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Referendum giustizia, quesito numero 5: la spiegazione del testo e perchè votare Sì o No

Referendum giustizia, quesito numero 5 (scheda verde) sulla candidatura al Consiglio superiore della magistratura

Referendum giustizia, quesito numero 5 (scheda verde) sulla candidatura al Consiglio superiore della magistratura – Il quinto quesito (scheda verde) vuole abolire l’obbligo di raccolta firme per i magistrati intenzionati a candidarsi al Consiglio superiore della magistratura. Il Csm è composto da 27 membri, di cui 3 di diritto – cioè non eletti, che sono il presidente della Repubblica più il presidente e il procuratore generale della Corte di cassazione – e gli altri eletti. Il suo ruolo è governare la magistratura, valutando e gestendo in maniera autonoma le azioni di giudici e pubblici ministeri. Tra i suoi compiti c’è anche la gestione dei concorsi, gli avanzamenti di carriera, gli spostamenti e le sanzioni disciplinari.

Esclusi i tre membri di diritto, gli altri 25 vengono eletti per due terzi dai magistrati e per un terzo dal Parlamento. Per diventare membro del Csm, un candidato o una candidata deve ottenere le firme di almeno 25 magistrati che svolgono un ruolo di supporto alla candidatura. Il quesito propone quindi di eliminare la raccolta firme, per permettere al candidato o alla candidata di presentare liberamente una candidatura, senza la necessità di un appoggio. Secondo i promotori questo eviterebbe voti politicizzati all’interno del Csm e mette in discussione l’attuale sistema basato sulla fotografia delle correnti, ma l’impatto sarebbe limitato perché non interviene sulla trasformazione dei voti in seggi. Inoltre, il quesito sarebbe superato dall’eventuale approvazione dell’articolo 33 del testo sulla riforma della giustizia in Aula alla Camera che è di diretta applicazione, non di delega.

Referendum giustizia, quesito numero 5

Referendum giustizia quesito 5 spiegazione testo

L’affluenza alle 23

L’affluenza alle 19

L’affluenza alle 12

Il testo e la spiegazione del quinto quesito referendario

Questo il testo che sarà presente sulla scheda:

Volete voi che sia abrogata la legge 24 marzo 1958, n. 195 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento del Consiglio superiore della magistratura), nel testo risultante dalle modificazioni e integrazioni ad esso successivamente apportate, limitatamente alla seguente parte: art. 25, comma 3, limitatamente alle parole “unitamente ad una lista di magistrati presentatori non inferiore a venticinque e non superiore a cinquanta. I magistrati presentatori non possono presentare più di una candidatura in ciascuno dei collegi di cui al comma 2 dell’art. 23, né possono candidarsi a loro volta”?

Il Csm ha diversi compiti. Tra questi ci sono la gestione dei concorsi, i vari avanzamenti di carriera, gli spostamenti dei magistrati e le sanzioni disciplinari. L’organo è composto da 27 persone. Tra queste 3 sono in carica sempre e sono: il presidente della Repubblica, il presidente e il procuratore generale della Corte di cassazione. Poi ci sono 8 membri eletti dal Parlamento (sono professori universitari in materie giuridiche e avvocati che lavorano da almeno 15 anni) e altri 16 eletti dai magistrati tra di loro.

Nel quinto quesito del referendum sulla giustizia si chiede se eliminare o meno la regola secondo cui i magistrati devono raccogliere da 25 a 50 firme tra i colleghi per candidarsi a membri del Csm. In questo modo il candidato o la candidata potrebbero proporsi liberamente, senza bisogno di alcun appoggio.

I pro e i contro del Sì e del No

Secondo i promotori del referendum, abrogando la regola si indeboliscono le correnti interne della magistratura, dando a giudici e pm più libertà di candidarsi. Chi spinge per il Sì è infatti convinto che il sistema delle firme renda i candidati dipendenti dalle fazioni presenti tra i magistrati. Quelle che tanto hanno fatto discutere nel cosiddetto “scandalo Palamara”. Quindi sarebbe un cambiamento che porterebbe a politicizzare meno il Csm.

Secondo i sostenitori del “No”, invece, il quesito è totalmente inutile visto che la riforma del Csm firmata dalla ministra della Giustizia Cartabia rivede completamente il meccanismo di elezione dei membri togati dell’organo (che passerebbero da 16 a 20). La riforma è stata già approvata alla Camera e arriverà al Senato il 14 giugno, due giorni dopo il referendum, con un accordo già trovato tra i partiti di maggioranza. In particolare l’art. 33 della proposta, qualora diventasse legge, supererebbe il referendum. Questo significa che anche se si raggiungesse il quorum e vincesse il Sì a questo quinto quesito, con l’abolizione della regola delle firme, la nuova legge rivedrebbe comunque l’intero sistema. Da qui la convinzione dei sostenitori del No che il quinto quesito di fatto “non ha senso”.


I referendum

  • scheda di colore rosso per il referendum numero 1: abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi;
  • scheda di colore arancione per il referendum numero 2: limitazione delle misure cautelari: abrogazione dell’ultimo inciso dell’art. 274, comma 1, lettera c), codice di procedura penale, in materia di misure cautelari e, segnatamente, di esigenze cautelari, nel processo penale;
  • scheda di colore giallo per il referendum numero 3: separazione delle funzioni dei magistrati. Abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati;
  • scheda di colore grigio per il referendum numero 4 : partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. Abrogazione di norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte;
  • scheda di colore verde per il referendum numero 5: abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura.

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