiò i Tedeschi ad attaccare la Polonia: iniziava così il secondo conflitto mondiale.

Stalin seppe immediatamente approfittare della situazione per rinforzare ed allargare le frontiere Sovietiche verso Ovest, annettendo la Polonia orientale, l’Estonia, la Latvia, la Lituania ed alcune aree della Romania, oltre ad attaccare la Finlandia. Nel maggio del 1941 Stalin si autonominò Segretario del Consiglio dei commissari del popolo, assumendo non soltanto de facto, ma anche ufficialmente il ruolo di capo del governo.


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Inizialmente, la guerra lampo tedesca mise l’Unione Sovietica in seria difficoltà dopo l’attacco del 22 giugno 1941. Stalin, che assunse anche il ruolo supremo del comando militare, incarnò per l’Unione Sovietica un ruolo quasi paterno, facendo leva su valori tradizionali che erano stati ben lontani dalla rivoluzione bolscevica, come il patriottismo e la solidarietà tra popoli slavi.

Da Mosca, minacciata dai nazisti, Stalin ed i suoi generali seppero organizzare un’efficace controffensiva. Con l’eroica battaglia di Stalingrado (1942) e quella di Kursk (1943) l’invasione tedesca venne rimandata indietro. Il sacrificio da parte del popolo sovietico fu enorme, ed ebbe un ruolo determinante nella sconfitta della Germania, che sarebbe capitolata definitivamente nel maggio del 1945.

La sconfitta del nazifascismo


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Churchill, Roosevelt e Stalin a Jalta.

Con la Seconda Guerra Mondiale, Stalin dimostrò straordinarie doti di trascinatore e seppe mantenere uno stretto controllo sull’Unione Sovietica, ma seppe anche delegare le decisioni militari più rilevanti ai capaci ufficiali che lo circondavano. Con la sconfitta del nazi-fascismoStalin acquisì un prestigio internazionale enorme, partecipando alle determinanti riunioni militari dei “Big Three” (con Churchill e Roosevelt) a Teheran, Jalta e Potsdam, dimostrando anche doti di straordinario negoziatore.

Ultimi anni e morte

Dopo la guerra, Stalin rinforzò il controllo sull’Europa orientale attraverso regimi comunisti indipendenti di nome, ma di fatto asserviti alla Russia tramite la creazione del Cominform, che dirigeva l’operato dei partiti comunisti d’Europa.

Nel 1948, tuttavia, la Jugoslavia di Tito si sottrasse al dominio stalinista schierandosi come potenza comunista indipendente. Per evitare casi analoghi, Stalin ricorse nuovamente alla strategia del terrore: ci furono una serie di processi in cui vari esponenti di altre Repubbliche comuniste confessarono la propria aderenza al “Titoismo”, venendo puniti in molti casi con la morte.


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L’alleanza con Stati Uniti e Gran Bretagna si era ormai conclusa. Negli ultimi anni sotto il regime di Stalin, in Russia ci fu un ulteriore consolidamento ideologico dello Stalinismo: l’atmosfera di sospetto e di paranoia continuò fino alla fine.

Poco prima della morte di Stalin stava iniziando una nuova persecuzione ai danni di medici del Cremlino, accusati dell’omicidio di diversi leader. Il 5 marzo del 1953 Stalin morì in circostanze non del tutto chiarite. La questione dei rapporti tra l’Unione Sovietica ed il comunismo globale, non soltanto in Jugoslavia ma anche in Cina, rimaneva aperta.

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