Lavoro

Pressioni sul lavoratore in malattia: รจ mobbing per la Cassazione

Pressioni sul lavoratore in malattia: รจ mobbing per la Cassazione. Con l’ordinanza numero 10725/2019, nel rigettare il ricorso di una societร  datrice di lavoro, giร  condannata al pagamento di piรน 40mila euro per mobbing, la Cassazione precisa che chiedere continuamente e in modo pressante alla propria dipendente assente per malattia chiarimenti sulle sue condizioni di salute e sulle cure mediche a cui deve sottoporsi, privandola delle sue mansioni al rientro e chiedendole di dimettersi costituisce condotta mobbizzante.

Pressioni sul lavoratore in malattia: รจ mobbing

Il Tribunale accoglie il ricorso di una lavoratrice riconoscendole il diritto all’inquadramento nel II livello del CCNL di categoria, dichiarando l’illegittimitร  del licenziamento intimatole per violazione del periodo di comporto e condannato la societร  datrice al pagamento:

  • della somma di 41.043,00 euro oltre interessi legali a titolo di risarcimento per mobbing;
  • delle somme di 5.000,00 euro per differenze retributive relative al superiore inquadramento riconosciutole;
  • di 8.384,88 euro per indennitร  da licenziamento illegittimo.

La societร  datrice impugna la sentenza, ma la Corte respinge l’appello, ragione per la quale ricorre in Cassazione. Vari i motivi del ricorso, tra i quali per l’argomento che qui interessa trattare, “violazione degli artt. 132, n. 4 c.p.c., 118 disp. att. c.p.c. quale error in procedendo e motivazione apparente e contraddittoria, in riferimento alla giustificazione della condanna risarcitoria per condotte vessatorie (essenzialmente individuate nelle richieste di chiarimenti alla lavoratrice sulle sue assenze per malattia, nella privazione della parte piรน rilevante delle sue mansioni al rientro dalla malattia, nella richiesta di dimissioni) da parte della Corte territoriale in base, non giร  ad una volontร  mobbizzante dolosa (come il Tribunale), ma ad una responsabilitร  colposa in violazione dell’art. 2087 c.c.” La lavoratrice resiste con controricorso e memoria ex art. 380 bis 1 c.p.c.

Continue e pressanti richieste di chiarimenti su assenze per malattia e cure รจ mobbing

La Cassazione nell’ordinanza n. 10725/2019, sulla contestata dolositร  della condotta della societร  datrice ritiene, contrariamente alla tesi della ricorrente che essa :

  • “si รจ esplicata nei medesimi comportamenti datoriali (di continue e pressanti richieste di chiarimenti alla lavoratrice sulle sue assenze per malattia e sulle cure mediche, di privazione della parte piรน rilevante delle mansioni al rientro dalla malattia, di richiesta di dimissioni rifiutata dalla medesima) emersi dall’istruzione testimoniale e confermati dalla C.t.u. esperita, condivisi nella valutazione di illiceitร  da entrambi i giudici di merito”;
  • “che essi sono stati apprezzati alla stregua di condotte vessatorie integranti mobbing anche dalla Corte territoriale, come evidente dai condivisi arresti giurisprudenziali citati e riconducibili a responsabilitร  datoriale a norma dell’art. 2087 c.c. (โ€ฆ) che una tale riconducilitร  รจ coerente con i consolidati principi di diritto affermati in sede di legittimitร  per cui, ai fini della configurabilitร  del mobbing lavorativo, l’elemento qualificante, che deve essere provato da chi assuma di avere subito la condotta vessatoria, va ricercato non nell’illegittimitร  dei singoli atti bensรฌ nell’intento persecutorio che li unifica: sicchรฉ la legittimitร  dei provvedimenti puรฒ rilevare indirettamente perchรฉ, in difetto di elementi probatori di segno contrario, sintomatica dell’assenza dell’elemento soggettivo che deve sorreggere la condotta, unitariamente considerata (โ€ฆ).”

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