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Ingrid Bergman, l’attrice svedese amata per i suoi straordinari film

Di Ingrid Bergman si è detto e ripetuto tutto, si rivedono ancora i film mitici a cui ha partecipato, si riparla dei suoi amori leggendari, dei figli anche famosi come Isabella Rossellini, e dell’eredità che ha lasciato oggi alle altre attrici. A differenza di molte altre, Ingrid ha davvero lasciato qualcosa alle artiste e a tutte le donne: il coraggio di seguire i propri desideri, senza temere il giudizio degli altri e senza farsi imprigionare dai ruoli di moglie e madre.

La biografia di Ingrid Bergman è costellata di scandali e polemiche (almeno, lo erano allora), soprattutto per la sua storia d’amore con Roberto Rossellini. Ma vale la pena di “respirarla a pieni polmoni” e lasciarsi così trasportare dalla passione insita nella sua autentica, nonché leggendaria storia.

Ingrid Bergman, leggendaria attrice svedese

Ingrid Bergman nasce a Stoccolma (Svezia) il 29 agosto del 1915, figlia unica del pittore e fotografo svedese Justus Samuel Bergman e della tedesca Friedel Adler. Quando Ingris ha appena tre anni perde la madre, fatto che le farà trascorre un’infanzia solitaria sola con il padre. A tredici anni Ingrid si ritrova orfana di entrambi i genitori e viene adottata da parenti, che diventano suoi tutori.

Gli inizi


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Studia presso la scuola del Reale Teatro Drammatico (Royal Dramatic Theater) di Stoccolma, poi all’età di 20 anni conosce Peter Lindstrom, di professione medico dentista, con il quale nasce una storia d’amore. Peter la presenta a un dirigente dell’industria cinematografica svedese (Svenskfilmindustri). Ingrid ottiene così una piccola parte in Il Conte della città vecchia (Munkbrogreven, 1935). Nel suo film di debutto – inedito in Italia – Ingrid Bergman interpreta il ruolo di una cameriera di un modesto albergo della città vecchia di Stoccolma.

L’ascesa

Grazie a questa piccola parte viene notata dal regista Gustaf Molander, che prova a lanciarla in Svezia per fare di lei una grande promessa: in pochi anni, dal 1935 al 1938, interpreta più di dieci film, tra cui Senza volto (En Kvinnas Ansikte) – di cui verrà girato un remake con Joan Crawford nella parte della protagonista – e il celebre Intermezzo, il filme che sarà il suo passaporto per Hollywood. Nel 1937 si unisce in matrimonio con Peter Lindstrom: l’anno seguente dà alla luce la figlia Pia Friedal.


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Intanto il produttore David O. Selznick è intenzionato a girare una versione americana di Intermezzo. Ingrid Bergman viene così chiamata negli Stati Uniti e le viene offerto un contratto da sogno: per i successivi sette anni l’attrice svedese sceglierà personalmente i copioni da recitare, i registi e anche i partner. Questi erano concessioni e privilegi insoliti per l’epoca, ma che danno un’idea precisa del prestigio che aveva raggiunto la classe di Ingrid Bergman in America, ancora prima che vi mettesse piede.

Da erede di Greta Garbo al successo con Casablanca

Selznick forse pensava a Ingrid Bergman come alla possibile erede di Greta Garbo, di soli dieci anni maggiore di lei, altra diva svedese (concittadina della Bergman) che dopo il passaggio dal cinema muto al sonoro si era trovata nella fase discendente della sua carriera, tanto che di lì a pochi anni si sarebbe ritirata per sempre dalle scene. Ingrid tuttavia rifiuta la proposta in quanto vuole da una parte appoggiare la carriera del marito, che sta terminando i nuovi studi intrapresi per diventare neurochirurgo, e dall’altra dedicarsi alla bambina che ha solo un anno di età. Ingrid firma il contratto solo per un anno, con la clausola di poter tornare in patria se il film non avrà successo.


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Succede poi che il remake di Intermezzo raccoglie un enorme consenso. La Bergman torna in Svezia per completare alcuni altri film, poi nel 1940 vola negli Stati Uniti con tutta la famiglia: nel periodo successivo appare in tre film di successo.

