Politica

Elezioni amministrative 2021, la fine dell’era populista?

Le ultime elezioni amministrative 2021 mostrano la fine dell'era populista a fronte di un netto ritorno al passato

Le elezioni amministrative 2021 hanno mostrato l’ultimo volto della politica italiana. La fine dell’era populista, già annunciata, ha lasciato il posto ai recenti risultati elettorali. Un vero e proprio tuffo nel passato. Tra inni al fascismo ed un Centrosinistra maggiormente compatto, Fratelli d’Italia e Lega hanno faticato a raggiungere i risultati attesi. Malgrado, ovviamente, Giorgia Meloni e Matteo Salvini si contendano la leadership del Centrodestra, nessuno dei due riesce a prevaricare sull’altro, eliminando le scorie pericolose di un passato politico assolutamente da lasciare alle spalle. Infatti, l’inchiesta di Fanpage ha mostrato quanto ancora sia viva, e soprattutto pericolosa, la speranza di un ritorno ai tempi bui, per una piccola parte di elettori di estrema Destra.

Analisi elezioni amministrative 2021

Facile intuire dove si sia spostato l’ago della bilancia. Se per le venture politiche il Centrodestra risulta saldamente al comando, per le amministrative il risultato è stato totalmente ribaltato. Ad aver inciso, probabilmente, sulla scelta degli elettori anche gli scandali delle ultime settimane. Dal caso della “bestia nella Lega alla pesante inchiesta di Fanpage, che ha mostrato un substrato pericoloso e decisamente “vivo”. Anche il direttore del medesimo quotidiano ha ribadito stupore, dichiarando l’esistenza di un pericoloso sistema occulto, alle spalle di due partiti principali della scena politica italiana.

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L’inchiesta, strutturata in due puntate, ha mostrato chiaramente l’esistenza di una Lobby nera, partendo da un nutrito gruppo di estrema Destra milanese, coinvolgendo non soltanto esponenti di Fratelli d’Italia. Anzi, a farne le spese, per ora soltanto mediatiche, ci sarebbero anche l‘eurodeputato leghista Angelo Ciocca, il consigliere regionale della Lega Massimo Bastoni, oltre che la new entry al consiglio comunale milanese Silvia Sardone.

Dalla ricerca di finanziatori della campagna di Fratelli d’Italia a Milano, però, è emerso anche altro. Il progetto di rifondare una “terza Lega”, necessaria- a detta degli estremisti milanesi- per il post Salvini, ha svelato un sistema occulto, pericoloso, in grado di sovvertire ogni regola democratica. Dietro a questo complesso progetto si intravede l’ombra di Jonghi Lavarini, detto anche “barone nero”, decisamente noto nell’ambiente milanese di estrema Destra. Proprio grazie al “barone nero”, infatti, sarebbe nato un collegamento tra nuovi gruppi neofascisti e partiti politici istituzionali.

Le reazioni della politica e degli elettori, fine dell’era populista?

Non soltanto apologia di fascismo, ma anche finanziamento illecito dei partiti e riciclaggio. Queste sarebbero le accuse mosse dalla Procura di Milano nei confronti di Jonghi Lavarini e di Carlo Fidanza, capogruppo di Fratelli d’Italia.
Un vero e proprio tuffo nel passato. Per i meno esperti, forse, il sistema di finanziamento illecito ai partiti è tramontato con Craxi, ovvero quando lo stesso ex Premier ne ammise l’esistenza durante l’ultimo discorso alla Camera nel ’93. Lo stesso Craxi denunciò un sistema corrotto , che portò alla celebre scena del “lancio delle monetine”, simbolo della fine di un’epoca opaca e buia nella storia della Repubblica. Tuttavia, le ultime notizie di cronaca evidenziano una pericolosa nostalgia verso metodi e sistemi, che sembravano ormai tramontati da decenni.
Potrebbe, eventualmente, il “caso Morisi” e l’inchiesta su FdI aver trascinato la mano dell’elettore verso altre preferenze, in sede elettorale?

La reazione di Giorgia Meloni e la leadership contesa

Per Giorgia Meloni è stato sicuramente un duro colpo. Nonostante la leader di FdI si dichiari estranea alla vicenda, il partito politico mostra un’evidente macchia, difficile da cancellare. Eppure, proprio FdI, soprattutto dall’avvento del governo Draghi, sembrava avesse scavalcato definitivamente la Lega nei sondaggi e nelle preferenze. Il buon risultato delle amministrative, inoltre, potrebbe essere suggellato dal ballottaggio nella Capitale. Enrico Michetti potrebbe essere una buona chance di rivalsa per l’intero partito, flagellato dalle critiche degli ultimi giorni. Michetti, dunque, rappresenta l’occasione per Fratelli d’Italia di trainare la coalizione di Centrodestra.


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Nel frattempo, la Meloni, nell’ultima puntata di Dritto e Rovescio, ha ribadito che il suo partito deve allontanarsi dagli elementi legati al fascismo. “Tutti sanno che FdI è un partito che fa della legalità, dell’onestà, della lotta alla criminalità e alla mafia la principale ragione del suo operato ed è un partito nel quale non c’è spazio per atteggiamenti nostalgici del fascismo, per ipotesi di razzismo e antisemitismo, che sono sono contrari anni luce dal nostro dna“, ha ribadito la leader al cospetto di Del Debbio.

Fabrizio Ortis spara sul M5S: “Ha smesso di esistere in autonomia”

Che il M5S non godesse degli stessi consensi del 2018 era già evidente. Il nuovo processo avviato da Conte, però, segna la fine dell’era populista? D’altro canto, Salvini ha palesato estrema difficoltà. La leadership del Centrodestra gli sta sfuggendo dalle mani, mentre Giorgetti detta una linea sempre più moderata, difficilmente compatibile con le vedute degli elettori originari del partito. Lo stesso si può dire del M5S? Se con Grillo i Pentastellati apparivano biglie impazzite, pronti a non scendere a patti con nessuno, adesso Conte auspica maggior dialogo e maturità. Come reagiranno, alla lunga, gli elettori grillini?


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Il senatore Fabrizio Ortis, ex 5Stelle, non ha risparmiato critiche velenose per il suo ex gruppo:
«Il MoVimento 5 Stelle ha smesso di esistere come entità politica autonoma, ma prende voti solo se si appoggia al PD. Questo è il M5S 2050, oppure dovrei dire il partito di Conte, l’unico che riempie ancora le piazze italiane, ma, evidentemente non basta e non è bastato. Le batoste alla creatura del rimpianto Casaleggio (quello vero: Gianroberto) e dell’erratico Grillo lo confermano, almeno dove il M5S è andato da solo. Il Centrodestra sconta la mancanza di candidati “che tirano” e raccoglie le conseguenze delle continue campagne d’odio e disinformazione con cui pretendeva di accaparrarsi il consenso di razzisti e no vax (categorie che solo raramente coincidono). Il PD, in pratica, ha vinto per l’inesistenza di avversari credibili, sia a destra che a centro. Con il populismo spicciolo di Salvini e Meloni a destra ed il nulla cosmico (Calenda) al centro, si è creata la tempesta perfetta per regalare al partito di Bibbiano (come lo chiamavano gli alleati di ferro a 5 stelle) un risultato insperato e immeritato» – conclude Ortis.

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