CuriositàTv e Spettacoli

Laszlo Akamsy, la vera storia del Paziente inglese

Stasera in tv va in onda il film Il Paziente Inglese, basato sul romanzo di Michael Ondaatje. Chi era il Paziente inglese? Ecco la vera storia

Stasera in tv su Paramount Network (canale 27) alle 21.15 va in onda il film “Il paziente inglese“. La sceneggiatura è basata sul romanzo di Michael Ondaatje ispirato vita di Laszlo Almasy e sulle sue avventure nel deserto africano per creare i personaggi e l’ambientazione della sua storia. Vediamo insieme la storia vera del Paziente Inglese.

La vera storia del Paziente inglese

Laszlo Almasy è stato un esploratore ed un aviatore ungherese. È stato sconosciuto fino a quando, nel 1996, uscì il film “Il paziente inglese“, vincitore di 9 premi Oscar: la sceneggiatura era basata sul romanzo di Michael Ondaatje, che si basò sulla vita di Almasy e sulle sue avventure nel deserto africano per creare i personaggi e l’ambientazione della sua storia.



Chi era Laszlo Almasy? La storia vera del Paziente inglese

Laszlo nacque nel 1895, nell’impero austro-ungarico, in una nobile famiglia ungherese. Anche suo padre, Gyorgy, era un esploratore: viaggiò nella regione del fiume Illi, nell’area di Issik Kul e le montagne del Tien-San.
Dal 1911 al 1914, Laszlo studiò alla Berrow School, in Inghilterra, sotto la tutela dell’istitutore Daniel Wheeler.
Allo scoppio della Prima guerra mondiale ritornò in patria dove si arruolò l’11° reggimento Ussari insieme a suo fratello Janos: Laszlo combatté contro i Serbi e contro i Russi sul fronte orientale. Nel 1916 fu trasferito nell’aviazione. Fu ferito durante un combattimento sul fronte italiano, nel marzo del 1918; dopo questo evento passò gli ultimi mesi di guerra come istruttore di volo.
Dopo la fine della guerra tornò in Inghilterra per completare gli studi, iscrivendosi al Eastbourne Technical Istitute, nell’East Sussex: fu uno dei membri fondatori del pionieristico club di volo di Eastbourne.

Ritornato in Ungheria divenne il segretario privato del vescovo di Szombathely, Janos Mikes, una delle figure centrali del tentativo di restaurazione asburgica post-bellica.


Almásy László paziente inglese


Il conte Almasy

Il giovane Almasy fu direttamente coinvolto in questi eventi come autista del vescovo quando Carlo d’Asburgo ritornò in Ungheria nel 1921 e fu aiutato da Mikes a raggiungere Budapest. Laszlo ebbe quindi modo di conoscere l’ex imperatore che si riferiva a lui come al “conte Almasy”, confondendolo con un altro ramo della famiglia che deteneva quel titolo. È a partire – e per questo – evento che Almasy si face chiamare conte, soprattutto una volta che sarebbe andato in Egitto. Privatamente ammise che il titolo era illegittimo.
Dopo il 1921, Laszlo lavorò come rappresentante dell’azienda automobilistica austriaca “Steyr Automobile” partecipando a molte corse con i colori della Steyr.

La prima avventura in Africa 

Con un ricco amico, il principe Antal Eszterhazy, viaggiò in macchina da Alessandria, in Egitto, a Khartum in Sudan, prima di partecipare ad una battuta di caccia nell’area del fiume Dandera, un affluente del Nilo: nessuno aveva mai compiuto un viaggio simile in macchina.
L’avventura fu un punto di svolta nella vita di Almasy, che sviluppò una grande interesse per l’Africa, dove ritornò più volte.
Ne approfittò anche per testare le auto della Steyr nel deserto, e nel 1929 partecipò alla sua prima spedizione nel Sahara.
Nel 1931 Amlasy si organizzò per prendere parte ad una spedizione dal Cairo a Città del Capo guidata dal capitano G. Malins. Laszlo aveva intenzione di deviare per raggiungere il Gebel Auenat ed il Sudan settentrionale: l’intento era quello di esplorare il deserto libico via aereo, insieme al conte Nandor Zichy.


il paziente inglese
Laszlo Almasy (a sinistra) e Nandor Zichy all’aeroporto Matyasfold di Budapest, 1931


La spedizione

I due partirono dall’aeroporto Matyasfold di Budapest, il 21 agosto, su un De Hallivand DH.60 Moth, che era stato acquistato da Zichy, in Inghilterra, qualche mese prima. Per 4 giorni rimasero intrappolati in una tempesta vicina da Aleppo: entrambi rimasero illesi, salvo qualche graffio, ma il velivolo era ridotto ad un rottame. I giornali siriani li diedero morti, quindi Malins partì senza di loro.

