Inchiesta

Pandora Papers, chi sono i tre italiani coinvolti nell’inchiesta sui paradisi fiscali

Chi sono i tre italiani coinvolti nell’inchiesta sui paradisi fiscali denominata 'Pandora Papers'? Nella lista anche nomi molto famosi

Chi sono i tre italiani coinvolti nell’inchiesta sui paradisi fiscali denominata ‘Pandora Papers‘? Nella lista anche nomi molto famosi. L’inchiesta coordinata dall’International Consortium of Investigative Journalists, basata su circa 12 milioni di documenti relativi a oltre 25 anni di attività, è frutto delle rivelazioni di una fonte interna allo studio legale Alemán, Cordero, Galindo & Lee. Testimonia l’esistenza di oltre 29 mila beneficiari di società offshore, intenzionati a occultare in paradisi fiscali parte delle loro ingenti ricchezze per sfuggire al fisco.

L’inchiesta mette in fila operazioni, in alcuni casi al limite della legalità, messe in atto da 14 società internazionali incaricate da clienti facoltosi nel gestire capitali miliardari. Nella maggior parte dei casi l’attività principale è stata creare strutture «offshore» e «trust» in paradisi fiscali come Panama, Dubai, Isole Cayman e in paesi deve la riservatezza mette al riparo da controlli fiscali, come Monaco e Svizzera.

Gli italiani: le società all’estero di Ancelotti

Tra gli italiani secondo quanto riporta l’Espresso, unica testata italiana a partecipare all’inchiesta, emergono anche le società estere legate al nome di Carlo Ancelotti, l’ex calciatore ora allenatore del Real Madrid.

Il boss Amato

Tra i nomi coinvolti ci sarebbe il boss della camorra, Raffaele Amato che sta scontando una pena di vent’anni in carcere. Secondo le prime anticipazioni dell’inchiesta avrebbe utilizzato una società fiduciaria di Montecarlo per schermare la proprietà di una società-cassaforte inglese, utilizzata per l’acquisto di terreni e immobili in territorio spagnolo.

Zorzi e il nuovo nome giapponese (Hagen Roi) per le società all’estero

Tra i file, fa sapere l’Espresso, si ricava poi il nome dell’ex nazifascista Delfo Zorzi. L’uomo risulterebbe cliente della fiduciaria svizzera Fidinam. Zorzi avrebbe utilizzato il nuovo nome giapponese, Hagen Roi, ottenuto nel paese nipponico dove vive da quarant’anni. Al momento nessuno dei tre italiani coinvolti nell’inchiesta ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito.

Cosa sono i Pandora Papers

Stando alle informazioni fornite da ICIJ, i Pandora Papers contengono oltre 11,9 milioni di documenti fiscali e finanziari, per un totale di circa 2,9 terabyte (TB) di dati. Derivano da 14 società finanziarie che si occupano di organizzare la gestione e il trasferimento verso i paradisi fiscali dei patrimoni dei loro clienti. Per ora il Consorzio non ha fornito dettagli sull’origine dei documenti e stima che in totale riguardino 32mila miliardi di dollari protetti dalla tassazione dei paesi in cui risiedono i loro proprietari. La stima comprende unicamente i conti bancari, escludendo quindi altre risorse come immobili, gioielli e oggetti di valore.

Nei Pandora Papers si parla di 35 capi o ex capi di governo e leader politici, oltre a circa 400 funzionari a vario livello in circa 100 paesi. La lista comprende l’ex primo ministro britannico, Tony Blair, il presidente del Cile, Sebastián Piñera, il presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky. Nei documenti diffusi finora sui giornali sono compresi un centinaio di miliardari e quasi 30mila conti offshore.

I meccanismi impiegati per evitare la tassazione nei paesi di origine sono per lo più quelli classici, che prevedono l’apertura di società con sede legale nei paradisi fiscali verso le quali far confluire il denaro.

