Cronaca

Terrorismo: c’è il rapporto dell’Onu su possibili attentati per fine anno

Resta alta l’attenzione sul tema Terrorismo di tutte le forze in campo sulla possibilità di nuovi attentati. È, infatti, delle ultime ore un rapporto dell’Onu su possibili nuovi attacchi a fine anno.

Terrorismo, rapporto dell’Onu su possibili attentati

«L’attuale diminuzione» degli attacchi terroristici nel mondo «potrebbe non durare a lungo, forse neanche fino alla fine dell’anno». È l’allarme lanciato in un rapporto degli esperti di terrorismo del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, secondo cui potrebbero esserci nuovi attacchi «ispirati dall’Is, possibilmente in luoghi inattesi». In questo contesto, la minaccia all’Europa «resta alta». 

Il rapporto dall’Onu sul terrorismo

Nel rapporto gli esperti del Palazzo di Vetro dipingono uno scenario alquanto preoccupante dei movimenti islamisti a livello globale. Questi continuano a rappresentare una minaccia significativa, e sottolineano in particolare che i circa 30mila combattenti uniti al ‘califfato‘ sono ancora vivi:

 «Le loro prospettive future preoccupano a livello internazionale nel breve periodo. Alcuni – si legge nel documento dell’Onu – potrebbero unirsi ad al Qaeda o potrebbero emergere altri brand internazionali. Alcuni potrebbero diventare leader o dedicarsi alla radicalizzazione».

La minaccia del ‘califfato’ esiste ancora

Nel rapporto si sottolinea che, sebbene il califfato dello Stato islamico non esista più a livello geografico, non siano venuti meno i fattori che hanno portato alla sua nascita. Nonostante dal 2015-2016 ci siano stati meno attacchi sanguinosi, la minaccia in Europa «resta alta».

Imminente rilascio dei foreign fighter

Un grande elemento di preoccupazione è la radicalizzazione in prigione di «detenuti vittime di emarginazione, frustrazione, povertà, bassa autostima e violenza», oltre all’imminente rilascio della prima ondata di foreign fighters arrestati dopo il loro rientro dal califfato.

Secondo il rapporto, «i programmi di deradicalizzazione non si sono dimostrati pienamente efficaci. I combattenti più duri condannati a pene più lunghe non sono ancora vicini al rilascio, restano ancora pericolosi e continuano a porre una minaccia sia all’interno che all’esterno del sistema penale».

Secondo i Paesi europei, circa 6mila dei loro cittadini sono andati in Siria e Iraq per combattere al fianco dell’Is o di altri gruppi terroristici. Circa un terzo sono stati uccisi, mentre un altro terzo si trova nella regione o si è spostato, in duemila circa sono tornati in Europa.

Il rapporto rivela poi che l’Is ha ancora accesso a fondi che vanno dai 50 ai 300 milioni di dollari. Ovvero quello che resta delle entrate del califfato degli anni scorsi. Si continua a usare la propaganda per mantenere alta la sua reputazione come principale brand terroristico del mondo, il cosiddetto ‘califfato virtuale’.

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