Le relazioni di Laszlo

Nel 1932, Almasy iniziò una spedizione per trovare la leggendaria Zerzura, “l’oasi degli uccelli“, insieme a tra britannici: sir Robert Clayton, il capitano Hubert Penderel e Patrick Clayton. Sir Robert Clayton e sua moglie Dorothy sono serviti come base per i personaggi di Geoffrey e Kathrine Clifton: Dorothy, come la sua controparte letteraria Kathrine, morì veramente in seguito ad un incidente aereo, a differenza del marito, che morì a causa di una poliomielite acuta contratta, in primavera, probabilmente durante la spedizione del Kebir, nel 1932.

Ma è da escludersi una relazione sentimentale tra Dorothy e Laszlo, visto che quest’ultimo era, molto probabilmente, omosessuale: da alcune sue lettere emerge una relazione con un ufficiale della Wehrmacht, Hans Entholt.
La spedizione si servì sia di automobili sia dell’aereo di Clayton, sempre un Hallivand. Mentre Laszlo era andato con due macchine all’Oasi di Kufra, sir Robert e Penderel scoprirono una valle con vegetazione verde nell’altopiano del Gilf Kebir: ipotizzarono quindi che fosse una delle tre vallate nascoste di Zerzura. I tentativi di raggiungere la bocca della valle via macchina fallirono.


il paziente inglese


Una nuova spedizione

Almasy organizzò un’altra spedizione per trovare Zerzura nell’estate del 1933; questa volta era accompagnato da Penderel, dallo scrittore austriaco Richard Bermann e dal fotografo tedesco Hans Casparius. Questa volta riuscirono ad entrare nella valle scoperta l’anno scorso: le prove raccolte confermarono l’ipotesi sulla valle di Zerzura. In seguito, Almasy riuscì ad entrare a Wadi Talh, la terza valle di Zerzura, e, alla fine della spedizione, insieme a Lodovico di Caporiacco, scoprì le pitture preistoriche su roccia di Ain Dua, a Jebel  Uweinat.

Nell’autunno dello stesso anni, Almasy si unì ad un’altra avventura, questa volta con il noto etnografo tedesco Leo Frobenius, il suo assistente Hans Rhotert e la disegnatrice Elisabeth Pauli. Insieme copiarono e catalogarono un gran numero di siti di arte rupestre, oltre che a fare altre scoperte: la più famosa è quella della Caverna dei Nuotatori a Wadi Sora.

La spedizione del Royal Egyptian Automobile Club

Nella primavera del 1934, Laszlo guidò una spedizione del Royal Egyptian Automobile Club a Gilf Kebir e a Jebel Uwenait: eressero una tavoletta memoriale in onore del principe Kelam el Din, all’estremità meridionale dell’altopiano del Gilf Kebir. L’iscrizione è ora conservata al Heinrich Barth Istitute di Colonia.
A Jebel Uweanit, Almasy incontrò il campo della Sudan Defence Force, comandato dal capitano Francis Arkwright, e insieme i due scoprirono altre dipinti su roccia a sud dell’altopiano. Oltre a ciò. Laszlo ricopiò un pannello di pitture ritrovato dal capitano Arkwright a Jebel Kissu.

I primi europei a ristabilire i contatti con le tribù Magyarab

Nel febbraio 135, Almasy e il suo collega tedesco Hansjoachim von der Esch divennero i primi europei a ristabilire i contatti con le tribù Magyarab, che vivevano su un isola nel Nilo, di fronte a Wadi Halfa in Nubia: questa popolazione parlava arabo ma si riteneva che discendessero dalle donne numidiche e dai soldati ungheresi che avevano servito nell’impero ottomano nel XVI secolo.

Tuttavia le versione della storia di Almasy e di Esch differivano. Almasy descrive la scoperta come suo, mentre Esch sostiene che l’incontro fosse avvenuto dopo la partenza di Laszlo da Wadi Halfa insieme al conte Zsigmond Szechenyi e Jeno Horthy per una battuta di caccia a Wadi Howar. Molto probabilmente è vera la versione di Esch che, a suo favore, può portare molte fotografie scattate sull’isola, al contrario di Almasy che possiede solo un’illustrazione di fellahin egiziani che circondano un’auto – che non sarebbe potuta giungere sull’isola.

I sospetti

L’aprile successivo, sempre con Esh, Laszlo visitò il Grande Mare di Sabbia da Ain Dalla all’Oasi di Siwa, l’ultima area che era rimasta inesplorata. Nelle sue memorie, Almasy sostenne di essere stato al servizio del governo egiziano: questa affermazione spinse molti a considerarlo un vero e proprio cartografo del deserto libico. Tuttavia non si sa quando fare affidamento su questa sua affermazione, visto che il ruolo era già detenuto da Patrick Clayton – che lavorava per il Desert Survey – il quale non andava d’accordo con Almasy.