Di solito queste società non hanno dipendenti e sono gestite da intermediari, che offrono servizi per mascherare i trasferimenti di denaro e ridurne la tracciabilità. Alcune di queste attività sono illecite, altre vengono realizzate sfruttando buchi legislativi che derivano dallo scarso coordinamento tra i paesi delle regole sui trasferimenti di denaro in ambito internazionale. Gli stessi paradisi fiscali sfruttano queste carenze per attrarre i grandi capitali e guadagnare rilevanza nella politica e più in generale nel mondo degli affari.

Dai Pandora Papers si è scoperto che il re della Giordania, Abdullah II, ha acquistato tramite le proprie attività offshore residenze per oltre 100 milioni di dollari in California e a Londra. Secondo i suoi legali, gli acquisti furono effettuati senza violare le leggi e soprattutto senza attingere a fondi pubblici.

Il presidente della Repubblica Dominicana, Luis Abinader, possiede una società registrata a Panama insieme ad alcuni familiari. Prima di essere eletto lo scorso anno, Abinader aveva comunque fornito dettagli sul proprio patrimonio (come richiesto dalle leggi del paese) sostenendo di avere fondato società all’estero per semplificare la gestione dei propri affari, a causa della mancanza di leggi adeguate per le aziende nella Repubblica Dominicana.

Il primo ministro della Repubblica Ceca, Andrej Babis, nel 2009 acquistò segretamente un castello in Francia nei pressi di Cannes, pagandolo circa 22 milioni di dollari. Il pagamento fu effettuato tramite trasferimenti di denaro all’estero dalle Isole Vergini britanniche a Washington (Stati Uniti), passando poi per una società di Monaco. Babis è tra le persone più ricche del suo paese: fondatore del conglomerato Agrofert, è stato eletto primo ministro nel 2017.

Il presidente del Montenegro, Milo Djukanovic, una delle figure politiche più influenti nel paese da circa 30 anni, nel 2012 costituì due fondi nelle Isole Vergini britanniche attraverso una società intermediaria svizzera. Djukanovic ha sostenuto di avere svolto l’operazione quando non aveva ancora incarichi pubblici di rilievo e si occupava del settore privato.

Il presidente del Cile, Sebastián Piñera, fondò tramite alcune proprie aziende due società presso le Isole Vergini britanniche, mentre un’azienda nel settore minerario della quale possedeva circa un terzo delle azioni effettuò alcune transazioni per la vendita di pacchetti azionari tramite un’altra società offshore. Piñera ha fatto sapere di non essere attualmente coinvolto nella proprietà o nel controllo di società nelle Isole Vergini britanniche, ma alcune di quelle iniziative furono condotte insieme a membri della sua famiglia.

Prima di essere eletto presidente dell’Ucraina un paio di anni fa, Volodymyr Zelensky possedeva quote di una società alle Isole Vergini britanniche, registrata come azionista di aziende per la produzione e la distribuzione di film. Zelensky cedette le proprie azioni ad un amico poco prima delle elezioni.

I Pandora Papers riguardano anche il presidente della Russia, Vladimir Putin, e i suoi rapporti con una donna che ha acquistato un appartamento di lusso a Monaco.

Nei documenti non ci sono invece informazioni su alcune delle persone più ricche al mondo come l’ex CEO di Amazon, Jeff Bezos, il CEO di Tesla e SpaceX, Elon Musk, e il miliardario Warren Buffett. La loro assenza è spiegata sia dal fatto che negli Stati Uniti i grandi patrimoni sono tassati meno che altrove, sia dal fatto che i documenti non riguardano le Isole Cayman, uno dei paradisi fiscali più impiegati dagli statunitensi. La documentazione mostra comunque come negli ultimi anni alcuni stati come South Dakota e Nevada abbiano via via approvato nuovi regolamenti e leggi sulla segretezza dei conti bancari, al punto da attrarre il trasferimento di grandi quantità di denaro dall’estero.

I documenti dei Pandora Papers provengono da 14 società internazionali basate non solo alle Isole Vergini britanniche, ma anche a Dubai, Singapore, Panama, Belize e le Seychelles. Interessano 25 anni di transazioni e attività offshore, dal 1996 fino al 2020. Nella documentazione si trovano comunque riferimenti a transazioni effettuate fino a 50 anni fa.

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