Nel 1942 Selznick cede in prestito l’attrice alla Warner per la realizzazione di un film a basso costo, accanto a Humphrey Bogart: il titolo è Casablanca, film destinato a entrare nella storia del cinema, diventando un classico di tutti i tempi.

Nomination come se piovessero e la crisi con Lindstrom

Nel 1943 arriva la prima nomination all’Oscar come migliore attrice per il film Per chi suona la campana (For Whom the Bell Tolls, 1943). L’anno seguente vince la statuetta per il thriller Angoscia (Gaslight, 1944). La sua terza candidatura consecutiva all’Oscar come migliore attrice arriva per l’interpretazione di Le campane di Santa Maria (The Bells of St. Mary’s, 1945).


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Ingrid Bergman nei panni di Giovanna d’Arco.

Nel 1946 esce Notorious (di Alfred Hitchcock, con Cary Grant): è l’ultimo film che la Bergman gira sotto contratto con Selznick. Il marito Lindstrom convince la moglie che Selznick l’ha ampiamente sfruttata, incassando milioni di dollari in cambio di un compenso di soli 80 mila dollari annui: Ingrid firma così con una nuova casa di produzione per interpretare Arco di trionfo, con Charles Boyer, dall’omonimo romanzo di Remarque. Il film, velleitario e confuso, non avrà il successo sperato e l’attrice, che per anni aveva chiesto invano a Selznick di poter interpretare sullo schermo il ruolo di Giovanna D’Arco, decide che è venuto il momento di rischiare. Costituisce una società di produzione indipendente e, con un costo di ben 5 milioni di dollari (cifra astronomica per l’epoca), realizza il suo Giovanna d’Arco (Joan of Arc, 1948), produzione ricca di costumi sfarzosi, di personaggi e di scenografie spettacolari.

Il film le frutta la sua quarta nomination all’Oscar, tuttavia sarà un clamoroso fallimento. La crisi matrimoniale con Lindstrom, di cui si andava chiacchierando già da tempo, si fa più acuta e la delusione per l’insuccesso alimenta la convinzione della Bergman sull’eccessiva importanza che Hollywood attribuisce al lato commerciale del cinema, a scapito dell’aspetto artistico.

La carriera in Italia

Spinta dall’amico Robert Capa, famoso fotoreporter col quale intreccia una breve relazione, Ingrid si interessa alla nuova ondata di cinema che viene dall’Europa ormai libera dalla dominazione nazifascista, e in particolare al neorealismo italiano.


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Rossellini non si lasciò scappare l’opportunità: nel cassetto aveva un copione destinato in origine ad Anna Magnani, al tempo sua compagna, e ambientato a Stromboli. La Bergman era in Europa, impegnata nelle riprese di Il peccato di Lady Considine e il regista si precipitò a Parigi, dove riuscì a incontrarla e a proporle il progetto del film.

Ottenuto nel frattempo un finanziamento da Howard Hughes, grazie alla notorietà della Bergman, Rossellini ricevette per telegramma una risposta positiva dall’attrice e, nel marzo 1949 ebbe inizio la lavorazione di Stromboli (Terra di Dio). Il set era assediato da fotografi e giornalisti e cominciarono a trapelare indiscrezioni sulla relazione sentimentale fra il regista e la sua interprete. Alla fine dell’anno la stampa pubblicò la notizia della gravidanza della Bergman. Per l’opinione pubblica americana fu uno scandalo enorme: Ingrid Bergman, fino a quel momento considerata una santa, diventò improvvisamente una “adultera da lapidare” e la stampa la definì Hollywood’s apostle of degradation (apostolo della degradazione di Hollywood), montando a suo sfavore una campagna denigratoria senza precedenti. Il dottor Lindstrom chiese il divorzio e ottenne l’affidamento della figlia Pia, che a sua volta dichiarò di non aver mai voluto bene a sua madre.

L’unione con Rossellini

Nel 1950 Rossellini e la Bergman si sposarono e nacque Roberto Rossellini jr, detto Robertino: nella clinica romana che ospitò la puerpera dovettero intervenire le forze dell’ordine per sedare le folle di paparazzi e di curiosi. Intanto uscì nelle sale Stromboli: in Italia avrà un buon numero di spettatori, attirati più che altro dalla curiosità, mentre negli USA il film registrò un clamoroso fiasco, sia per l’atteggiamento sfavorevole dei media, sia per le pressioni dei finanziatori del film, che pretesero un montaggio che non rispecchiava minimamente le intenzioni dell’autore.


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Ingrid Bergman nel film Sonata d’Autunno.

Nel giugno 1952 nacquero le gemelle Isotta Ingrid e Isabella; la Bergman riconquistò lentamente le simpatie del pubblico, la stampa la ritrasse in pose da casalinga e da mamma felice e la stessa attrice affermò di aver trovato finalmente la serenità a Roma, anche se i film che continuava a girare sotto la direzione di Rossellini (tra cui almeno due vanno ricordati: Europa ’51 e Viaggio in Italia) venivano ignorati dal pubblico.

Il ritorno a Hollywood

Nonostante avesse costruito una famiglia, Ingrid desiderava tornare a lavorare. Continuava a ricevere proposte ma se non era lei a rifiutare era il marito a bloccarla, volendo essere lui il solo a dirigerla. Anni dopo la Bergman commentò che considerava buoni, se non addirittura ottimi, i film di Rossellini ma lei come attrice, nata nel teatro e con una lunga carriera statunitense alle spalle, mal si adattava allo stile improvvisato dei set del marito. Ritornò in teatro con una lunga tournée europea con il personaggio da lei più amato Giovanna d’Arco al rogo nel giugno del 1953 al Palais Garnier di Parigi ed al Teatro San Carlo di Napoli il 5 dicembre, con Tullio Carminati, Marcella Pobbe, Miriam Pirazzini, Agnese Dubbini, Giacinto Prandelli e Piero De Palma, diretta da Gianandrea Gavazzeni, e nel 1954 al Teatro alla Scala di Milano, con Memo Benassi, Cloe Elmo, Giuseppe Nessi, Prandelli, Gino Del Signore, Mario Carlin ed Enrico Campi, diretta da Gavazzeni.


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Nel 1956 la Bergman ricevette dagli Stati Uniti una favolosa offerta da parte della Fox, per il ruolo di protagonista in una pellicola ad alto budget sulla superstite dell’eccidio della famiglia dello zar di Russia. Con questo ruolo, nel film Anastasia (1956), la Bergman fece il suo ritorno trionfale a Hollywood dopo lo scandalo, vincendo l’Oscar come “migliore attrice” per la seconda volta. Non potendo presenziare di persona alla cerimonia, una parte della stampa non aveva ancora dimenticato lo scandalo italiano, la statuetta venne ritirata dal suo grande amico Cary Grant.

La fine del rapporto con Rossellini

L’unione con Rossellini era ormai in crisi: il regista partì alla volta dell’India per realizzare un documentario e ne tornò dopo qualche tempo con una nuova compagna, Sonali das Gupta. Ingrid intanto riprese a interpretare successi come Indiscreto e La locanda della sesta felicità, entrambi usciti nel 1958, e conobbe un impresario teatrale svedese, Lars Schmidt, che diventerà il suo terzo marito nel dicembre 1958. Grazie a lui, proprietario di una piccola isola proprio di fronte alla cittadina di Fjällbacka, l’attrice tornò regolarmente in Svezia per passare le vacanze estive portando i figli della famiglia allargata.


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Ingrid bergman con Roberto Rossellini e i figli.

Nonostante il gbrande successo e il perdono concesso dagli americani, Ingrid volle restare vicino ai figli e si stabilì prima a Parigi e poi a Londra. Negli anni sessanta continuò ad alternare interpretazioni in film americani ed europei, ma nello stesso tempo recitò anche in teatro e alla televisione, salvo un intervallo di circa un paio di anni in cui si dedicò completamente alla figlia Isabella che si era sottoposta ad un delicato intervento chirurgico necessario per curare la sua scoliosi e che prevedeva una lunga e dolorosa riabilitazione.

Ultimi anni di carriera

Nel 1962, intervistata dalla giornalista italiana Oriana Fallaci, rivelò di non temere la vecchiaia né tanto meno la morte, l’unica cosa che le premeva è fare le proprie scelte senza paura. Nel 1967 ricevette una proposta dalla Svezia per un film a episodi, Stimulantia, e solo per poter tornare a lavorare con lei il regista Gustaf Molander, con il quale aveva mosso i primi passi e ottenuto i primi successi, uscirà dal suo ritiro. Il film non ebbe un grande successo ma tutti i critici concordarono che l’episodio migliore fosse proprio quello interpretato dalla Bergman e Gunnar Björnstrand, tratto da La collana, una novella di Guy de Maupassant.


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Il suo terzo premio Oscar (il primo come miglior attrice non protagonista) arrivò per il suo ruolo nel film Assassinio sull’Orient Express (1975). I votanti ammirarono soprattutto la sua bravura nella lunghissima scena, senza alcuno stacco, dell’interrogatorio condotto da Poirot, ma a questo proposito lei dichiarò più volte che ne Il peccato di Lady Considine aveva avuto un piano sequenza molto più lungo. Ritirando la terza statuetta, Ingrid dichiarò pubblicamente che, secondo la sua opinione, l’Oscar sarebbe dovuto andare all’amica Valentina Cortese, candidata per Effetto notte di François Truffaut.

La grande sfida svedese e la malattia

Nel 1978 ricevette dalla sua madrepatria la proposta di lavorare assieme al più prestigioso dei registi svedesi: Ingmar Bergman. Come con Rossellini anni prima, l’attrice aveva fatto presente al regista che avrebbero potuto girare un film assieme, ma dovettero passare alcuni anni perché il sogno diventasse realtà. Ingrid accettò con coraggio una duplice sfida: reduce da un intervento chirurgico e da una pesante chemioterapia per un tumore al seno, decise di calarsi nel difficile ruolo di una madre cinica ed egoista che antepone la sua carriera all’affetto per i figli. Sinfonia d’autunno (1978), per il quale riceverà la sua settima nomination agli Oscar e che costituisce la sua ultima interpretazione per il grande schermo, è considerata una tra le sue migliori prove di recitazione. Sul set i rapporti con il regista non furono facili come entrambi avevano previsto, ma il buonsenso e il rispetto reciproco prevalsero su ogni altra cosa.


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Nel 1980, mentre la malattia si manifestava nuovamente, Ingrid diede alle stampe il suo libro di memorie, scritto assieme ad Alan Burgess: Ingrid BergmanLa mia storia. Nello stesso anno, fu la presentatrice del Lifetime Achievement Award ad Alfred Hitchcock, conferito dall’AFI. Nell’anno successivo recitò per la televisione nel suo ultimo lavoro, una biografia del primo ministro israeliano Golda Meir, per la quale riceverà un premio Emmy postumo nel 1982 come “migliore attrice”.

Morte e celebrazioni postume

Il 29 agosto del 1982, giorno del suo sessantasettesimo compleanno, Ingrid Bergman morì a Londra. Cremata in Svezia, le ceneri vennero sparse insieme a dei fiori sulle acque svedesi; l’urna che le conteneva, si trova al Norra Begravningsplatsen (cimitero settentrionale) di Stoccolma. Per il suo contributo all’industria cinematografica, la Bergman ha una stella nella Hollywood Walk of Fame, all’altezza del numero 6759 di Hollywood Boulevard.


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Poco prima di morire, espresse il desiderio di non disperdere il suo enorme archivio personale e, anni dopo, i figli (grazie anche al regista Martin Scorsese, secondo marito di Isabella e promotore del recupero e restauro delle pellicole) affidarono l’archivio alla Wesleyan University, dove erano già presenti gli archivi di due importanti registi: Frank Capra e Elia Kazan.

Nel 2015, per festeggiare i 100 anni dalla nascita, si sono svolte rassegne e retrospettive in tutto il mondo e per l’occasione la Svensk Filmindustri ha avviato un processo di catalogazione e restauro delle sue pellicole. In molti casi non è stato possibile trovare quelle originali degli anni Trenta, pertanto si è dovuto lavorare sulle copie degli anni successivi.

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