Nel 1939, con l’aiuto di Esch, Almasy pubblicò in tedesco alcuni dei capitoli del suo libro, scritto in ungherese.
Almasy non finanziò mai nessuna delle sue spedizioni, fu sempre dipendente dai dei sostenitori finanziari, alcuni dei quali potrebbero essere stati le autorità britanniche in Egitto. Ma, a partire dal 1934, sia gli Italiani che i Britannici cominciarono a sospettare che lui fosse una spia – anche se non c’è nessuna prova che lo fosse – e così non ottenne i permessi da parte degli inglesi di fare altre spedizioni nell’Uweinat.

La leggenda

La sua attenzione si concentrò quindi su un’altra sua passione, il volo, e quindi si concentrò per organizzare attività nel settore dell’aviazione sotto la tutela del Royal Egyptian Aviation Club. Secondo una leggenda metropolitana, la base aerea di Almaza prese questo nome in onore di Almasy, ma non c’è nessuna prova a riguardo; anzi il luogo portava questo nome già dai tempi della Prima guerra mondiale, molto prima che Laszlo visitasse l’Egitto.

Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, Laszlo ritornò in Ungheria: nonostante non ci siano prove di sue attività come spia pre-bellica, non era più il benvenuto dalle autorità né in Libia né in Egitto.
Dopo che l’Ungheria si unì all’Asse, Almasy venne reclutato dal maggiore Nikolaus Ritter nella Abwehr, la forza di intelligence militare tedesca.


il paziente inglese


Come ufficiale ungherese di riserva, gli fu permesso di indossare la divisa da capitano della Luftwaffe. Inizialmente lavorava sulle mappe e sulla descrizione dei paesaggi, per poi essere trasferito in Libia sotto il comando del maggiore Ritter dove fece uso della sua esperienza nel deserto e nel volo molte volte. Laszlo arrivò ad assumere il comando dell’unità dopo il fallimento di due tentativi di paracadutare due spie tedesche in Egitto – durante queste operazioni, Ritter rimase ferito.

Il più grande successo di Laszlo

Il più grande successo di Laszlo in Nord Africa fu il completamento dell’Operazione Salam, ovvero l’infiltrazione di due agenti tedeschi, Johannes Eppler e l’operatore radio Hans-Gerd Sandstede, oltre le linee nemiche, attraverso il deserto libico.
Ma, all’insaputa dello stesso Almasy e dell’alto Commando tedesco, i britannici erano riusciti a decriptare il cifrario che Almasy e le sue spie usavano per comunicare: fu la giovane Jean Alingont a tracciare il segnale.

L’avvertimento, però, arrivò troppo tardi al quartier generale del Cairo: a causa dell’imminente attacco di Rommel, i codici dell’Africa Korps avevano l’assoluta priorità, e quindi Almasy riuscì a completare l’Operazione Salam e a ritornare a Gialo senza ostacoli.
Per il successo dell’operazione Laszlo ricevette la Croce di ferro e fu promosso a capitano. Tuttavia i suoi servigi in Nord Africa non erano più richiesti e così Laszlo ritornò in Ungheria, dove scrisse un libro sulla sua esperienza bellica in Libia. Ci sono prove secondo cui rimase in contatto con la Abwehr fino al 1943.

La fine della guerra

Quando la guerra finì e i comunisti presero il potere, Almasy fu arrestato per presunti crimini di guerra e tradimento per essersi unito alle forze armate di un paese straniero. L’accusa si basò sul suo libro. Visto che né il giudice e né l’accusa lo avevano letto – il libro, nel frattempo, fu inserito nella lista dei libri vietati, Laszlo, anche con l’aiuto di qualche amico importante, fu assolto.

Subito dopo scappò dal suo paese con l’aiuto dell’intelligence britannica, che corruppe degli ufficiali ungheresi: la tangente fu pagata da Alaeddin Moukthar, cugino di re Farouk d’Egitto. Gli inglesi lo mandarono in Austria con un passaporto falso, con il nome di Josef Grossman, poi a Roma. Lì fu rintracciato da una squadra scelta del KGB, e per questo la sua scorta lo spedì al Cairo su un aereo. Ritornato in Egitto, Almasy si mantenne facendo dei lavori un po’ strani, alcuni legati all’aviazione ma anche legati alle battute di caccia in Africa.

La morte

Il suo ultimo momento di gloria fu  nel dicembre del 1950, quando re Faoruk lo nominò direttore dell’Egyptian Desert Research Institute. L’anno seguente, Laszlo si ammalò durante una visita in Austria. Morì il 22 marzo in seguito alle complicazione di un’amebiasi contratta durante un viaggio in Mozambico in un’ospedale di Salisburgo, dove fu sepolto.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio