Almanacco

Il 23 settembre del 1943 i nazisti fucilarono il vice brigadiere Salvo D’Acquisto, eroe napoletano

Il 23 settembre sembra una data come tante, ma nel 1943 a Torre di Palidoro (borgata limitrofa a Torrimpietra) si stava consumando uno dei tanti massacri delle SS a danno dei cittadini italiani. Tuttavia, Salvo d’Acquisto sventò questo crimine, riuscendo a ottenere il rilascio di 22 civili e beccandosi a pieno petto .a scarica del plotone d’esecuzione nazista.

Così, dinnanzi alle antiche mura della Torre Policoro, Salvo D’Acquisto si affiancò così, idealmente, a tutti coloro che nella Resistenza e nella Guerra di Liberazione avevano fatto dono di sé stessi a un ideale di giustizia e di libertà.

23 settembre 1943: i nazisti uccisero Salvo D’Acquisto

Salvo d’Acquisto è molto più di un vice brigadiere, egli è colui che ha risposto con coraggio e fermezza alla follia nazista che si riversava sull’hinterland capitolino nei periodi clou della Seconda Guerra Mondiale. È passato alla storia per i fatti avvenuti il 23 settembre del 1943 presso la Caserma della Stazione di Polidoro (sul litorale nord di Roma).


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Un giusto tra i giusti, un eroe in frangenti dove l’uomo aveva abbandonato i grandi ideali, per curarsi unicamente del cosiddetto “particulare” guicciardiniano. Per questi eventi, Salvo D’Acquisto è stato insignito della medaglia al valor militare e riconosciuto come Servo di Dio dalla Chiesa di Roma.

Fatti antecedenti

Dopo aver frequentato la scuola Allievi Carabinieri di Roma, Salvo entrò nelle schiere dell’Arma nel 1939, la sua vita scorreva serena mentre prestava servizio come militare, almeno fino a quando nel 1943 non giunsero i nazisti nella Capitale a seguito dell’Armistizio dell’8 settembre.


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La torre di Palidoro e la lapide a Salvo d’Acquisto.

In quel frangente, Salvo era impiegato da circa un anno presso la caserma di Torrimpietra ed era proprio lì che alcuni paracadutisti tedeschi si stanziarono nei zona, nello specifico all’interno di una zona abbandonata (precedentemente occupata dalla Guardia di Finanza).

I rastrellamenti e le indagini

Durante un’esplorazione di case abbandonate, il 22 settembre del 1943, una bomba a mano scoppia uccidendo due soldati tedeschi e ferendone altri due. Probabilmente tale episodio era stato provocato dagli stessi tedeschi mentre maneggiavano incautamente del materiale bellico, eppure – secondo i nazisti – la colpa era di ignoti attentatori locali e chiesero alla caserma di Torrimpietra di aiutarli a fare luce sulla vicenda.


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Tuttavia, durante le indagini – condotte con previa scadenza fino all’alba imposta dai nazisti, condita da minacce di rappresaglie – il maresciallo comandante in quel momento era assente, e al comando c’era Salvo d’Acquisto, che si prese carico del caso, confermando all’alba che non c’era nessun attentatore locali e si trattava solo di un incidente.

Questa versione non piacque ai nazisti che fecero scattare immediatamente la rappresaglia, vennero rastrellate ventudue persona fra gli abitanti della zona. Tra i tanti c’era anche un 13enne ed Angelo Amadio, che sarà l’ultimo testimone del sacrificio estremo di Salvo D’Acquisto.

Il gesto eroico

Tutti i prigionieri, insieme a Salvo D’Acquisto, vennero condotti presso la piazza principale del paese, dove si tenne un interrogatorio sommario durante il quale tutti si dichiararono innocenti. Salvo ribadì la totale estraneità dei cittadini all’esplosioni, ma i nazisti rimasero fermi sulle loro posizioni e condannarono tutti a morte per fucilazione.


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13 dei 22 superstiti dapochi giorni dopo il sacrificio di Salvo D’Acquisto, qui ripresi dinanzi al Castello di Torre In Pietra.

Gli ostaggi furono portati nei dintorni della Torre di Polidoro e costretti a scavare le proprie fosse: al termine dell’operazione avverrà la straziante fucilazione, ma è proprio in quel preciso istante che Salvo D’Acquisto chiese di poter parlare con l’ufficiale tedesco presente sul posto, servendosi di un interprete. Dopo un po’ i prigioneri vennero liberati e il Carabiniere restò da solo nella fossa, Angelo Amadio – che venne liberato per ultimo – dichiarerà in seguito di averlo sentito gridare «Viva l’Italia!» prima di esser fucilato in qualità di responsabile dell’attentato.

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