CronacaPolitica

Giustizia, ancora polemiche sulla riforma Cartabia: improcedibilità o prescrizione per i reati di mafia, terrorismo e corruzione

Giustizia, improcedibilità o prescrizione: ancora polemiche sulla riforma Cartabia per i reati di mafia, terrorismo e corruzione

La riforma Cartabia ancora al centro delle polemiche. L’ improcedibilità o prescrizione per i reati di mafia, terrorismo e corruzione non è ancora stata digerita. Bisognerà valutare necessariamente gli appelli e le preoccupazioni sui tantissimi processi, che potrebbero “andare in fumo”. Nelle scorse ore il tema è stato affrontato anche da Pietro Grasso e da Stefano Fassina, rispettivamente con un’intervista sul FattoQuotidiano e con un breve intervento su Agorà, noto programma della RAI. Le testimonianze raccolte si accodano a quelle del M5S, per nulla intenzionato ad avallare la riforma Cartabia nella sua originaria formazione.

Pietro Grasso sull’improcedibilità e prescrizione della riforma Cartabia

L’ex senatore e magistrato Pietro Grasso si accoda alle polemiche mosse, nelle ultime settimane, nei confronti della riforma Cartabia. Da sempre impegnato attivamente nella lotta e nel contrasto alla mafia, Grasso ha rilasciato una interessante intervista al FattoQuotidiano, con cui ha espresso le sue perplessità in merito al possibile scossone sulla Giustizia. “La riforma Cartabia introduce come una sorta di prescrizione processuale, l’improcedibilità dell’azione penale. qualora i processi d’Appello e di Cassazione non si concludano rispettivamente nei termini di due e di un anno, con possibilità di proroga della metà per i reati di mafia, terrorismo, corruzione e con la già esistente imprescrittibilità per i reati puniti con l’ergastolo”.

L’allarme di Grasso sulla riforma Cartabia: “Migliaia di processi in fumo”

Grasso lancia l’allarme “Migliaia di processi in fumo” con la riforma Cartabia. “Il legislatore non può non tenere conto della realtà esistente che”, scrive nell’intervista del Fatto Quotidiano, “Col suo intervento, va a modificare e dei prevedibili effetti che andrà a produrre. Se non si apporta alla riforma qualche ulteriore modifica, non v’è dubbio che i cittadini non potranno che prendere atto che la scelta politica sarà quella di far andare in prescrizione i numerosissimi procedimenti accumulatisi nelle corti di Appello meno virtuose”.


giustizia

Riforma Cartabia e riduzione dei tempi del processo, secondo Pietro Grasso

Chiaramente, come sottolinea anche il giornalista del FattoQuotidiano, è l’Ue ad aver richiesto almeno una parziale revisione della materia, per consentire una riduzione dei termini del processo, ma secondo Pietro Grasso “Quell’obiettivo si può ugualmente raggiungere ponendosi, per un periodo limitato, un margine in più. Tre anni piuttosto che due per l’Appello e uno e mezzo per la Cassazione, con esclusione della improcedibilità per i reati di mafia, terrorismo e corruzione, e con una norma transitoria che ne preveda l’entrata in vigore dopo tre anni. Nel frattempo il Comitato tecnico-scientifico per il monitoraggio sull’efficienza della giustizia penale, opportunamente introdotto con l’articolo 15bis, si impegnerà per l’attuazione delle misure organizzative messe in cantiere e per seguire le Corti d’appello più lente”, conclude l’ex magistrato e senatore.

pietro-grasso

Riforma Cartabia, il deputato Stefano Fassina : “No alla fiducia”

Il deputato Stefano Fassina ad Agorà, noto programma della Rai, nella puntata del 26/07, sulla possibile fiducia alla riforma Cartabia, esprime un No secco, netto. “Trovo inaccettabile – l’ho già detto nei giorni scorsi- che il Presidente del Consiglio richieda al Consiglio dei Ministri la fiducia, prima di portare il provvedimento in Parlamento”, tuona Stefano Fassina.

Fassina: “Anche per la riforma Cartabia, utilizzo improprio del termine”

Nello stesso intervento ad Agorà, Fassina ha proseguito ponendo l’accento sull’utilizzo (forse?) improprio del “termine riforma”. “Siamo di fronte ad un atteggiamento inaccettabile. Le riforme strutturali le fa il Parlamento, non il Consiglio dei Ministri, tanto più un Consiglio presieduto da chi non ha avuto nessun mandato popolare. Quindi, è giusto, doveroso che il governo porti in aula il disegno di legge, anche se mi piacerebbe discutere di questo termine “riforma”, che adottiamo per ogni provvedimento”. Sono contro il termine “riforma” perché abbiamo chiamato così il Jobs Act, la Buona scuola, quella della Gelmini di prima. Quindi è stato utilizzato in modo drammaticamente improprio”.

“La fiducia sulle riforme strutturali, sulle leggi che contengono le riforme, eventualmente si mette alla fine, non per blindare un testo che esce dal Consiglio dei Ministri. Questo vale per la Giustizia ed anche per il Fisco. Sento già che si presenta una legge delega molto a maglie larghe… e poi ci pensa il Consiglio dei Ministri. Dobbiamo stare molto attenti perché l’Italia rimane una Repubblica parlamentare. Quando intervieni, con provvedimenti che hanno rilevanza strutturale, lo fai attraverso al Parlamento. Può essere che, di fronte a comportamenti ostruzionistici, sia necessario ricorrere al voto di fiducia. Non può il Presidente del Consiglio chiedere la fiducia prima, all’inizio del viaggio”, conclude il deputato.

Il M5S spacca la maggioranza per la riforma Cartabia?

Sembrerebbe inopportuno ritornare nuovamente sulla “mera questione politica”, considerando che il M5S ha abbandonato la leadership del governo, a seguito della crisi di inizio anno, in favore di Draghi. Sulla Giustizia, però, dopo il ritorno di Giuseppe Conte, il M5S appare intransigente. La riforma Bonafede o Legge Spazzacorrotti, continuerà ad essere presidiata dai Pentastellati, pronti ad un categorico No, in caso di nessuna modifica all’attuale testo della riforma Cartabia. La controproposta del M5S afferisce l’esclusione di alcune categorie di reati tipici di mafia, terrorismo e corruzione dai casi di improcedibilità.

Proprio nelle ultime ore, inoltre, una voce di corridoio, sulle possibili dimissioni dei ministri Pentastellati, è riuscita a far tremare la maggioranza. Il concetto di fondo appare chiaro: il M5S non voterà la riforma Cartabia così com’è. Bisognerà attendere le prossime ore per una concreta definizione del lungo tira e molla sulla riforma.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio